Ma davvero la quota 103 è così tanto penalizzante per i lavoratori?

Ecco come capire se lasciare il lavoro con la quota 103 è un affare o meno, perché l'importo della pensione rischia di essere seriamente penalizzato.
1 anno fa
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La pensione con quota 103 nel 2024 sta facendo già molto discutere per come è stata impostata dal governo Meloni. La proroga della quota 103, infatti, è piena di penalizzazioni di assegno per chi nel 2024 riuscirà ad andare in pensione con questa misura. Soprattutto per i nati nel 1962, che potranno sfruttare l’anticipo massimo a 62 anni di età, il taglio di assegno potrebbe essere ben più alto di quello che simulazioni e calcoli stanno mettendo in luce. Un nostro lettore infatti ci dice che da dei calcoli che lui fa, rischia di perdere circa 500 euro al mese di pensione e per molti anni.

Un rischio elevato, se davvero sceglierà la via della pensione con quota 103.

Il quesito del nostro lettore

“Buongiorno, mi chiamo Davide e sono un lavoratore del settore alberghiero. Faccio il cuoco da quando avevo 18 anni. Dopo tanta gavetta da anni ormai ho raggiunto un livello elevato sia dal punto di vista delle soddisfazioni del lavoro che dal punto di vista dello stipendio che è da tempo abbastanza alto. Da miei calcoli, fatti anche con l’ausilio di un esperto del settore, dovrei aver diritto ad una pensione netta di circa 2.000 euro al mese. Lavorando però un altro paio d’anni e arrivando ai 42 anni e 10 mesi di contributi utili alla pensione anticipata ordinaria, arriverò a percepire una pensione di 2.250.

Nel 2024 però compio 62 anni di età e completo anche i 41 anni di contributi versati. Significa che potrei accedere alla pensione con la quota 103. Ma sempre in base ai miei calcoli finirò con il percepire una pensione nettamente tagliata rispetto a quella con 42 anni 10 mesi di contributi. Se i miei calcoli sono giusti finirò con il perdere circa 500 euro al mese fino a 67 anni di età. Secondo voi ho ragione?”

Ma davvero la quota 103 è così tanto penalizzante per i lavoratori?

Il nostro lettore è sicuramente un grande professionista nel settore della ristorazione, ma potrebbe essere un grande professionista anche dal punto di vista previdenziale.

Perché i suoi calcoli e le cose che dice equivalgono alla verità assoluta. Infatti stando a quello che ci dice, è uno dei lavoratori che finirebbero con l’essere pesantemente penalizzati proprio dalla nuova quota 103. Prima di tutto, la quota 103 nel 2024 avrà il ricalcolo contributivo della prestazione. E già questo è una netta penalizzazione di assegno per chi, alla luce di stipendi elevati, perde il diritto alla quota retributiva della prestazione.

Oltretutto, la pensione con quota 103, al netto di una finestra di 7 mesi nel settore privato e 9 mesi nel settore pubblico, ha un’altra grande penalizzazione. Infatti la pensione può arrivare a massimo 4 volte il trattamento minimo. Nel 2023 invece questa misura arrivava fino a 5 volte lo stesso trattamento. Un pesante fardello per chi sceglie questa prestazione ed è un fardello che l’interessato si porterà dietro fino ai 67 anni di età.

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In attesa che dall’INPS escano fuori le nuove cifre del trattamento minimo indicizzate al tasso di inflazione, possiamo dire che i lavoratori che andranno in pensione con la quota 103 nel 2024 non potranno arrivare a percepire una pensione lorda superiore a 2.250 euro al mese. Significa che i lavoratori non potranno percepire una pensione netta superiore a 1.750 euro circa al mese. Come evidenza vuole, il nostro lettore per via di uno stipendio rilevante e di un altrettanto rilevante contribuzione previdenziale versata, avrebbe diritto ad una pensione di 2.250 netti al mese una volta arrivato a 42 anni e 10 mesi di contributi.

Lavorare un altro paio d’anni per arrivare ai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata ordinaria sarebbe opportuno per prendere il massimo possibile di quiescenza. Perché a conti fatti, il lettore perderebbe circa 500 euro al mese con la quota 103, e la perdita sarebbe fino ai 67 anni di età.

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Ma non c’è solo questo. Lui sostiene di avere diritto oggi ad una pensione da 2.000 euro al mese che con quota 103 diventa di 1.750 euro al mese. Non lavorando più, deve dimenticare l’ipotesi di arrivare ad un trattamento di 2.250 euro. Infatti con la quota 103 vige il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi di pensione. Significa che dovrà interrompere attività lavorativa e versamenti contributivi. Se l’obiettivo è la pensione anticipata da 2.250 euro, il nostro lettore prendendo da 62 a 67 anni 1.750 euro, perderebbe 32.500 euro di pensione.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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