Tra meno di tre mesi il Messico celebra le elezioni presidenziali e l’uscente Andres Manuel Lopez Obrador non potrà ricandidarsi per un secondo mandato per espresso divieto costituzionale. Quasi certamente gli succederà una donna, visto che per i sondaggi sono la candidata di sinistra Claudia Sheinbaum e l’oppositrice Xochitl Galvez a contendersi la vittoria. Anzi, sembra che la prima vincerà a mani basse nel segno della continuità con la politica dell’attuale capo dello stato. E il cambio si apprezza contro il dollaro, segnando dai minimi di ottobre un rialzo del 9%.
Bond in pesos messicani zero coupon
Nel febbraio del 2018, l’International Finance Corporation, agenzia della Banca Mondiale, emise un bond in pesos messicani per 13,5 miliardi (ISIN: XS1774694597), qualcosa come poco più di 590 milioni di euro al cambio di allora. Si trattò di uno zero coupon, vale a dire di un’obbligazione senza cedola. Gli organismi sovranazionali sono soliti indebitarsi nelle valute emergenti, un modo per sostenerne la liquidità sui mercati e anche per speculare nell’ottica di un loro possibile deprezzamento. Infatti, queste istituzioni ricevono i finanziamenti degli stati membri in valute pesanti come il dollaro americano.
Fattori prezzo e cambio
Il bond in pesos messicani della Banca Mondiale fu emesso al prezzo bassissimo di 18,96 centesimi e con durata iniziale di 20 anni. La scadenza cade in data 22 febbraio del 2038. Da allora sono passati sei anni e un paio di settimane. Chiediamoci se un ipotetico investimento ci avrebbe fatto fruttare il capitale o ad oggi si sarebbe eventualmente tradotto in un flop sul piano del rendimento.
Il valore minimo negoziabile è di 100.000 pesos, che al cambio attuale equivalgono a circa 5.426 euro. Se avessimo comprato il titolo all’atto della sua emissione, dunque, lo avremmo pagato appena 18.960 pesos.
Valore del capitale in euro raddoppiato
Cos’è successo? Il bond in pesos messicani ci avrebbe offerto un rendimento del 100% in poco più di sei anni di vita. Spendendo 833 euro, oggi in portafoglio avremmo rivenduto un asset dal valore esattamente doppio. Il rendimento medio annuale lordo sarebbe stato del 12,20%. Un dato di assoluto rispetto, che si spiega solo parzialmente con l’aumento delle quotazioni. Il rendimento all’emissione fu dell’8,67%. E questo venerdì risultava salito leggermente al 9%. Dunque, i prezzi sono aumentati sostanzialmente in linea con il rendimento iniziale, anche qualcosina di meno.
Tuttavia, c’è stato anche il cambio a giocare a nostro favore. I pesos messicani hanno guadagnato in questi anni quasi un quarto del loro valore contro l’euro. E questo si è tradotto in un rendimento “extra” per il nostro capitale. A cos’è dovuto l’apprezzamento recente? Alla prospettiva di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. La valuta emergente è fortemente legata al dollaro, visto che gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco per le esportazioni messicane. E anche il Messico ha margini per allentare la sua politica monetaria: a fronte di un’inflazione al 4,4%, i tassi sono stati portati all’11,25%. In termini reali, viaggiano a quasi il 7%.
Rally forse non finito per i bond in pesos messicani
In teoria, al netto di possibili tensioni elettorali, i bond in pesos messicani avrebbero modo di apprezzarsi ulteriormente sul piano delle quotazioni e del cambio. Ma attenzione anche alle elezioni americane. Donald Trump è considerato ostile al Messico non solo per la questione spinosa dell’immigrazione clandestina, bensì anche per l’accordo di libero scambio (Nafta) del quale lamenta conseguenze negative per la prima economia americana.