Ryanair contro il governo italiano sul decreto anti-profilazione: ecco le ragioni di entrambi

Ryanair insulta il governo italiano sul decreto che vieta la profilazione degli utenti e impone un tetto ai prezzi sui voli verso le isole.
1 anno fa
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Ryanair cola a picco in borsa
Ryanair cola a picco in borsa © Licenza Creative Commons

Se pensavamo che fosse un po’ troppo fuori dalle righe l’ex AD di Ryanair, Micheal O’Leary, attualmente a capo dell’intera holding, non potevamo immaginare che a succedergli sarebbe stato un manager ancora più strampalato. Le dichiarazioni rese mercoledì sera da Eddie Wilson contro il governo italiano, comunque la si pensi sull’oggetto del contendere, sono state un misto di maleducazione e stupidità. In qualsiasi multinazionale normale, un dirigente che si lasciasse andare ad esternazioni di quel tipo verrebbe o licenziato o richiamato con un cartellino giallo dalla governance aziendale.

Ma Ryanair non è mai stata una compagnia normale. O’Leary pubblicizzava così la sua compagnia all’inizio del millennio: “prezzi bassi, ma non chiedeteci nemmeno un fottutissimo caffè”.

Frasi sguaiate dal CEO di Ryanair

Scusate il gergo da osteria, ma serviva a rendere più chiaro il quadro che abbiamo davanti. Nello specifico, Wilson ha attaccato a testa bassa il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo averlo incontrato per discutere sul recente decreto che vieta la profilazione degli utenti da parte delle compagnie aeree e che impone un tetto ai prezzi per i voli diretti e verso le isole maggiori. Wilson ha sostenuto, anzitutto, che tale profilazione non esisterebbe; che il governo avrebbe adottato un approccio “populista” e filo-sovietico per tentare di risolvere un problema; che Urso è consigliato da persone che non capiscono nulla di trasporto aereo ed economia; infine, che Ryanair non ha mai fatto cartello con nessuno. Ha altresì definito “spazzatura” le dichiarazioni del governatore siciliano Renato Schifani in merito a tali presunti abusi.

La questione è la seguente: quest’estate per un volo da città come Milano e Catania o verso Palermo, Cagliari e Olbia i passeggeri sono arrivati a spendere fino a 1.000 euro. Schifani aveva rilevato che sarebbe stato più economico prendere un volo intercontinentale, anziché l’aereo tra Lombardia o Lazio verso Sicilia e Sardegna.

Il tema della continuità territoriale è sentitissimo. In primis, tariffe così salate disincentivano i flussi turistici e, secondariamente, nelle isole maggiori a fare avanti e indietro con l’aereo sono tanti cittadini che si sono trasferiti al Nord per lavorare.

Sospetta profilazione utenti

Secondo il governo, le compagnie avrebbero fatto cartello. E’ tutto da dimostrare, ma le tariffe parlano chiaro. E c’è un’accusa ancora più sottile: userebbero i dati web degli utenti per profilarli e applicare prezzi quanto più alti possibili. Ad esempio, se un volo Milano-Catania lo cerca un utente da iPhone, il costo sarebbe 100, mentre se lo cerca un altro utente da PC sarebbe 70. In pratica, alcuni elementi contribuirebbero alla fissazione dei prezzi e che risulterebbero del tutto estranei ad una logica di mercato concorrenziale. Non esiste certezza neppure sull’esistenza di tale profilazione su internet, ma se avesse ragione Wilson (“questi al governo hanno visto troppi film su Netflix”), quale sarebbe il problema? Il decreto vieterebbe un comportamento che non esiste. Saremmo tutti a posto.

