Molte cose sono cambiate da quando nel 1991 Alberto Nagel, attuale CEO di Mediobanca, entrò in Piazzetta Cuccia per il suo primo giorno di lavoro. All’epoca, infatti, Mediobanca era l’unica banca d’affari italiana. Da quel momento Mediobanca, fondata per sostenere la ricostruzione del paese dalle macerie del secondo dopoguerra, fu il perno del capitalismo domestico che realizzava il miracolo economico, fino a diventare il salotto buono in cui erano custodite partecipazioni in campioni nazionali della finanza e dell’industria.
Oggi Alberto Nagel, che ad ottobre 2023 ha raccolto il consenso degli analisti e dei soci per il rinnovo del suo incarico da Amministratore Delegato, guida una banca che si presenta come un gruppo bancario diversificato, secondo un modello di business costruito su più divisioni specialistiche che lavorano in sinergia. Mediobanca ha anche offerto rendimenti notevoli agli investitori, attratti in borsa da risultati in costante crescita che spiccano tra i bilanci del settore bancario.
Alberto Nagel ha sviluppato il profilo internazionale di Mediobanca
La capacità di Mediobanca nel generare valore dipende dunque dalla sua capacità trasformativa, concentrata negli ultimi dieci anni. A realizzarla è stata proprio Alberto Nagel, scelto come CEO nel 2008 dopo aver scalato le gerarchie interne dell’istituto. Considerato uno dei principali custodi degli insegnamenti di Enrico Cuccia, ereditati soprattutto dai collaboratori di lungo corso del fondatore, Nagel ha dato al gruppo finanziario un nuovo profilo. Una strategia con un orizzonte ultradecennale per competere in uno scenario completamente diverso da quello delle origini, adesso aperto alla concorrenza dei grandi operatori internazionali e senza più la rigida separazione del credito dal mestiere dell’investment banking.
Tra i dati che fotografano l’evoluzione di Mediobanca è il total shareholders return quello che fa la sintesi tra l’apprezzamento del mercato e il guadagno degli investitori che hanno inserito in portafoglio azioni dell’istituto di Piazzetta Cuccia: nel periodo 2013-2023, tocca il 270% l’indicatore che considera la rivalutazione del titolo a Piazza Affari, comprensiva dei dividendi reinvestiti.
Mediobanca è l’unico titolo bancario ad avere in borsa una capitalizzazione che vale quasi l’intero valore del suo patrimonio netto
La trasformazione di Mediobanca è passata da tre piani industriali, con tappe di crescita scandite e obiettivi sistematicamente superati. A giustificare il valore dell’investimento nel lungo periodo sono infatti i fondamentali fotografati nel bilancio del gruppo, tanto che Mediobanca è l’unico titolo bancario ad avere in borsa una capitalizzazione che vale quasi l’intero valore del suo patrimonio netto. Risultati che hanno visto il raddoppio dei ricavi, saliti da 1,6 miliardi nel 2013 a 3,3 miliardi nel 2023, e un vero e proprio decollo della profittabilità, col risultato operativo che da 400 milioni nel 2013 è aumentato di oltre il 300%, toccando quota 1,62 miliardi a chiusura dell’esercizio 2022-2023. Superiore a 1 miliardo l’utile netto, che incide per circa il 30% dei ricavi. Altrettanto forte la solidità patrimoniale, certificata da un indice Cet1 al 15,9% e un ritorno sul patrimonio netto tangibile al 13%.
Sono tutti dati che spiccano nel confronto con altri titoli del settore bancario. La crescita composta dei ricavi di Mediobanca è pari al 7% annuo, contro una media dell’1% delle banche italiane. L’utile pre-tasse è stato in aumento del +14% su base annua, circa il doppio della media delle banche in Europa.
Alberto Nagel e il piano strategico “One Brand One Culture”
Alberto Nagel, centrando gli obiettivi fissati dal piano strategico appena concluso, si è garantito una remunerazione totale di 5,8 milioni per l’esercizio 2022-2023, importo comprensivo di una quota dell’incentivo di lungo termine legata proprio al raggiungimento dei target che ha fatto salire del 30% il compenso rispetto all’anno finanziario precedente.
La strategia adottata da Alberto Nagel e dalla squadra di manager che lo affianca resta dunque valida per il futuro. Il piano strategico “One Brand One Culture” ambisce a un’affermazione definitiva della divisione Wealth Management, intercettando la ricchezza disponibile in varie fasce delle famiglie italiane e le opportunità di un mercato in espansione. Creata nel 2013, l’area di business specializzata nella gestione dei patrimoni garantisce un robusto afflusso di commissioni ed è funzionale alla crescita a basso assorbimento di capitale, orientamento che il gruppo ha messo in cima alle sue priorità. La divisione che si occupa della ricchezza di famiglie e imprenditori diventerà centrale per Mediobanca, che sfrutta le sinergie con la sua anima tradizionale di banca d’affari, nel frattempo evoluta sempre più verso la consulenza, per promuovere un modello distintivo di Private & Investment Bank: la ricchezza affidata ai private banker può ad esempio confluire in operazioni di M&A o club deal e, viceversa, gli incassi straordinari di liquidità vengono messi a frutto con soluzioni di portafoglio pensate per soddisfare le aspirazioni della clientela di fascia alta.
Mediobanca ha messo sul piatto degli investitori 3,7 miliardi entro il 2026
Ai pilastri del Wealth Management e del Corporate & Investment Banking si affiancano quello del credito al consumo, concentrato in Compass e della divisione assicurativa, sostanzialmente basata sulla partecipazione nel capitale di Generali. Il credito al consumo si è storicamente rivelato una macchina da utili che accelera in maniera anticiclica, ovvero quando l’economia è in contrazione e l’attività di banca d’affari rallenta. Le assicurazioni sono invece sempre più ambite da parte delle banche, per la decorrelazione al mercato che può completare e rendere più stabile il profilo di un operatore del credito. Lo sviluppo promesso da Alberto Nagel secondo questo modello andrà, ancora una volta, a forte beneficio degli azionisti.
Andando quasi sempre oltre le previsioni.