Incontri tra governo e sindacati, proposte, ipotesi e indiscrezioni. Sono le cose che in questi giorni accompagnano le pensioni in Italia e soprattutto che parlano di riforma delle pensioni. Tra carenze di coperture finanziarie e vincoli di bilancio, la manovra finanziaria del governo non dovrebbe stravolgere il sistema previdenziale che resterà ancorato alla riforma Fornero, con qualche scorciatoia. In tutta questa situazione di stallo e di attesa, lo stato d’animo dei lavoratori è diviso tra la delusione per le cose che non si faranno subito, e la speranza che qualcosa cambi nei prossimi anni.
“Salve, sono Marco e sono un lavoratore dipendente nato nel 1964. Compio 60 anni di età il 20 gennaio 2024 e volevo capire quando potrò andare in pensione. Ho 37 anni di contributi versati già oggi e credo manche l’anno del servizio militare che devo riscattare.”
Quando andranno in pensione i nati nel 1964 e con quali misure
Sulle pensioni non ci sono ancora certezze nemmeno per i nati nel 1962, che compiendo 62 anni di età nel 2024, dovrebbero avere la possibilità di andare in pensione con la quota 103. Infatti la misura non è ancora confermata ufficialmente e quindi non si può ancora dare questa certezza ai lavoratori. Figuriamoci se si può dire a chi è nato nel 1964 come il nostro lettore, quando potrà andare in pensione. Oggi le certezze sono sostanzialmente sempre le solite. Parliamo della pensione di vecchiaia ordinaria e di quella anticipata. Le due misure anche nel 2024 avranno i medesimi requisiti odierni. E probabilmente sarà così fino al 2026.
Quando l’inasprimento dei requisiti?
Il nostro lettore quindi, per età, dovrà probabilmente fare i conti con un incremento rispetto ai 67 anni di età di oggi. La sua pensione di vecchiaia dovrebbe arrivare nel 2031, anno di compimento dei 67 anni di età. Ma probabilmente serviranno mesi aggiuntivi, perché per il biennio 2027-2028 si ipotizza un inasprimento di 2 mesi dell’età pensionamenti e così biennio dopo biennio.
Che scenari per le pensioni future?
Le pensioni anticipate ordinarie sono le misure distaccate dai limiti anagrafici che spettano a coloro che arrivano a completare 42,10 anni di contributi (le donne 41,10). Anche in questo caso, requisiti congelati fino al 2026. In questo caso il nostro lettore che ha 37 anni di contributi, potrebbe puntare alla pensione nel 2028 o al massimo nel 2029, ma deve continuare a lavorare per passare dai 37/38 anni di contributi di oggi, ai 42,10 che servirebbero (anche se pure le pensioni anticipate nel 2027 dovrebbero avere uno scatto dei requisiti). Ma la speranza che qualcosa cambi nel sistema non è campata in aria. Infatti il governo dovrebbe mettere mano alla riforma delle pensioni entro la fine della legislatura e quindi entro il 2026. Significa che non mancano le speranza che qualche nuova misura venga introdotta, favorendo le uscite anche a chi, come il nostro lettore, oggi si offre poco.
Una vera riforma servirebbe a molti lavoratori oggi bloccati dalla legge Fornero
Già una quota 103 strutturale, che consenta la pensione a tutti a 62 anni di età con 41 anni di contributi potrebbe tornare utile a chi si trova con 39 anni di contributi già versati e magari a 60 anni di età. In questo caso al posto di lavorare circa 4 anni per le anticipate ordinarie, si potrebbe dover lavorare solo per altri due anni. Meglio ancora se venisse varata la quota 41 per tutti. In questo caso nessun limite anagrafico e pensione una volta completati i 41 anni di versamenti. Il nostro lettore in questo caso potrebbe uscire nel 2026. Stesso discorso se venisse introdotta una misura flessibile a partire dai 62 anni di età.