Ad appena una settimana dalla vittoria, il presidente eletto dell’Argentina, Javier Milei, è volato negli Stati Uniti per incontrare alcuni funzionari dell’amministrazione Biden. Una due giorni per riallacciare i rapporti con la superpotenza e di fatto anche con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), a cui Buenos Aires deve 43 miliardi di dollari. I colloqui sono stati definiti “molto soddisfacenti” dal futuro inquilino di Casa Rosada. Tornato in patria, ha rilasciato un’intervista radiofonica in cui ha svelato che Luis Caputo sarà il prossimo ministro dell’Economia.
Chi è Caputo, prossimo ministro Economia Argentina
L’uomo è una vecchia conoscenza della politica argentina e gode di fiducia sui mercati finanziari. Ha 58 anni ed è stato per un anno ministro delle Finanze nell’amministrazione Macri. Per pochi mesi, nel 2018, guidò la banca centrale. Si dimise a seguito di presunte pressioni dell’FMI dopo che era esplosa una crisi valutaria, già ereditata da Federico Sturzenegger.
Caputo avrà il suo bel da farsi per rimettere in piedi l’economia argentina, afflitta da un’inflazione al 143% e da un cambio al collasso. Solo nell’ultimo anno, perde i due terzi del suo valore contro il dollaro americano. Milei ha promesso di eliminare la banca centrale, così che non possa più stampare pesos. In cambio, gli argentini utilizzeranno il dollaro. I piani per giungere a tale obiettivo non saranno immediato, visto che la banca centrale detiene riserve valutarie molto scarse (meno di 19 miliardi di dollari) e persino negative, al netto dei debiti.
Leliq primo problema dell’amministrazione Milei
In realtà, il primo problema che si troverà ad affrontare Caputo si chiama Leliq. Introdotti da Sturzenegger nel 2018, sono contratti pronti contro termine siglati esclusivamente tra l’istituto centrale e le banche. Consistono nell’emettere lettere di credito a favore delle seconde a un dato tasso di interesse, così da raccogliere i pesos in eccesso sul mercato e cercare di contenere l’inflazione.
I tassi a 28 giorni sui Leliq sono saliti al 133%. Il problema è che la montagna si auto-alimenta proprio per l’enorme esborso degli interessi. La banca centrale li paga emettendo nuovi Leliq e adesso non si sa come porre fine a questo circolo vizioso. La soluzione del passato di impacchettare i Leliq in titoli del debito pubblico a lunga scadenza non piace a Milei. In primis, perché egli pretende solamente soluzioni di mercato e non forzature ai danni di controparti private. Secondariamente, non vuole gravare sul fardello già pesante del debito.
Mercati fiduciosi del nuovo corso
Da quando Milei ha vinto le elezioni, l’indice azionario Merval ha guadagnato il 20% e in rialzo ci sono anche i bond argentini. La scadenza in dollari nel 2035 segnava a ieri un apprezzamento del 18%. Contrariamente alle attese, poi, non c’è alcun collasso del peso sul mercato nero. Dopo i primissimi giorni, la moneta nazionale è tornata ad apprezzarsi contro il dollaro e ieri scambiava a 945 contro il dollaro. Era a 950 il giorno delle elezioni. Questo significa che gli argentini starebbero dando credito alla futura amministrazione e forse non credono a una dollarizzazione immediata.
Chiaramente, nessuno sta firmando un assegno in bianco. Le prime mosse dell’amministrazione Milei, che s’insedierà il 10 dicembre, saranno determinanti. Il presidente eletto ha promesso forti tagli alla spesa pubblica e lotta all’inflazione. Se segnalerà di rispettare tali impegni, la reazione dei mercati continuerà ad essere positiva. Tra l’altro, il rapporto con l’FMI sembra impostato su toni positivi. Il direttore generale Kristalina Georgieva ha definito “molto costruttivi” i colloqui di questi giorni con Milei e il suo entourage.
Milei per svolta filo-occidentale
Milei ha già espresso l’intenzione di riportare l’Argentina nell’alveo delle alleanze occidentali, sostenendo di condividere i valori di Stati Uniti ed Europa. Allo stesso tempo, ha chiarito di voler mantenere relazioni commerciali con gli attuali partner come Brasile e Cina. “Libero commercio” è una delle sue promesse principali in campagna elettorale, ribadita anche nel suo primo discorso dopo la vittoria. D’altra parte, un mercato come quello cinese non può essere ignorato con i suoi 1,4 miliardi di consumatori. E l’Argentina di Milei vuole essere la patria delle opportunità, non delle restrizioni di peronista memoria.