Se 67 è il numero che in materia pensionistica equivale all’età pensionabile attualmente in vigore, e se 20 anni è la carriera minima di contributi per la pensione di vecchiaia, c’è un altro numero celebre nel mondo previdenziale. Parliamo naturalmente di 41. Si tratta dei contributi utili a diverse misure oggi in vigore o a misure che molti lavoratori vorrebbero presto varate dal Governo. Quando si parla di quota 41, ci sono una misura oggi in vigore che si chiama proprio così ed una che molti vorrebbero inserire nel sistema.
“Buongiorno, sono Rodolfo, lavoratore di 61 anni di età che ha 41 anni di contributi versati. Mi spiegate se ci sono possibilità di anticipare la pensione per il sottoscritto?”
In pensione con 41 anni di contributi con la quota 103, ecco come
Chi arriva a 41 anni di contributi già oggi gode di alcune misure che a determinate condizioni e rispettando determinati requisiti, possono essere facilmente sfruttate. Una prima via è quella concessa dalla quota 103. Infatti la misura varata quest’anno, permette di uscire dal lavoro con i seguenti requisiti:
- Almeno 62 anni di età;
- Almeno 41 anni di contributi versati.
La misura però ha delle evidenti limitazioni. Pur essendo una misura libera da vincoli di platea, essendo destinata alla generalità dei lavoratori, la quota 103 ha questi “difetti” congeniti:
- Trattamento che non può essere superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS (2.818,65 euro, cioè 563,73 per 5);
- Misura che scade il 31 dicembre 2023;
- Divieto di cumulo redditi da pensione con redditi da lavoro fino a 67 anni di età (ammesso solo lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro per anno);
- Finestra di 6 mesi per la decorrenza nel pubblico impiego (tranne che nella scuola dove conta l’anno scolastico);
- Finestra di 3 mesi nel settore privato.
La quota 41 per i lavoratori precoci, ecco come funziona
Ma 41 anni di contributi bastano per la pensione anticipata anche per i lavoratori precoci.
- 41 anni di contributi;
- un anno versato prima di aver compiuto 19 anni, anche in discontinuità;
- 35 anni di contributi senza considerare malattia e disoccupazione.
Ecco per chi è la quota 41 per i precoci
Evidente che la quota 41 non presenta limiti anagrafici. L’unico vincolo è la finestra di 3 mesi di attesa per la decorrenza del trattamento. Quindi si può uscire a qualsiasi età rispettando i requisiti prima citati e rientrando in 4 macro categorie. Perché la misura si rivolge a:
- Disoccupati che da 3 mesi almeno hanno completato tutto il periodo coperto da NASPI;
- Invalidi civili al 74% almeno;
- Soggetti che assistono un familiare stretto disabile al 74% almeno, se convivente e da almeno 6 mesi;
- Chi per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni ha svolto un lavoro gravoso.
Nel dettaglio il lavoro gravoso deve essere uno tra le seguenti attività che sono:
- Conciatori di pelli e pellicce;
- Addetti ai servizi di pulizia privi di qualifica;
- Netturbini e soggetti adibiti alla raccolta dei rifiuti;
- Infermieri delle sale operatorie ed ostetriche delle sale parto che lavorano in turni;
- Camionisti;
- Macchinisti dei treni o personale ferroviario viaggiante;
- Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
- Agricoli;
- Siderurgici;
- Marittimi;
- Pescatori;
- Maestre ed educatori di scuola dell’infanzia e asili nido;
- Edili;
- Gruisti;
- Facchini.
La tanto agognata quota 41 per tutti, ecco la pensione che tutti vorrebbero
Se c’è qualcosa di discutibile sulla quota 41 per i precoci, non è tanto il fatto che sia una misura destinata a chi ha iniziato presto a lavorare.
La Lega è il partito che più di ogni altro spinge verso questa misura. A tal punto che quando governava con il Movimento 5 Stelle nel governo Conte uno, pensava alla quota 41 come proseguo della quota 100. Con una misura del genere, senza alcun limite di età, potrebbero lasciare il lavoro quanti semplicemente completano i 41 anni di contributi. Una misura molto onerosa come impatto sui conti pubblici. A tal punto che si dice sia difficile da varare.