104, come dimostrare l’assistenza continua se non si vive con il disabile

Nell'ambito della Legge 104, l'assistenza continuata costituisce un requisito anche per i caregiver non residenti nello stesso domicilio del disabile.
1 anno fa
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Legge 104 assistenza continuativa
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La Legge 104 garantisce diritti tanto a coloro che versano in condizioni di disabilità, quanto alle persone che prestano loro assistenza. Nella maggior parte dei casi si tratta di familiari, per i quali si manifesta la necessità di conciliare tali prestazioni con quelle lavorative.

Agevolazioni che, come ovvio, variano a seconda della connotazione di gravità del disabile e, nella fattispecie, del grado di assistenza richiesto. In questo senso, la normativa distingue tra le condizioni di continuità assistenziale e le prestazioni che, invece, richiedono interventi più diradati.

Questo perché il disabile, nonostante la percentuale di invalidità riconosciuta, non necessita di un’assistenza tale da sopperire a una totale incapacità di assolvere alle mansioni quotidiane. In sostanza, la Legge 104 concede agevolazioni commisurate alla patologia patita dal disabile e ai risvolti che questa impone nell’ambito della vita di tutti i giorni. Ecco perché il bilanciamento tra assistenza e lavoro, per i cosiddetti caregiver, passa in primis dalla condizione dell’assistito.

La Legge stabilisce chiaramente i campi di intervento relativi ai benefici, sia per i disabili che per i loro familiari. Per questi ultimi, le principali agevolazioni riguardano il piano lavorativo, dai permessi retribuiti ai congedi parentali. Inoltre, la normativa disciplina sostegni economici, tra sconti sull’acquisto di libri (qualora si parli di disabili in età scolastica o universitaria) e semplificazioni sulle procedure di adeguamento della vita quotidiana, come abbattimento delle barriere architettoniche e facilitazioni sull’acquisto o l’aggiornamento dei veicoli. Presente, per l’auto, anche l’Iva agevolata al 4%.

Naturalmente, tali agevolazioni richiedono la presenza di condizioni particolari, verificabili assieme alla patologia del beneficiario della 104. Anche l’assistenza continuativa può essere considerata una forma di agevolazione.

Legge 104 e assistenza continuativa: cosa prevede la normativa sul diverso domicilio

Qualora la commissione medica riconoscesse un handicap di tipo grave al richiedente, la Legge 104 andrà a riconoscere agevolazioni in ambito familiare, anche per chi svolge assistenza, più o meno continuativa.

Tra queste, la riduzione dell’orario di lavoro e la possibilità, nel caso in cui l’azienda lo consentisse, di scegliere la sede di lavoro più vicina al domicilio. Nello specifico, tre giorni di permesso mensile retribuito, per quel che riguarda le assenza giustificate dal lavoro.

Tale possibilità, chiaramente, è rivolta anche al disabile stesso, qualora lo stato di gravità gli consentisse di svolgere un’attività lavorativa. Un caso a parte riguarda coloro che, pur svolgendo mansioni assistenziali in modo continuativo a un proprio parente, non condividono con lui lo stesso domicilio.

La Legge 104, per tali casi, prevede prerogative particolari. Nello specifico, il familiare non convivente dovrà prestare la propria assistenza in forma esclusiva. Non dovrà quindi essere presente un’altra persona, magari convivente, che presti di per sé l’assistenza necessaria al disabile. Inoltre, tali prestazioni dovranno risultare come continue, ossia durature e costanti nel tempo. Solo nel caso in cui tali requisiti fossero rispettati al caregiver sarà concesso di usufruire delle medesime agevolazioni previste per i conviventi.

La continuità, a ogni modo, non prevede il dispendio dell’intera giornata presso il domicilio del disabile, ma assicurare le cure necessarie e la presenza di una persona che garantisca lo stato di non abbandono dell’assistito. Nei giorni di permesso, inoltre, l’assistenza non dovrà necessariamente coincidere con l’orario di lavoro.

Riassumendo

  • La Legge 104 prevede la possibilità di beneficiare delle agevolazioni lavorative anche ai caregiver non conviventi;
  • per costoro, è necessario che l’assistenza sia svolta in forma esclusiva e continuata, ossia non occasionale;
  • nei giorni di permesso, l’assistenza non dovrà necessariamente coincidere con l’orario di lavoro.

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