Nell’ambito lavorativo pubblico, almeno in teoria, l’accesso alla pensione dovrebbe essere meno problematico. Sia da un punto di vista contributivo che anagrafico. Questo perché i meccanismi sono definiti sulla base di precise contrattazioni collettive. Questo, chiaramente, vale anche per il settore scolastico. Tanto per gli insegnanti quanto per il resto del personale, incluso quello rientrante sotto la categoria del personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario, meglio noto con la sigla ATA. Si riferisce a quella parte di dipendenti che, pur operando nel contesto scolastico, non fanno parte del corpo docenti.
Si tratta, in pratica, di tutto il personale che opera nell’ambito della segreteria amministrativa, del supporto legato agli aspetti tecnico-manutentivi e, naturalmente, di coloro identificati sotto la dicitura di “bidelli”. Ossia, tutti i dipendenti inquadrati nell’ambito di custodia e pulizia degli ambienti scolastici, dagli androni ai corridoi e alle aule, oltre che agli eventuali padiglioni. E, anche costoro, sono inquadrati a tutti gli effetti come dipendenti pubblici, per i quali valgono le medesime regole previste dal sistema previdenziale.
Rispetto a quanto avviene per altre categorie (come per la pensione degli insegnanti), però, per i bidelli il calcolo pensionistico poggia su basi che variano a seconda di alcuni fattori che, da un dipendente all’altro, possono modificarsi. Ad esempio, l’età di accesso al trattamento potrebbe non essere la medesima per tutti, così come il montante contributivo necessario per il calcolo. E persino la tipologia di pensione potrebbe essere differente. Il presupposto di base resta comunque lo stesso: il bilanciamento tra età anagrafica e contribuzione versata durante gli anni di servizio prestati presso il Ministero competente. Per questo, il primo elemento di variazione è proprio quello legato alla contribuzione versata, variabile in base a determinate condizioni lavorative.
Bidelli e pensione: quando e perché le condizioni previdenziali possono variare
In primo luogo, per i bidelli è previsto un trattamento previdenziale legato all’anzianità anagrafica.
Chiaramente, il mutare delle condizioni è proporzionale alla storia lavorativa del dipendente. Ad esempio, per chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni versando perlomeno 12 mesi di contributi, basteranno 41 anni per beneficiare degli effetti della cosiddetta Quota 41 per i precoci. In questo caso, il requisito anagrafico verrebbe del tutto meno.
Variabili sistema di calcolo
Sono comunque anche altre le variabili che incidono sul sistema di calcolo. Per i bidelli, infatti, l’età anagrafica rappresenta il primo step per la definizione del trattamento. Chiaramente, anche il montante contributivo influirà sulla determinazione della pensione, così come la tipologia di contratto stipulato con la scuola. Senza contare le ulteriori influenze potenziali, come i periodi di disoccupazione eventualmente attraversati, in base ai quali sarà possibile definire i tempi di accesso al trattamento in modo egualmente preciso. A questo proposito, per il calcolo sarà necessario anche definire la tipologia da utilizzare.
Per esempio, se il bidello avesse iniziato a lavorare in data successiva al 31 dicembre 1995, vigerà il sistema contributivo. Per chi, a quella data, avesse invece maturato almeno 18 anni di contributi, applicherà il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011. Infine, per coloro che lavoravano senza aver raggiunto quota 18 anni di contribuzione al 31/12/1995, vigerà il sistema misto.
Riassumendo…
- Il personale ATA può accedere alla pensione al pari degli altri dipendenti pubblici ma secondo modalità differenti tra un lavoratore e l’altro;
- per i bidelli sono determinati i fattori dell’età anagrafica, del montante contributivo e del sistema di calcolo;
- anche il personale ATA può beneficiare degli strumenti di anticipo.