Non è un momento facile per il Partito Nazionalista Scozzese, travolto dagli scandali finanziari che hanno portato pochi mesi fa all’arresto dell’ex primo ministro Nicola Sturgeon. In precedenza, in manette erano finiti il marito in qualità di amministratore del partito e il tesoriere. I consensi appaiono in forte calo e per recuperarli l’attuale primo ministro Humza Yousaf ha dato l’annuncio: la Scozia emetterà il suo primo bond della storia entro la fine della legislatura, cioè da qui al 2026.
Yousaf ha cercato di promuovere il primo bond della Scozia quale assaggio per arrivare all’indipendenza. Il suo partito, nel caso di vittoria alle prossime elezioni, intende richiedere un nuovo referendum per staccarsi dal resto del Regno Unito. Nel 2014, mancò l’obiettivo. Gli indipendentisti arrivarono solo al 45%, mentre il 55% degli elettori scelse per restare legati a Londra. Nei mesi seguenti, una legge dello stato varata dal governo centrale di David Cameron consentì alla Scozia di emettere bond per un controvalore annuale di 450 milioni di sterline e fino a un tetto massimo di 3 miliardi.
Emissione a premio su Gilt
Nel 2021, la Scozia chiuse con un PIL pari a 160 miliardi di sterline, qualcosa come 185 miliardi di euro al tasso di cambio attuale. Queste cifre dimostrano che le emissioni consentite ad Edimburgo inciderebbero per una percentuale massima assai bassa in rapporto alle dimensioni economiche. D’altra parte, non stiamo parlando di uno stato sovrano, bensì di un’entità facente parte di un più ampio regno. Ad oggi, neppure gli indipendentisti, al governo sin dal 2007, hanno approfittato di questa legge per indebitarsi in proprio. La base ha perciò accusato i governanti di ambiguità circa il reale desiderio di indipendenza.
Il fatto è che un bond della Scozia sconterebbe certamente un rendimento più alto di quello esitato sui mercati da un bond di Sua Maestà.
Bond Scozia, rischio stigma
A proposito, è evidente che il bond della Scozia verrebbe emesso in sterline. Non conosciamo né l’importo, né la tempistica dell’emissione, ma è verosimile che, oggi come oggi, un eventuale decennale non potrebbe offrire meno del 5%. E c’è il serio rischio che il mercato percepisca l’operazione come un preparativo per l’indipendenza, preferendo starsene alla finestra in attesa degli sviluppi. Se Yousaf presentasse il bond come un finanziamento per separarsi da Londra, gli investitori istituzionali diserterebbero verosimilmente l’asta o pretenderebbero un premio elevato rispetto ai Gilt. D’altra parte, compreresti il debito di uno stato che non è uno stato e che, semmai, ambisce ad esserlo?