Ci pensate se tra qualche mese fosse possibile effettuare prelievi di denaro contante ai Pos dei negozi? Se ne parla da tempo e adesso il governo di Giorgia Meloni punta a trasformare l’idea in una norma per renderla attuabile. La situazione è la seguente: in appena dieci anni, gli sportelli automatici in Italia sono scesi di 12.000 a 21.000 unità. Ci sono 4,3 milioni di persone e 249.000 imprese a risiedere in Comuni in cui non esiste più un solo ATM. Le banche italiane hanno deciso in moltissimi casi di eliminare il servizio di prelievo per i clienti, ritenendolo costoso.
Basti pensare al recente caso Isybank, con centinaia di migliaia di risparmiatori e clienti di Intesa Sanpaolo trasferiti senza troppi complimenti alla banca online del gruppo. Ma tornando ai Pos dei negozi, sappiamo che fino ad oggi noi clienti li utilizziamo per pagare con carta di credito o bancomat prodotti o servizi acquistati presso gli stessi esercizi. E spesso avviciniamo la carta senza nemmeno digitare il codice Pin per piccoli importi. A breve sarebbe possibile entrare in un negozio e prelevare contante dal Pos come fosse l’ATM di una banca.
Servizio possibile presso attività liquide
Il governo vorrebbe coinvolgere nell’iniziativa soprattutto supermercati e tabaccai. Trattasi di attività radicate su tutto il territorio nazionale e, il non detto, è che sono anche molto liquide. Affinché la novità abbia successo, infatti, serve la materia prima: il contante. I negozi tendono ormai da anni a detenerne in cassa il meno possibile. I pagamenti digitali hanno ridotto il cash disponibile spesso allo stretto essenziale per restituire qualche resto alla clientela. Ma non tutti siamo muniti di carte per pagare. Anziani, persone senza conto corrente e immigrati sono tra le principali categorie a pagare ancora in molti casi in contanti.
Se la norma entrasse effettivamente in vigore, i piccoli Comuni italiani diverrebbero meta di clienti che desiderano utilizzare il contante al posto delle carte. Si potrebbe eccepire che i Pos nei negozi si trasformerebbero in una sorta di riciclaggio del denaro per evasori fiscali incalliti. Ma il problema sarebbe un altro: perché un commerciante dovrebbe offrire un simile servizio? Sappiamo che le banche lo fanno in cambio di commissioni, che per giunta non considerano più sufficientemente remunerative per garantire gli ATM presso tutte le filiali.
Prelievi Pos negozi, ci saranno commissioni da pagare?
E’ chiaro che i prelievi ai Pos non servirebbero a fare acquisti nei negozi stessi, altrimenti tanto varrebbe pagare con carta. Perché mai il titolare dovrebbe mantenere in cassa più liquidità di quanto ne abbia bisogno, al solo fine di permettere a “non clienti” di fare acquisti altrove e assumendosi qualche rischio? La sola segnalazione di tale opportunità attirerebbe qualche mal intenzionato, accendendo i fari circa la relativa maggiore disponibilità di cassa. Vedremo cosa scaturirà dalla norma. Possibile che sia consentita l’imposizione di commissioni fino ad una certa percentuale massima o in somma fissa. Già sappiamo che i prelievi ai Pos nei negozi sarebbero limitati alla cifra massima di 250 euro.
Dunque, i commercianti prenderebbero nicchie di mercato alle banche dietro il pagamento di commissioni? Sarebbe una facoltà e non un obbligo a carico di ciascun esercizio. Chi ritenesse che il gioco non valga la candela, non offrirebbe il servizio. In un certo senso, i negozi di vicinato si animerebbero grazie alla circolazione del contante. D’altra parte, l’iniziativa rischia di spronare ulteriormente le banche a tagliare il servizio nella convinzione che i disagi dei clienti saranno attutiti da altri. Al contrario, andrebbero convinte della necessità di mantenere attivi gli ATM presso i piccoli centri, dove l’uso delle carte è peraltro meno frequente.