La seconda riunione dell’anno per il board si è conclusa così come ci si aspettava, ossia con un mancato annuncio. Il comunicato finale, tuttavia, ha fatto scattare il conto alla rovescia per il primo taglio dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea (BCE). In esso sono contenute le nuove previsioni macroeconomiche per il triennio 2024-2026 nell’Eurozona e si tratta di una revisione al ribasso per inflazione, inflazione “core” e Pil. Ecco le stime aggiornate:
- Inflazione: 2,3% – 2% – 1,9%
- Inflazione “core”: 2,6% – 2,1% – 2%
- Pil: 0,6% – 1,5% – 1,6%
Stabilità dei prezzi alla portata
Secondo la BCE, quest’anno in media la crescita tendenziale dei prezzi al consumo nell’area resterà un po’ sopra il target del 2%, il quale sarà centrato l’anno prossimo.
Il taglio dei tassi è ormai alle porte. Lo ha ammesso nei fatti la stessa Christine Lagarde, che nel corso della conferenza stampa ha fatto presente come la BCE sia ormai fiduciosa di tendere all’obiettivo della stabilità dei prezzi; semplicemente, ad oggi non dispone di dati a sufficienza per assumersi la responsabilità di una svolta. Li avrà “nei prossimi mesi” e certamente “a giugno”. In più, rispondendo alla domanda di una giornalista in sala, ha precisato che il taglio dei tassi non richiede che prima sia centrata la discesa dell’inflazione al 2%. Quel che importa, ha spiegato, è la tendenza con cui si muovono i numeri.
Spread sotto 130 punti, il mercato sconta la svolta
Tre i dati tenuti sott’occhio, ha ribadito Lagarde: il tasso d’inflazione, il tasso d’inflazione “core” e la forza di trasmissione della politica monetaria. Parole, che hanno fatto crollare lo spread tra BTp e Bund sotto i 130 punti base, con il rendimento a 10 anni sceso fino a un minimo del 3,56%.
A parte le parole di Lagarde, lo stesso tenore del comunicato va nella direzione di prospettare un taglio dei tassi a breve. L’indebolimento delle stime su inflazione e Pil lo conferma. Prima della pubblicazione, l’ufficio statistico federale tedesco Destatis pubblicava il dato sugli ordini industriali in Germania a gennaio, risultati in calo dell’11,3% su base mensile. Ennesima dimostrazione circa la debole congiuntura economica nell’area.
Tassi giù a giugno
E il governatore ha spiegato che la politica monetaria può essere guardata come fosse una serie tv ad episodi. Per il momento siamo nella fase “hold”, cioè di mantenimento dei tassi. Seguirà la fase “restrittiva” (“che durerà per un po’”), cioè in cui i tassi si paleseranno elevati al punto da soffocare la crescita dei prezzi (e dell’economia). Dopodiché, ci sarà il taglio dei tassi.
Da qui a giugno ci sarà tutto il tempo per far sì che la BCE giustifichi l’avvio dell’allentamento monetario con il fatto che la stretta si sia rivelata sufficientemente efficace per riportare l’Eurozona alla stabilità dei prezzi. A fine aprile, i dati sul Pil nel primo trimestre. E al prossimo board ci saranno sul tavolo anche i dati su ben altri tre mesi di inflazione: marzo, aprile e maggio. Insomma, quello sarà l’appuntamento da incorniciare. A meno che le condizioni macro non dovessero deteriorarsi prima e velocemente, cosa che per il momento non sembra nell’aria.