No tax area dipendenti, pensionati e autonomi. Fino a queste soglie niente tasse (imposte)

La riforma fiscale mette mano alla no tax area e riduce da 4 a 3 le aliquote Irpef con effetti per il periodo d'imposta 2024
10 mesi fa
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no tax area
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In data 31 dicembre è entrato in vigore il  D.Lgs 216/2023 con il quale il Governo attua il  primo modulo di riforma dell’Irpef mettendo mano anche alla no tax area e introduce altre misure in tema di imposte sui redditi.

Una delle novità più importanti è rappresentata dalle nuove aliquote Irpef. Infatti, si passa da 4 a tre scaglioni Irpef per agevolare ossia tassare di meno i redditi medio bassi.

Il decreto rivede la no tax area dipendenti portandola agli stessi livelli di quella prevista per i pensionati.

In considerazione di ciò, è stato necessario coordinare la nuova norma sulla no tax area con quella prevista per l’ex Bonus Renzi. In modo che al taglio Irpef non corrispondesse una diminuzione della platea dei beneficiari del bonus.

Rimane invece invariata la no tax area per i pensionati e per gli autonomi.

Vediamo nello specifico quali sono le soglie reddituali nel rispetto delle quali i contribuenti non subiranno alcun prelievo fiscale.

La no tax area. Cos’è?

Prima di entrare nello specifico della questione, bisogna però fissare il concetto di no tax area.

Iniziamo col dire che si parla di no tax area rispetto a quei rediti che non superano una certa soglia. La no tax area è fissata per tipologia di reddito. Abbiamo una no tax area per i pensionati, una per i lavoratori dipendenti ( e redditi assimilati) e una per gli autonomi (impresa e professione).  Cosicché, ad una variazione delle detrazioni previste per “tipologia di reddito” (vedi art. 13 del TUIR) corrisponde anche una variazione della no tax area. Nel proseguo capiremo meglio questo concetto con due semplici calcoli.

A ogni modo è corretto affermare che la no tax are individua il reddito entro il quale l’imposta dovuta è pari a zero.

E’ utile ricordare che il decreto di riforma fiscale ha messo mano anche agli scaglioni Irpef.

Infatti, per il periodo d’imposta 2023 sono state in vigore le seguenti aliquote: 23% – fino a 15.000 euro;  25% oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro; 35% – oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 43% – oltre 50.000 euro.

Con il decreto in esame le aliquote Irpef sono state ridotte da 4 a 3.

In particolare, nel 2024,  le nuove aliquote per scaglioni di reddito sono le seguenti: fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%.

Fatta tale necessaria ricostruzione veniamo alla no tax area per pensionati, dipendenti e autonomi.

La no tax area per i pensionati

Per quanto riguarda i pensionati, c’è da dire che per i redditi da pensione fino a 8.500 euro non è dovuta Irpef; per effetto del precedente aumento della detrazione per tipologia di reddito da 1880 a 1955 (articolo 13, comma 3, lett. a) del DPR 917/86).  1955 euro non è altro che l’importo che si ottiene moltiplicando l’aliquota prevista dal primo scaglione Irpef ossia il 23% per il limite di 8.500 euro.

Tale modalità di calcolo vale rispetto anche alla no tax area dipendenti e autonomi.

La no tax area per i lavoratori dipendenti

Per quanto riguarda la no tax area dipendenti, solo per l’anno 2024,  la detrazione per lavoro dipendente è innalzata da 1.880 euro (se il reddito complessivo non supera 15mila euro) a 1.955 euro.

Cosicché, di conseguenza la no tax area dipendenti e pensionati coincideranno. Essendo entrambe fissate a 8.500 euro. Ribadiamo che 1955 euro non è altro che l’importo che si ottiene moltiplicando l’aliquota prevista dal primo scaglione Irpef ossia il 23% per il limite di 8.500 euro.

A tutto ciò si aggiunge anche la conferma del taglio al cuneo fiscale.

In precedenza con la L.n°234/2021, per redditi da lavoro dipendente era stato innalzato a 15.000 euro il limite reddituale per poter fruire della misura massima della detrazione per redditi da lavoro dipendente. Prima pari a 1.880 euro e ora innalzata a 1955. La detrazione spettante è aumentata di 65 euro se il reddito complessivo è compreso tra 25.001 euro e 35.000 euro.

Novità anche per il bonus Renzi. In sostanza cambia poco

Il decreto prevede che una somma a titolo di trattamento integrativo (ex bonus Renzi), che non concorre alla formazione del reddito, è riconosciuta a favore dei contribuenti con reddito complessivo non superiore a 15mila euro qualora:

  • l’imposta lorda determinata sui redditi da lavoro dipendente, con esclusione dei redditi da pensione e di quelli assimilati al lavoro dipendente sia di importo superiore a quello della detrazione da lavoro dipendente,
  • diminuita dell’importo di 75 euro, rapportata al periodo di lavoro nell’anno.

In tal modo, al taglio Irpef sulla no tax area non corrisponde una diminuzione della platea dei beneficiari del bonus.

Questo quanto si legge nel dossier del decreto di riforma fiscale (anche se parlare di riforma fiscale con delle misure che saranno in essere solo per il 2024 a parere di chi scrive non è molto corretto):

Nella relazione illustrativa il Governo chiarisce che in tal modo si assicura la corresponsione del trattamento integrativo ai lavoratori dipendenti alle stesse condizioni previste dalla disciplina vigente a regime. Infatti, considerato che uno dei requisiti richiesti dall’articolo 1 del citato decreto-legge n. 3 del 2020 per l’attribuzione del trattamento integrativo è la capienza dell’imposta lorda calcolata sui redditi di lavoro dipendente rispetto alla detrazione spettante ai sensi dell’articolo 13, comma 1, lettera a), del citato TUIR, un livello più elevato di tale detrazione determinerebbe la perdita del beneficio per alcuni lavoratori dipendenti che in base alla disciplina vigente a regime ne sono invece destinatari. A tale inconveniente si pone rimedio con il correttivo che si va a introdurre che, ai fini della spettanza del trattamento integrativo, neutralizza l’innalzamento della soglia di no tax area da 8.173 euro a 8.500 euro previsto dal comma 2 dell’articolo 1.

Considerando alcune stime fatte da società specializzate, sulla base delle diverse misure fin qui analizzate (taglio cuneo fiscale, nuova no tax area, ecc.), fino a circa 13.000 euro, non si pagheranno imposte.

Cosicché la soglia di no tax area effettiva è più alta di quella prevista dal TUIR.

Le regole per gli autonomi e titolari di reddito di impresa

Infine, veniamo alla no tax area prevista per i lavoratori autonomi.

Con la L.n°234/2021, con effetti sui redditi da dichiarare nel 2023, è cambiata anche la no tax area per il lavoro autonomo occasionale (redditi diversi, ex art.67 del TUIR).

In particolare, la detrazione per “tipologia di reddito” è stata portata da 1.104 euro a 1.265 . Di conseguenza, per i redditi da lavoro autonomo occasionale la no tax area è salita da 4.800 euro 5.500. La novità riguarda anche i redditi di impresa. L’importo di 1265 corrisponde  all’Irpef teoricamente dovuta per i redditi fino a tale importo di 5.500 euro.(5500*23%).

Riassumendo…

  • La riforma fiscale rivede le aliquote Irpef, si passa da 4 a 3 scaglioni, solo per il 2024;
  • solo per il 2024, la no tax area dipendenti sale a 8.500 euro;
  • sono confermate le no tax area pensionati e autonomi.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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