Brutte notizie per chi sperava anche nei prossimi anni di trascorrere almeno parte della propria vecchiaia al sole e pagando poche tasse. Il Portogallo ha posto fine alle esenzioni fiscali concesse ai pensionati stranieri. Il governo del premier socialista Antonio Costa ha annunciato che, a partire dal 2024, i benefici decadranno per coloro che ne faranno richiesta, pur restando per quanti già ne usufruiscano. Era il 2012 quando Lisbona versava in piena crisi del debito sovrano e s’inventò una misura per risollevare le sorti della sua povera economia.
Stop benefici fiscali per pensionati stranieri
Dal 2021, i benefici sono stati parzialmente rivisti. Anziché l’esenzione totale, il pagamento di un’aliquota del 10%. Questa norma ha attirato in Portogallo circa 10.000 pensionati stranieri, tra cui principalmente britannici, italiani e francesi. La regione più gettonata è stata in questi anni Algarve, che si trova a Sud ed è nota per il bel clima, il mare limpido e un’atmosfera tranquilla. La bassa criminalità e le buone prestazioni sanitarie garantite dal settore pubblico hanno persuaso molti cittadini europei a trasferirsi in questo lembo di terra sull’Oceano Atlantico.
Pensionati Portogallo e boom immobiliare
Per i portoghesi, però, gli assegni esentasse per i pensionati stranieri hanno avuto il rovescio della medaglia. In dieci anni, il prezzo medio delle case in Portogallo è esploso del 115% contro circa il 45% della media nell’Eurozona. I rincari sono stati piuttosto bruschi in città come Lisbona, dove la riqualificazione di interi quartieri prima decadenti ha fatto esplodere le quotazioni immobiliari. Nel mirino dei residenti vi è stato anche il cosiddetto modello Airbnb. Troppe case affittate ai turisti e sottratte al mercato residenziale. I canoni si sono impennati, mentre gli stipendi sono cresciuti molto più lentamente.
La fine dei benefici fiscali per i pensionati stranieri segna, comunque, il ritorno alla normalità per un paese annegato nella crisi e riuscito in pochissimi anni a riemergere molto più forte di prima. L’altra settimana, l’agenzia di rating Fitch ha promosso il debito sovrano ad A-. Il suo rapporto con il PIL è atteso in calo quest’anno sotto il 105%. Il bilancio dello stato si chiuderà verosimilmente in attivo come nel 2019. Sarebbe la seconda volta in mezzo secolo. E il PIL dal 2014 al 2022 è salito del 18,4% contro il 7,6% dell’Italia nello stesso periodo.
Portogallo non più parte dei PIGS
Basta guardare ai rendimenti sovrani per capire che il Portogallo non sia più considerato parte dei PIGS sui mercati finanziari. Il suo decennale offre meno del 3,70%, a premio sul Bund di una settantina di punti. In pratica, Lisbona emette titoli di stato a costi non differenti di quelli di Parigi. Non c’è più la necessità di mantenere in vita misure straordinarie per potenziare l’economia domestica. Il boom del turismo ha fatto la sua parte e il risanamento fiscale c’è stato senza crepe politiche di rilievo. Tutti elementi che hanno attirato (in positivo) le attenzioni di Bruxelles e finanza internazionale.
Anche sul piano dell’inflazione il Portogallo se la sta passando meglio di tanti altri paesi. Con il 3,6% a settembre, il dato risulta inferiore al 4,3% nell’Eurozona. In Italia, siamo ancora al 5,2%. Certo, la fine delle esenzioni per pensionati stranieri può impattare negativamente sull’economia locale. Poche migliaia di persone possono sembrare bazzecole in una nazione come l’Italia, ma concentrate in piccole realtà di pochi milioni di abitanti con reddito relativamente basso, possono fare la differenza. Basti pensare allo stimolo della domanda di servizi. In ogni caso, si chiude un’era. Il Portogallo comunica al mondo di non avere più bisogno di escamotage per crescere.