La cessione del credito potrebbe avere un costo diverso a secondo dell’impiego che ne farà la banca che ha accettato la cessione; infatti, possono esserci due distinte situazioni: la banca acquista il credito dal privato o dall’impresa nei limiti della propria capienza fiscale per pagare allo Stato le imposte e i contributi per i quali è debitrice; la banca, anche oltre i limiti della propria capienza fiscale, accetta il credito per poi cederlo ai proprio correntisti.
A seconda della finalità con la quale la banca agisce, il cliente potrebbe trovarsi a pagare un costo maggiore o minore per la cessione del credito.
Tale criticità è stata evidenziata dalla Banca D’Italia con la circolare n° 285/2023 sul rischio di credito.
La cessione del credito. Un cenno
In alternativa alla detrazione diretta in dichiarazione, da 4 a 10 quote annuali di pari importo, fino a poco tempo fa i bonus edilizi potevano essere oggetto di cessione o sconto in fattura. Con la cessione del credito chi ristruttura casa anticipa le spese per poi cedere ad altri soggetti comprese banche e assicurazioni un credito pari alla detrazione spettante a monte; con lo sconto in fattura invece l’impresa che esegue i lavori emette fattura con richiamo allo sconto e incassa parte o tutto il totale sotto forma di credito d’imposta. Anche in questo caso il credito che spetta all’impresa è pari alla detrazione che sarebbe stata riconosciuta a monte al possessore dell’immobile ristrutturato.
Nel complesso, i titolari dei crediti possono utilizzarli in compensazione di imposte e contributi. Oppure possono cederli (in tutto o in parte) a terzi. Gli acquirenti a loro volta potranno utilizzarli in compensazione. Secondo le medesime regole previste per il primo avente diritto al credito. Oppure cederli nuovamente.
La quota annuale in eccesso rispetto alle imposte o ai contributi dovuti in quello specifico anno non può essere rimandata all’anno successivo.
Cessione del credito con obbligo di accantonamento il prezzo sale
In premessa abbiamo accennato al fatto che il costo della cessione che dovrà pagare chi cede il credito alle banche può essere diverso. Ciò a seconda se la banca rileva il credito per farne un utilizzo diretto e pagare le imposte e i contributi dovuti allo Stato. Oppure per cederlo ai propri correntisti. Imprese e professionisti.
Nella circolare 285, la Banca D’Italia ha messo in guardia le banche su come agire per limitare rischi operativi legati ad eventuali irregolarità del credito acquisito. O comunque ad acquisizioni del credito oltre la propria capienza fiscale.
Laddove la banca acquisti crediti nei limiti della propria capienza fiscale attuale e prospettica:
le esposizioni rivenienti dall’acquisto di crediti d’imposta sono assimilabili alle esposizioni verso “Amministrazioni centrali e banche centrali”. Nell’ambito del metodo standardizzato, le banche applicano a queste esposizioni un fattore di ponderazione per il rischio dello 0%.
Dunque in tali casi, considerato che la banca sa già come utilizzare il credito rilevato, i rischi dell’operazione sono limitati. E non sono richieste particolari accortezze alla banca. Nei fatti ciò potrebbe incidere in positivo sul costo della cessione applicato dall’istituto bancario al cliente che cede il credito.
I costi potrebbero invece lievitare laddove la banca acquisti il credito con l’intento di cederlo ai propri correntisti che ne fanno richiesta.
I rischi della banca
In questi casi, soprattutto se si tratta di crediti acquistato oltre la propria capienza fiscale attuale e prospettica, la banca deve tenere conto dei rischi a cui va incontro. Ciò potrebbe comportare maggiori accantonamenti in bilancio a copertura di possibili eventi negativi.
Rischi che secondo la Banca d’Italia devono essere considerati nell’ambito del processo interno di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessement Process).
Tale valutazione include, quanto meno, un’analisi dei seguenti profili: possibilità che il credito di imposta non sia riconosciuto come valido a fini di compensazione; efficacia dei contratti di rivendita a controparti terze (se presenti) per mitigare il rischio di negoziazione connesso alla gestione attiva dei crediti di imposta; eventuale sequestro di crediti di imposta da parte delle autorità competenti; eventuali perdite già realizzate.
Nel complesso tutte queste variabili potrebbero far lievitare il costo della cessione in capo al contribuente o all’impresa.
Riassumendo…
- A seconda dell’utilizzo del credito da parte della banca il costo della cessione potrebbe essere più alto o più basso;
- se la banca acquista nei limiti della propria capienza fiscale per utilizzare il credito in compensazione il costo potrebbe essere più basso;
- se invece acquista oltre la propria capienza con l’intento di cedere il credito ai propri correntisti, il costo potrebbe aumentare a causa dei maggiori rischi a cui va incontro.