Pensioni, o salviamo l’età o l’importo

Invecchiamento, denatalità e spesa previdenziale in crescita renderanno le pensioni future sempre più basse e lontane nel tempo.
11 mesi fa
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pensioni future
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Le pensioni future in Italia saranno probabilmente erogate a 71 anni. Questa è la conclusione di una serie di studi, tra cui uno dell’OCSE, che ha rilevato che l’età pensionabile normale in Italia salirà di 4 anni rispetto a oggi per chi ha iniziato a lavorare dal 2022 in poi. Ci sono diversi fattori che contribuiscono a questa tendenza, tra cui l’aumento dell’aspettativa di vita. Le persone vivono più a lungo che in passato, il che significa che dovranno ricevere la pensione per un periodo di tempo più lungo.

A pesare su questo scenario c’è anche la diminuzione del tasso di natalità. Ci sono meno persone in età lavorativa che versano contributi per il sistema pensionistico, il che significa che c’è meno denaro disponibile per pagare le pensioni. Di conseguenza molte persone si troveranno a dover lavorare più a lungo per poter ottenere la rendita Inps. Inoltre, aumenterà il rischio di povertà tra gli anziani, che dovranno far fronte a un periodo di pensionamento più lungo con un reddito più basso.

Pensioni future sempre più basse e lontane nel tempo

Le pensioni future saranno anche più basse di quelle attuali. Secondo uno studio dell’Inps, nei prossimi 10 anni le rendite pubbliche italiane saranno in media del 20% più basse di quelle attuali. Lo studio ha preso in considerazione diversi fattori, tra cui l’aumento dell’aspettativa di vita, la diminuzione del tasso di natalità e la crescita dei costi della vita.

Con la conseguenza che molte persone si troveranno a dover affrontare una riduzione del tenore di vita in pensione. Inoltre, aumenterà il rischio di povertà tra gli anziani, peraltro già percepibile fra le classi meno abbienti e soprattutto nel Mezzogiorno. Al contrario, per garantirsi un tenore di vita par a quello attuale occorrerà lavorare più a lungo: un ventenne dovrà lavorare 50 anni.

In definitiva, bisognerà lavorare di più per mantenersi un tenore di vita sufficiente alle ordinarie esigenze quotidiane. Oppure costruirsi una pensione integrativa privata da affiancare a quella pubblica decidendo così se interrompere la carriera lavorativa prima del tempo.

Tasso di sostituzione in calo

Ma di quanto diminuiranno le pensioni rispetto a oggi? Un indicatore importante è il tasso di sostituzione. Misura la proporzione tra l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento e il primo assegno pensionistico. In altre parole, indica quanto dell’ultimo reddito da lavoro viene sostituito dalla pensione. Grazie a questo parametro è possibile valutare l’adeguatezza della pensione. Un tasso di sostituzione elevato significa che il pensionato potrà mantenere un tenore di vita simile a quello precedente al pensionamento. Un tasso di sostituzione basso, invece, significa che il pensionato dovrà ridurre il proprio tenore di vita o trovare altre fonti di reddito.

In Italia, il tasso di sostituzione è in costante calo. Secondo le proiezioni dell’Inps, nel 2030 il tasso di sostituzione medio sarà inferiore al 60%. Questo significa che i pensionati dovranno accontentarsi di un reddito inferiore del 40% rispetto a quello percepito prima del pensionamento. Il calo del tasso di sostituzione è dovuto a una serie di fattori, tra cui l’invecchiamento della popolazione, il precariato e la flessibilità in uscita.

Per far fronte a questa tendenza, è necessario che i lavoratori inizino a pianificare la propria pensione fin da subito, ad esempio attraverso la previdenza complementare. È inoltre necessario che il governo intervenga con riforme del sistema pensionistico che mettano in atto misure per aumentare il numero di lavoratori, migliorare la qualità dei contributi pensionistici e ridurre la flessibilità in uscita. Ecco alcuni consigli che i giovani possono seguire per prepararsi a una pensione più bassa:

  • Iniziare a risparmiare il prima possibile. Più tempo si ha a disposizione, più tempo i soldi hanno per crescere.
  • Investire i propri risparmi in modo diversificato. Questo aiuterà a ridurre il rischio di perdere denaro.
  • Considerare la previdenza complementare. La previdenza complementare è un modo per integrare la pensione pubblica.
  • Essere consapevoli dei costi della vita. È importante avere un’idea di quanto costerà vivere in pensione.

Riassumendo…

  • Le pensioni future saranno sempre più basse e per ottenere adeguati livelli di rendita bisognerà lavorare più a lungo.
  • Il tasso di sostituzione è in tendenziale calo: nel 2030 sarà inferiore al 60%
  • La pensione integrativa diventerà indispensabile per poter vivere in vecchiaia.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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