Perché mancano i taxi nelle grandi città italiane e quali soluzioni prospetta il governo

Chiamare il taxi è diventato il problema numero uno per i turisti in Italia durante questa estate. Ecco le cause e le possibili soluzioni.
1 anno fa
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Perché mancano i taxi in Italia

Per i giorni 19 e 20 sono stati convocati al Ministero per le Infrastrutture i sindacati rispettivamente dei taxi e degli Ncc (Noleggio con conducente). Matteo Salvini intende fare il punto su uno dei problemi più gravi che si stanno registrando in questa afosa estate italiana. Nelle grandi città si può dover attendere anche un’ora prima che arrivi un tassista. Lo stupore tra i turisti stranieri cresce di giorno in giorno e non è una buona immagine per il sistema Italia. Secondo le sigle sindacali, i ritardi sono generati dalla cattiva gestione del traffico urbano.

La spiegazione fornita non è in sé errata, bensì parziale. I taxi hanno poche corsie preferenziali, per il resto a Roma come a Milano restano imbottigliati nel traffico tra una colonna di auto e l’altra.

Ipotesi doppia guida contro ritardi e disservizi

Il governo Meloni sta studiando una possibile soluzione. Il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, sostiene che i taxi dovrebbero avere la doppia guida per aumentare il numero delle corse e coprire il servizio lungo l’intera giornata. La proposta è questa: un tassista finisce il proprio turno e consegna l’auto a un collega o anche un familiare, in questo secondo caso certamente se in possesso dei requisiti per esercitare la professione. In questo modo, il numero dei taxi resta elevato lungo la giornata.

Questa possibilità è già contenuta nel decreto liberalizzazioni del 2006, quando ministro dello Sviluppo era Pierluigi Bersani. Parliamo della famosa “lenzuolata”. Ma ha un limite: esso assegna tale possibilità in capo ai sindaci e non obbliga i taxi ad accettarla. Salvini vorrebbe “persuadere” la categoria, facendo notare forse che, in assenza di soluzioni, crescerebbe la richiesta di liberalizzare il servizio. E qua arriviamo al cuore del problema. Fare il tassista in Italia è un privilegio di casta. I Comuni emettono le licenze, il cui numero resta fisso con l’aumentare della domanda.

Di conseguenza, le tariffe lievitano insieme ai ritardi.

Confronto con capitali europee

I sindaci hanno le mani legate. In teoria, potrebbero rilasciare un maggior numero di licenze per accrescere l’offerta. Tuttavia, subiscono fortissime pressioni dalla categoria. Prova ne sono gli scioperi selvaggi indetti con successo a ogni occasione in cui si è prospettata una minima apertura del mercato. Ufficialmente, i sindacati respingono l’ipotesi di liberalizzare il servizio o anche solo di potenziarlo. Sostengono che, finita l’alta stagione, i taxi finirebbero per essere troppi. Come se non fosse possibile prevedere soluzioni anche solo per i picchi stagionali.

D’altra parte, che i taxi in Italia siano pochi non è del tutto vero. Bisogna vedere con chi si effettua il confronto. A Londra, metropoli da 9 milioni di abitanti, quelli ufficiali sono 91.000. In pratica, ve n’è uno ogni quasi 100 abitanti. A Roma, dove vivono 2,9 milioni di abitanti, i taxi sono 7.672, cioè 1 ogni 380 abitanti. A Milano, 4.855 licenze per coprire una popolazione di 1,4 milioni di persone: 1 taxi ogni 290 abitanti. Ma a Berlino ci sono solo 7.500 taxi per 3,65 milioni di abitanti. A Parigi ne troviamo, invece, ben 20.000 per 2,2 milioni di abitanti. Infine, 15.000 taxi a Madrid per 3,2 milioni di abitanti.

La verità è che un confronto va posto anche con riguardo alle presenze turistiche. Non c’è dubbio che Roma sia una città più visitata di Berlino. A Londra, poi, l’elevato numero di taxi sarebbe dovuto al traffico business. Parliamo della metropoli che ospita la City, principale borsa mondiale. Ed è più difficile che un finanziere si sposti in tram o con la metro.

Poche licenze per taxi, governo tentenna

Il centro-destra non ha mai sostenuto le liberalizzazioni dei taxi. Ha abbracciato il corporativismo di certe organizzazioni senza se e senza ma. Lo notiamo anche sugli stabilimenti balneari.

Non aspettiamoci un approccio del governo che vada nella direzione di aprire il servizio al mercato, dunque. Salvini, in particolare, ha sempre cavalcato le proteste dei tassisti, anche quando erano contrarie al buon senso e specchio di interessi indifendibili. Ciò che non potranno le leggi, però, farà proprio il mercato. Già oggi l’Ncc e app come Uber sottraggono fette di fatturato e profitti ai taxi, la cui ottusità sta diventando un boomerang per l’immagine della categoria.

Ottusità, però, che non fa bene neanche all’immagine del turismo italiano. Stiamo beneficiando di un boom di presenze che consente alla nostra economia di crescere dopo il Covid. Ma i disservizi fanno rumore sui social e sulla stampa all’estero. Non che siano assenti altrove, ma che per andare da una stazione o dall’aeroporto in centro città si debba attendere anche un’ora sotto 40 gradi, non accresce l’appeal dello Stivale. Senza un maggior numero di licenze, i taxi diverranno sempre più carenti nei prossimi anni con l’aumentare dei turisti. E ciò porrebbe un freno al boom in corso.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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