Meno soldi sul conto corrente e più investimenti, così cambia il portafoglio degli italiani

Gli italiani tengono sempre meno soldi sul conto corrente, mentre preferiscono investire dopo anni di assenza dal mercato.
11 mesi fa
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Meno soldi sul conto corrente
Meno soldi sul conto corrente © Licenza Creative Commons

Ancora in calo la liquidità parcheggiata presso le banche italiane. Nel mese di novembre, la raccolta è scesa complessivamente da 1.984,6 a 1.981,1 miliardi di euro. Ma se da un lato le famiglie continuano a ridurre i soldi sul conto corrente e deposito da 1.744,9 a 1.736,1 miliardi, dall’altro aumentano gli investimenti nelle obbligazioni bancarie. Questi sono saliti in un mese di 5,4 miliardi a 245 miliardi. In due anni, la liquidità disponibile su conti correnti e deposito è scesa di 78,2 miliardi, mentre gli investimenti nelle obbligazioni bancarie risultano aumentati di 35 miliardi.

Quello che sta accadendo è noto da tempo. I tassi di interesse sono esplosi in poco più di un anno. Ciò ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli di stato. Ad esempio, un BTp a 10 anni offriva meno dell’1% due anni fa, mentre nell’ottobre scorso era arrivato al 5%. Le famiglie hanno aumentato gli acquisti di BTp di 156 miliardi dalla fine del 2021. Nello stesso arco di tempo, hanno ridotto pesantemente le giacenze in banca sostanzialmente infruttifere.

Tassi e investimenti su

I soldi sul conto corrente si assottigliano, mentre crescono quelli investiti. D’altra parte, ha senso. Le obbligazioni bancarie offrivano a novembre in media il 2,71% contro l’1,76% di due anni prima. Nello stesso periodo, il tasso medio erogato sui conti deposito è salito solo dallo 0,31% allo 0,95%, sui conti correnti dallo 0,02% allo 0,51%. Sulle nuove operazioni, in media il dato sale da 0,65% a 3,81% e per le obbligazioni bancarie da 1,21% a 4,20%.

Al netto dei maggiori investimenti in queste ultime, i deflussi dalle banche italiane sono stati pari a 43,2 miliardi in due anni. In termini percentuali, parliamo del 2,1% dello stock. Non un dato allarmante. E di fatto gli istituti di credito non sono ancora corsi ai ripari. Continuano ad offrire relativamente poco sulle giacenze dei clienti, consapevoli di detenere sufficiente liquidità per finanziare il settore privato. Pur in lieve risalita a novembre, le erogazioni a quest’ultimo sono state per 1.427 miliardi.

Anche inglobando i prestiti alla Pubblica Amministrazione, saliamo a 1.668,9 miliardi.

Soldi conto corrente e deposito giù, ma profitti bancari record

I soldi sul conto corrente saranno pure di meno di mese in mese, ma più che bastano alle banche per svolgere la loro tipica attività di erogazione del credito. In effetti, il 2023 sarà incorniciato come anno record per i loro profitti, i quali supererebbero i 43 miliardi. Un boom del 70% che si spiega con il fatto che da un lato sono riuscite ad alzare i tassi su prestiti e mutui, dall’altro hanno aumentato di poco i tassi sui risparmi depositati presso i loro sportelli.

Il ritorno agli investimenti nelle obbligazioni bancarie, poi, consentono agli emittenti di raccogliere mezzi più adeguati al loro fabbisogno. Possono allungare la durata delle scadenze passive e altresì esporsi verso forme di indebitamento dal trattamento contabile migliore, come nel caso delle obbligazioni subordinate. Va detto, però, che queste sul mercato italiano sono ormai precluse ai piccoli investitori, almeno in fase di emissione. Il taglio minimo, generalmente di 100.000 euro, lo segnala apertamente.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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