Ieri sera, il Ministero di economia e finanze annunciava di avere affidato al consorzio bancario costituito da Bank of America, Jefferies e Ubs Europe in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners il compito di vendere presso investitori qualificati in Italia e istituzionali all’estero circa 252 milioni di azioni di Banca Monte Paschi di Siena. Si trattava di circa il 20% del capitale. Il prezzo di vendita era stato fissato tra un minimo di 2,89 e un massimo di 3,07 euro. In meno di mezz’ora, gli istituti ricevevano ordini per il 50% superiore al quantitativo offerto, ragione per cui nella stessa serata di ieri questi veniva innalzato a 314 milioni di azioni, corrispondente al 25% del capitale.
Tesoro incassa 920 milioni
Alla fine, le 314 milioni di azioni Monte Paschi sono state vendute a un prezzo di 2,92 euro, a sconto del 4,09% sul prezzo di chiusura di ieri di 3,07 euro. E ciò ha fatto incassare al Tesoro circa 920 milioni di euro, al lordo delle commissioni da corrispondere al consorzio bancario. Come da prassi di mercato, il Tesoro si è altresì impegnato a non cedere ulteriori azioni per i successivi 90 giorni.
Dopo questa operazione, la quota dello stato nel capitale di Monte Paschi scende al 39%, ben sotto il 50% che sembrava essere il limite invalicabile in questa fase. Di fatto, potenzialmente può perdere il controllo della banca senese, nazionalizzata nel 2017 per evitarne il crac. Non si è trattato di una vendita inattesa. Da settimane era stata annunciata la volontà di cedere una prima quota del capitale entro la fine dell’anno, ma le indiscrezioni puntavano a un massimo del 15%.
Privatizzazione Monte Paschi frutta plusvalenza
La vendita corposa di ieri è un buon segnale. Le azioni Monte Paschi sono salite a 3,07 euro, guadagnando il 50% quest’anno. L’ottimo andamento del titolo in borsa ha spinto la capitalizzazione a 3,65 miliardi. Soltanto un anno fa, il Tesoro aveva partecipato alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi con un esborso di 1,6 miliardi.
Certo, se consideriamo i 5,4 miliardi spesi nel 2017 per entrare nel capitale e aiutare gli obbligazionisti subordinati, i conti continuano a non tornare. Tuttavia, lo stato italiano si è impegnato con la Commissione europea a rivendere Monte Paschi entro il 2024. La cessione di ieri serve a lanciare un segnale rassicurante in tal senso e al contempo a fare cassa. Il governo Meloni ha fissato a 22 miliardi le entrate attese dalle privatizzazioni entro l’anno prossimo. L’operazione di queste ore rappresenta un buon inizio.
Resta obiettivo terzo polo bancario
E adesso? Con il 39% di Monte Paschi è ancora il Tesoro il principale azionista. Non sappiamo chi ha comprato ieri e potrebbero esserci presto alcune sorprese in tal senso. L’obiettivo resta di trovare pretendenti italiani che facciano concorrenza a Intesa Sanpaolo e Unicredit con la creazione di un terzo polo bancario. Gli indiziati e corteggiati di questi mesi sono Banco BPM e Bper. Entrambi hanno sinora respinto le avances del Tesoro. Ora, però, che il peso dello stato è sceso, tutto torna in discussione.
Boom in borsa di Monte Paschi sostenuto da utili e sentenze
Monte Paschi è sulla strada per chiudere l’esercizio in corso con un utile netto di 1,1 miliardi di euro. E’ una banca ormai sostanzialmente risanata e il peso dei rischi legali è sceso a 2,9 miliardi con le sentenze recenti della magistratura italiana, che tra l’altro hanno assolto il principale imputato di questi lunghi anni di processo: l’ex presidente Giuseppe Mussari. A giorni è attesa la sentenza a carico di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Un’altra assoluzione spingerebbe ulteriormente il titolo in borsa, riducendo di un altro po’ il “petitum” degli investitori.
Se il Tesoro riuscisse a rivendere anche la quota restante ai 2,92 euro di ieri, incasserebbe complessivamente sui 2,35 miliardi di euro.