Quante volte associamo (erroneamente) l’entità della cedola alla bontà di un investimento? E’ vero tendenzialmente il contrario, dato che alti tassi corrispondono alti rischi. Un esempio palese lo stanno offrendo queste obbligazioni sovranazionali. Trattasi del bond emesso nel settembre dello scorso anno dalla Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali con maxi-cedola del 45% (ISIN: XS2530041420). Scadenza 8 marzo 2024, debuttò con una durata di appena diciotto mesi. Al momento, presenta una durata residua inferiore ai quattro mesi.
Emissione esposta a debolezza lira turca
Dove sta il “trucco”? Queste obbligazioni sovranazionali sono state denominate in lire turche, una delle valute emergenti più deboli degli ultimi anni.
A maggior ragione è accaduto dal giugno scorso, quando il nuovo governatore della banca centrale ha gradualmente avviato la svalutazione del cambio per adeguarlo al suo valore di mercato, alzando contestualmente i tassi di interesse. Risultato: -42% contro l’euro dalla data di emissione delle suddette obbligazioni sovranazionali, cioè in poco più di quattordici mesi. A conti fatti, il rendimento lordo effettivo è stato del 13,45%. Ma ci sono le imposte da pagare. Sulla cedola l’aliquota è del 12,50%, agevolata così come per i titoli di stato italiani. Al netto di essa, il rendimento effettivo scende al 6,50%.
Capitale obbligazioni sovranazionali grosso modo protetto
Non è finita. C’è da mettere in conto l’inflazione italiana dal settembre dello scorso anno fino alla fine del mese scorso, stando agli ultimi dati disponibili. E’ stata del 5%. Ciò abbassa il rendimento netto reale effettivo all’1,50%. Insomma, il capitale è stato preservato. Stavolta, la maxi-cedola offerta è stata in linea con il deprezzamento atteso per il cambio.