MoIl problema degli abusi edilizi ha una connotazione cronica sul territorio del nostro Paese. Una questione che, negli anni, ha coinvolto diversi piani di lettura, da quello strutturale fino ad arrivare persino a quello geologico.
Eppure, come tutte le irregolarità, anche l’abuso edilizio è inquadrato a norma di Legge. O meglio, lo sono le sanzioni previste nel caso tali aspetti vengano evidenziati nell’ambito di una verifica sulla regolarità edilizia di una costruzione. Come tutti gli illeciti, tuttavia, persino gli abusi edilizi possono cadere in prescrizione al termine di un determinato periodo di tempo, generando inevitabilmente degli effetti specifici sul sistema urbanistico ed edilizio in generale.
Va detto, infatti, che in molti casi viene considerata come abuso edilizio una proprietà sorta senza apposite concessioni ma su terreni potenzialmente edificabili. Un modus operandi che ha interessato in larga parte le periferie delle grandi città, dove le zone limitrofe si sono trasformate, negli anni, in agglomerati urbani a tutti gli effetti. In alcune circostanze in veri e propri quartieri, formati perlopiù da abitazioni familiari.
Un problema al quale, negli ultimi decenni del secolo scorso, si è cercato di ovviare disponendo una serie di sanatorie che, di fatto, hanno permesso ad alcuni edifici di ottenere una regolarizzazione attraverso il pagamento delle perizie volte ad accertare l’ottemperanza dei criteri di costruzione e a sanare, per l’appunto, le precedenti irregolarità. Una procedura che, ormai da tempo, è diventata desueta per quel che riguarda grandi aree urbane. Tuttavia, il Governo sarebbe al lavoro per concedere, secondo una logica di verifica accurata, nuovi condoni per evitare demolizioni laddove non necessarie. Un ragionamento che, nondimeno, prevede uno sguardo sui terreni di costruzione, al fine di scongiurare qualsiasi rischio di tipo idrogeologico.
Abusi edilizi, quali si prescrivono nel 2023 e perché
È chiaro che un’eventuale sanatoria debba tener conto di numerosi fattori.
La Legge stabilisce che il termine di prescrizione, in ogni caso, decorre a partire dal termine di realizzazione dell’opera viziata da abuso. Qualora il provvedimento interruttivo avesse seguito, la prescrizione andrà a decorrere dall’esecuzione dello stesso o, in caso, dalla sentenza di primo grado.
Cosa succede dopo una prescrizione
Ipotizzando il compimento dell’iter di un provvedimento interruttivo e la scadenza dei termini di prescrizione, gli abusi edilizi ai quali si fa riferimento non saranno sanati automaticamente. Questo perché i vizi procedurali e/o strutturali resterebbero sul piano amministrativo. Anche se sarà ormai scongiurato quello penale (l’unico piano per il quale vale la prescrizione). Il Comune competente potrebbe quindi procedere a irrogare la sanzione della demolizione dell’opera a prescindere dall’esito del processo prescrittivo.
In sostanza, non cambierebbe nulla in merito alla natura dell’abuso stesso: l’illecito amministrativo resterebbe al suo posto anche con la decadenza dell’aspetto penale. L’amministrazione potrebbe quindi procedere con una sanzione pecuniaria, basata sul valore dell’abuso edilizio o sull’eventuale incremento del valore dell’edificio, oppure con l’acquisizione dello stesso al patrimonio comunale.
Riassumendo…
- La prescrizione degli abusi edilizi avviene in quattro anni o cinque, in caso di provvedimenti interruttivi;
- una volta prescritto, l’abuso resterebbe sul fronte amministrativo. Il Comune potrà quindi procedere a sanzioni pecuniarie o all’acquisizione del bene al patrimonio comunale.