Lo stesso decreto fissa al 200% del prezzo medio praticato nell’anno il massimo che le compagnie potrebbero applicare alle tariffe sui voli verso le isole maggiori nelle fasi di alta stagione. Discutibile, intendiamoci. Ryanair, al di là del fatto di essere rappresentata indegnamente da manager scurrili, ha alcune ragioni. Il suo ingresso sul mercato dei cieli europei ha contribuito nettamente ad accrescere la concorrenza ed abbassare le tariffe. Se fossimo rimasti ai livelli degli anni Novanta, ancora prendere l’aereo sarebbe roba più cinematografica che da persone comuni. Le liberalizzazioni nell’Unione Europea hanno consentito a decine e decine di milioni di nuovi passeggeri di volare a costi contenuti. E’ stato il boom del turismo, dei movimenti nazionali e internazionali.

Vero scandalo è ITA

Vi siete mai chiesti perché ogni anno il numero dei turisti nel mondo cresce? A parte l’aumentato benessere, è proprio la possibilità per tutti di volare a rendere possibile ormai ad ogni tasca di spostarsi da una parte all’altra del pianeta anche per pochi giorni. Ryanair ha ragione anche quando sostiene di creare ricchezza laddove fa scalo. In effetti, l’apertura di rotte a favore della low-cost irlandese è considerata determinante per accrescere i flussi turistici. Infine, la compagnia ha un’altra ragione da vendere: perché prendersela con gli altri e non con la ITA? Sebbene non sia più la nostra compagnia di bandiera, nei fatti ad oggi risulta mantenuta a caro prezzo da tutti noi contribuenti. Peccato che applichi tra le tariffe più alte ed eroghi servizi pessimi.

Avete presente l’incendio che dal 16 luglio al 5 agosto scorso ha messo fuori uso il Terminal A dell’aeroporto di Catania? Tanti voli cancellati e passeggeri lasciati a terra e privi di informazioni. ITA è stata tra quelle che peggio hanno gestito la situazione con cancellazioni anche a poche ore prima del volo e non fornendo alcuna assistenza. E i suoi biglietti risultano puntualmente tra i più cari per muoversi da e verso le isole maggiori. Prima di puntare il dito verso vettori come Ryanair, dovremmo pensare all’anomalia di una compagnia statale che si comporta peggio della peggiore compagnia privata. Qual è il senso di mantenere una compagnia del genere? Per fortuna a breve il controllo passerà a Lufthansa.

Ryanair centrale per Italia e viceversa

Detto questo, i manager di Ryanair farebbero bene a frenare la lingua. In primis, perché la loro è una compagnia fortemente sussidiata dagli aeroporti minori per l’apertura delle rotte. Vale per tutti, ma gli irlandesi non giochino la carta fasulla della bontà d’animo. E l’Italia risulta il secondo mercato dopo il Regno Unito per la low-cost con 45,7 milioni di passeggeri trasportati nel 2022.

Questo dato ci segnala che Ryanair ha una quota di mercato del 28% in Italia e che allo stesso tempo l’Italia incide per il 28,5% del totale dei suoi passeggeri trasportati. Entro il 2035, spiegava O’Leary ad inizio anno, Ryanair punta a trasportare 100 milioni di passeggeri in Italia. Già quest’anno si attende di salire a 56 milioni e l’anno prossimo a 62-63 milioni.

Perché l’Italia è così centrale per Ryanair? Gli altri principali mercati continentali hanno tutti una compagnia low-cost alternativa controllata dalla compagnia di bandiera: Vueling è di Iberia, Eurowings di Lufthansa e Transavia di Air France-Klm. Per quanto Wilson faccia lo spocchioso, se l’Italia per paradosso gli chiudesse i cieli, non avrebbe vita facile per rimpiazzare i minori passeggeri trasportati. Altrove si troverebbe mercati molto più difficili da penetrare, tant’è che ad oggi gli irlandesi si sono concentrati proprio sul Bel Paese in assenza di vettori low-cost in possesso della compagnia di bandiera. Anzi, da noi manca persino quest’ultima.

In definitiva, occhio a dare forte credito alla propaganda di ciascuna parte. Il governo dovrebbe affrontare più in generale il tema della concorrenza e non affidarsi a mezzucci per risolvere i problemi su questo e quel mercato. Ryanair dovrebbe tappare la bocca ai suoi dirigenti, perché senza l’Italia rischierebbe il suo primato nei cieli europei.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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