Sui tagli alla sanità il PD cerca di rifarsi la verginità, ecco i numeri dello scontro con il governo

Il PD parla di tagli alla sanità, mentre il governo Meloni nega. Ecco i numeri che emergono dalla Nota di aggiornamento al DEF.
1 anno fa
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Tagli alla sanità, scontro tra governo e PD
Tagli alla sanità, scontro tra governo e PD © Licenza Creative Commons

I tagli alla sanità, veri o presunti che siano, restano al centro del confronto politico tra maggioranza e opposizioni. Il governo di Giorgia Meloni chiede al Parlamento di votare lo scostamento del deficit previsto con l’approvazione della Nota di aggiornamento al DEF. In teoria, anche Partito Democratico e Movimento 5 Stelle dovrebbero concordare. Tuttavia, la segretaria Elly Schlein ha minacciato il voto contrario nel caso in cui il governo non metta “almeno 4 dei 7 miliardi necessari” per la sanità.

Trend spesa sanitaria

Quali sono le cifre ufficiali? Per quest’anno si stima una spesa sanitaria di 134,7 miliardi di euro (6,9% del PIL), mentre per l’anno prossimo scenderebbe a 132,9 miliardi (6,5% del PIL).

Si direbbe che i tagli alla sanità ci siano. Ma la maggioranza ribatte che il calo della spesa sia da attribuire alla riduzione dei costi di personale e strutture legati al Covid. A partire dal 2025, la spesa sanitaria tornerebbe a salire a 136,7 miliardi, segnando una crescita tendenziale del 2,85% (6,4% del PIL). Arriverebbe a 139 miliardi nel 2026, +1,7% e pari al 6,1% del PIL.

In rapporto al PIL nominale programmatico, la spesa sanitaria effettivamente subirebbe un calo. E anche tenendo conto dell’inflazione stimata, superiore al 6% nel triennio 2024-2026, saremmo dinnanzi a una riduzione. Per quale motivo il PD reclama tra 4 e 7 miliardi di maggiore spesa? Tenendo come base di calcolo la spesa sanitaria di quest’anno e aggiungendo 7 miliardi, si arriverebbe a quei circa 141,5 miliardi necessari per mantenere invariato il rapporto con il PIL tendenziale. I 4 miliardi sarebbero il minimo necessario per tenere il passo con il deflatore del PIL.

Tagli sanità oggi come in era PD

La sensibilità del PD sui tagli alla sanità è sorprendente, bisogna ammetterlo. Nel decennio pre-Covid, i governi di centro-sinistra di cui è stato il perno si sono distinti proprio per avere colpito questa voce di spesa senza eccessive doglianze.

L’ultimo governo di centro-destra prima di quello attuale cadde nel novembre del 2011 e lasciò la spesa sanitaria a 113 miliardi, pari al 7,1% del PIL. L’ultimo governo di centro-sinistra prima dell’era Covid ebbe termine a fine maggio del 2018 ed era guidato dall’attuale commissario agli Affari monetari, Paolo Gentiloni. Lasciò la spesa sanitaria a 116 miliardi, il 6,5% del PIL.

Se il PD avesse avuto a cuore le sorti della sanità italiana, avrebbe o lasciato la spesa sanitaria inalterata rispetto al PIL o almeno l’avrebbe fatta crescere in linea con l’inflazione. Nel primo caso, avrebbe dovuto farla salire fino a circa 126 miliardi, nel secondo fino a più di 118 miliardi. In altre parole, i tagli alla sanità sarebbero stati sotto il PD di una decina di miliardi, comunque non meno di un paio di miliardi seguendo l’inflazione. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

Strategia elettorale di Schlein

E’ evidente che il PD di Schlein punti sui tagli alla sanità per rifarsi l’immagine di partito vicino alle persone socialmente più umili. Per decenni ha privilegiato la contabilità dello stato alla base, la finanza ai lavoratori e il risultato è stato di avere creato un deserto elettorale attorno a sé, vedendo scendere il proprio consenso sotto la soglia critica del 20%. Fu sempre il PD ad attaccare ai tempi il governo Berlusconi, reo di avere fatto esplodere la spesa sanitaria. Nelle regioni, si è fregiato a lungo di avere chiuso i piccoli ospedali, spesso ignorando i tempi di percorrenza per spostarci in ospedali vicini.

Tra tagli sanità e inefficienze

La verità non è mai interamente bianca o nera, ancora di più in questo caso. L’Italia spende meno della media europea nella sanità, ha una forte carenza di personale infermieristico e medico e liste di attesa dai tempi criminali, specie al Sud, senza che la magistratura abbia mai aperto un’indagine sulle vere cause di questo scandalo alla luce del sole.

Alla sanità italiana servono certamente più soldi per assumere, per potenziare molte strutture depotenziate da anni di definanziamenti e per tagliare le liste di attesa. Ma non è semplicemente stanziando di anno in anno maggiori risorse a favore del fondo sanitario nazionale che si potenziano i servizi, così non è tagliando che si riducono gli sprechi. Serve una gestione oculata e, soprattutto, in alcune aree d’Italia un controllo militaresco dell’uso dei fondi pubblici.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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