Chi trae vantaggio dalla riforma delle pensioni rispetto alla Legge Fornero?
Come canta Adriano Celentano con il brano I passi che facciamo: “Dove portano i passi che facciamo, dove portano i passi che seguiamo. Nessuno sa il principio, nessuno sa il futuro”.
Nessuno di noi, purtroppo, può sapere cosa ci riserverà il futuro e se i vari sacrifici che facciamo nel corso della vita saranno prima o poi ripagati.
Lo sanno bene i tanti lavoratori che dopo molti anni di duro lavoro sperano di poter finalmente staccare la spina e andare in pensione.
Chi ci guadagna con la riforma pensioni rispetto alla Fornero
Stando alla Legge Fornero è possibile andare in pensione all’età di 67 anni, a patto di aver versato almeno venti anni di contributi. In alternativa, per accedere alla pensione anticipata, gli uomini devono aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne devono aver versato almeno 41 anni e 10 mesi di contributi. Grazie alla nuova Quota 103, invece, è possibile andare in pensione all’età di 62 anni, purché i soggetti interessati abbiano maturato almeno 41 anni di contributi.
A conti fatti, quindi, le nuove regole risultano meno stringenti rispetto alla Fornero, consentendo a un maggior numero di persone di andare prima in pensione. L’obiettivo di legislatura dell’esecutivo Meloni resta comunque quello di introdurre quota 41 per tutti. Ovvero la possibilità di andare in pensione una volta maturati 41 anni di contributi a prescindere dalla propria età. Al momento, comunque, resta solo un’ipotesi che non troverà attuazione nemmeno nel 2024.
Legge di Bilancio 2024, i chiarimenti del ministro Giorgetti
Ma quali sono i requisiti per accedere al trattamento pensionistico a partire dal prossimo anno? Ebbene, intervenuto in audizione sul ddl bilancio 2024, il ministro Giorgetti, così come riportato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dichiarato:
“Anche per il 2024 si riconosce la possibilità di ricorrere alla pensione anticipata in presenza di un’età anagrafica di 62 anni e un’anzianità contributiva minima di 41 anni. I trattamenti pensionistici di coloro che matureranno i requisiti nel 2024 saranno determinati secondo le regole del sistema contributivo. Tali correttivi sono stati apportati al fine di garantire la sostenibilità economico – finanziaria del sistema previdenziale, senza però tralasciare la tutela di categorie di lavoratori svantaggiati, tra cui quelli impiegati in lavori usuranti, i precoci e le lavoratrici con figli. […] Confermati anche gli istituti di Ape Sociale e Opzione Donna, sebbene i requisiti di accesso anagrafico siano innalzati rispettivamente a 63 anni e 5 mesi e 61 anni. Il requisito di Opzione donna è scontato di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due”.
Tante sono le novità previste per il 2024 e che dovranno essere confermate con il testo ufficiale della Legge di Bilancio. Non si tratta, però, della tanto attesa riforma delle pensioni. Per quest’ultima, a quanto pare, si dovrà attendere ancora un po’.