Ci sono lavoratori che possono uscire dal lavoro più facilmente del passato con 41 anni di contributi versati. Le pensioni con questo genere di carriera contributiva infatti sono possibili grazie a due misure previdenziali. Una è la quota 103, l’altra invece è la quota 41 per i precoci. Quest’ultima misura è già certo essere disponibile anche nel 2024 perché fin dal suo varo nel 2017 la misura è stata confermata fino al 2026. La quota 103 invece scade il 31 dicembre prossimo, ma il Governo sembra seriamente intenzionato a concedere un anno di proroga.
Oggi però parliamo di queste due misure che consentono l’uscita con 41 anni di contributi versati collegandole alla Naspi, cioè all’indennità per disoccupati INPS. In pratica, può capitare che un lavoratore si possa trovare di fronte alla possibilità di scegliere se sfruttare le misure di pensionamento anticipato prima citate, oppure attendere due anni di disoccupazione per poter arrivare alla carriera utile per le pensioni anticipate ordinarie.
Pensioni subito o prima la Naspi? Ecco come scegliere e chi può valutare la convenienza
“Buonasera, sono Ernesto e volevo da voi un consiglio su cosa devo fare adesso dal momento che a ottobre 2023 completo 41 anni di contributi versati. Ho compiuto a luglio 65 anni di età e quindi sono nelle condizioni ideali per sfruttare la quota 103 dal momento che ho superato i 62 anni di età e presto coprirò i 41 anni di contributi necessari. Tra l’altro, il mio datore di lavoro sta per chiudere l’attività a dicembre. Pertanto mi troverò praticamente senza lavoro anche se grazie alla quota 103 potrò finalmente andare in pensione. Mi chiedevo però dal momento che l’attività lavorativa che ho svolto negli ultimi vent’anni in maniera continuativa si interrompe, potrei avere diritto anche alla Naspi.
Il quesito del nostro lettore è molto comune a tanti lavoratori che possono davvero scegliere se passare prima da un ammortizzatore sociale o da una prestazione assistenziale, o andare subito in quiescenza. Ma è un quesito a cui possiamo rispondere solo per grandi linee, perché tanto cambia, sulla convenienza a scegliere una delle due vie, da lavoratore a lavoratore.
Naspi prima delle pensione, perché è possibile
La pensione è una cosa la Naspi e un’altra. Questa è la base di partenza del ragionamento che ci accingiamo a fare per rispondere al quesito del nostro lettore. E soprattutto ai dubbi che adesso gli sono venuti sul da farsi visto che si trova di fronte ad un autentico bivio della sua vita. La Naspi in genere è sempre inferiore alla pensione soprattutto se pensiamo al meccanismo dell’indennità per disoccupati INPS.
Infatti come importo la Naspi si riduce dopo i primi mesi di fruizione del 3% al mese. E fino a ridursi di circa la metà alla fine dei 24 mesi di fruizione dell’indennità. La Naspi viene erogata per massimo 24 mesi o nello specifico, per la metà delle settimane lavorative svolte nei quattro anni che precedono la perdita del posto di lavoro. Inoltre, la Naspi come importo è pari al 75% dello stipendio medio percepito dal lavoratore in questi ultimi 4 anni, e va considerato lo stipendio lordo utile ai fini previdenziali e assicurativi.
I contributi della Naspi, nel sistema contributivo sono validi a tutti gli effetti
Nel sistema contributivo le pensioni sono calcolate in misura proporzionale agli importi dei contributi previdenziali versati durante gli anni di carriera. Naturalmente chi raggiunge 41 anni di contributi versati utili per la quota 103 o per la quota 41 precoci, deve fare i conti con il calcolo misto della prestazione.
Disoccupazione INPS anche con i contributi figurativi
In pratica l’INPS oltre a versare la relativa indennità per disoccupati mese per mese copre anche i contributi previdenziali, anche se figurativi. E sono contributi validi sia per la misura che per il diritto a un trattamento pensionistico. Chi come il nostro lettore si trova a 65 anni di età, quindi, può anche scegliere la via di rimandare la pensione per poterla sfruttare semmai due anni dopo cioè al termine della Naspi. Finendo così con l’arrivare a 43 anni di contributi versati e non solo a 41 come quota 103 prevede.
I calcoli alla convenienza della quota 103 rispetto alla Naspi sono variabili
Quando si fanno i calcoli sulla convenienza delle pensioni e soprattutto sulla convenienza di tutte le misure sia previdenziali che assistenziali dell’INPS, compresi anche gli ammortizzatori sociali, da caso a caso cambia tutto. E sono da considerare tutte le sfaccettature di tutte le misure. Quota 103 ha una importante limitazione di importo della prestazione dal momento che non può essere superiore a cinque volte il trattamento minimo. Inoltre durante il periodo di fruizione della quota 103 il diretto interessato non può svolgere alcuna attività di lavoro. Perché non può cumulare i redditi della pensione con i redditi da lavoro, a esclusione di quelli del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.
La verifica della convenienza tra riduzioni Naspi e contribuzione figurativa
La Naspi come dicevamo si riduce del 3% al mese dopo i primi mesi di fruizione. E questo significa che al termine dei 24 mesi di indennità si prende circa la metà di quando si prende nei primi mesi.