Questo BTp con maxi-cedola 9% in scadenza ha offerto il 6,5% netto all’anno e tolta l’inflazione

Il BTp a 30 anni in scadenza tra pochi giorni ha offerto un rendimento stellare, tenuto conto anche dell'inflazione italiana.
1 anno fa
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BTp 2039 4,15%, rendimento in asta crollato
BTp 2039 4,15%, rendimento in asta crollato © Licenza Creative Commons

Non eravamo abituati più a vedere titoli di stato emessi con cedole generose. I bassissimi rendimenti degli anni passati ci avevano convinti che avremmo dovuto per sempre accontentarci degli zero virgola. E’ bastato il ritorno improvviso dell’inflazione a rimettere tutto in discussione. In ogni caso, non siamo di certo tornati ai tempi della lira, quando le emissioni avvenivano a tassi di interesse oggi considerati spropositati. A giorni giunge a scadenza un BTp della durata iniziale di 30 anni, vale a dire collocato sul mercato nel novembre del lontano 1993 (ISIN: IT0000366655).

Questo bond stacca cedola lorda annuale del 9%. Per quanto in forte rialzo, ancora oggi il rendimento trentennale si aggira in area 5,30%.

Il BTp in scadenza fu emesso ad un prezzo di 93,75 centesimi. La cedola, al netto dell’imposta del 12,50%, valse così l’8,4% effettivo. E l’1 novembre prossimo, l’obbligazionista che avesse acquistato il bond all’emissione, riporterà un guadagno in conto capitale di quasi il 6% netto. In definitiva, il titolo di stato ha offerto un rendimento netto superiore all’8,50% all’anno. C’è il fattore inflazione di cui tenere ancora conto. Tra la data di emissione ed oggi, essa è stata in totale meno del 90%. Detraendo questa “tassa” occulta, otteniamo che il rendimento netto reale dell’investimento avrebbe sfiorato il 6,5% all’anno.

BTp in scadenza, rendimenti reali altissimi

Per essere chiari, il BTp in scadenza ha offerto grosse soddisfazioni agli obbligazionisti. A titolo di confronto, se la stessa cifra fosse stata investita nella borsa italiana, oggi il capitale risulterebbe di gran lunga inferiore a quello ottenuto puntando sul bond. Chiaramente, è probabile che in pochissimi abbiano acquistato l’allora BTp a 30 anni per tenerlo fino alla scadenza. Nell’arco dei decenni si saranno liberati in tanti del bond per fare spazio nel portafoglio ad asset considerati più promettenti. A posteriori, risulta difficile credere che sia stata una scelta saggia.

Certo, dovete anche considerare che negli anni passati, quando i rendimenti erano molto bassi, i prezzi erano diventati molto appetibili per non approfittarne. La quotazione del BTp in scadenza arrivò a sopra 136 nel settembre del 2019. Chi allora rivendette il bond, maturò un guadagno in conto capitale del 45% rispetto all’emissione. Di fatto, corrispondente a cinque anni di maxi-cedole incassate. Attualmente, la quotazione tratta appena sopra la pari ed è perfettamente naturale che si porti a 100 entro la scadenza dell’1 novembre.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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