Novità a sorpresa dalla Banca del Giappone, che al termine della sua riunione sulla politica monetaria ha annunciato a sorpresa “maggiore flessibilità” nel controllo della curva dei bond. Il margine di tolleranza per il rendimento decennale resta fissato allo 0,50% attorno allo zero, ma tramite operazioni a tasso fisso l’istituto offrirà titoli di stato a 10 anni con rendimento fino all’1%. Nei fatti, significa che tollererà un rendimento doppio rispetto a quello attuale. Per il resto non ci sono state novità.
Tornando ai bond del Giappone, la reazione è stata immediata. Il decennale si è portato a un rendimento massimo dello 0,5750%, il valore più alto assunto sin dal settembre del 2014. In effetti, l’annuncio di Tokyo ha scatenato le vendite dei titoli di stato nipponici. Accettando nei fatti un rendimento decennale più alto, è come se la Banca del Giappone abbia manifestato l’intenzione di tollerare prezzi più bassi.
Yen più forte contro dollaro
Il governatore Kazuo Ueda è in carica sin da aprile e succede a Haruhiko Kuroda dopo dieci anni di mandato. Ad oggi non ha segnalato la volontà di cambiare impostazione monetaria. Tuttavia, questo sarebbe il primissimo segnale che va in altra direzione. Nel dicembre dello scorso anno, Kuroda raddoppiò il margine di tolleranza per i rendimenti decennali da +/-0,25% a +/-0,50%. Fu un modo per difendere il cambio, travolto dai bassissimi rendimenti sovrani domestici e a loro volta conseguenza del controllo della curva sin dal settembre del 2016.
A seguito della notizia, lo yen è rimasto sotto il tasso di cambio di 140 contro il dollaro. Nelle ultime sedute è tornato a rafforzarsi, specie per effetto dell’indebolimento del dollaro con la fine ormai scontata della stretta monetaria della Federal Reserve.
Bond Giappone, scarso appeal all’estero
L’abbandono tout court del controllo della curva sarebbe una cattiva notizia per l’obbligazionario europeo. Gli investitori nipponici stanno guardando con interesse ai bond di Germania, Francia, Italia, ecc., grazie ai loro rendimenti relativamente elevati. Se i rendimenti in patria fossero messi nelle condizioni di salire, vi riporterebbero i capitali a discapito dell’Eurozona. Ma non è lo scenario di base per i prossimi mesi. La maggiore flessibilità annunciata da Ueda non sarebbe prodromica all’avvio di una vera stretta. Semmai, nel medio periodo è probabile l’uscita dalla lunga era dei tassi negativi, che ormai non ha alcuna giustificazione formale.