I pagamenti su PostePay sono tracciati e vanno dichiarati al Fisco?

L’uso della PostePay può avere le sue implicazioni fiscali con l’Agenzia Entrate. Ecco qualche consigli per evitare sorprese
10 mesi fa
2 minuti di lettura
postepay, implicazioni fiscali
Foto © Licenza Creative Commons

La PostePay, la carta prepagata emessa da Poste Italiane, come noto, è uno strumento di pagamento molto popolare in Italia, che può essere utilizzato per una varietà di operazioni finanziarie, come prelevare contanti agli sportelli automatici, fare acquisti sia in negozi fisici che online, e trasferire denaro.

Attualmente è disponibile in diverse versioni, ognuna con caratteristiche specifiche per adattarsi alle esigenze diverse dei consumatori, come la PostePay Standard, PostePay Evolution, e altre varianti che includono funzionalità aggiuntive come l’IBAN per effettuare e ricevere bonifici.

Essendo ricaricabile, permette di gestire il proprio budget in modo flessibile, senza necessariamente essere collegata a un conto corrente bancario.

Attenzione alle sue implicazioni fiscali. Gli aspetti fiscali legati all’utilizzo di una carta prepagata come la PostePay si concentrano principalmente su due aree, ossia la tracciabilità delle transazioni e le potenziali implicazioni per dichiarazioni dei redditi o controlli fiscali.

La tracciabilità delle operazioni

Le operazioni effettuate con PostePay, o altre carte prepagate simili, sono tracciabili. Questo significa che le autorità fiscali (Agenzia Entrate su tutte) possono tecnicamente accedere ai dati delle transazioni nell’ambito di indagini fiscali o per verificare la coerenza delle dichiarazioni dei redditi.

Ricordiamo anche che la PostePay è uno strumento utile per gestire spese che si vogliono mantenere tracciabili, ad esempio, per detrazioni fiscali legate alle spese che, per legge, vanno pagate con strumenti tracciabili. E tra detti strumenti tracciabili è ammessa anche la PostePay. Si pensi, ad esempio, alla detrazione bonus mobili. In tal caso, il legislatore tra gli strumenti di pagamento ammessi per la tracciabilità della spesa fa rientrare anche le carte prepagate.

Le carte prepagate, inoltre, dotate o NON dotate di IBAN devono essere anche riportate nella DSU ai fini dell’ISEE. Questo significa che il saldo presente sulla carta contribuisce a formare il patrimonio del nucleo familiare.

Le implicazioni fiscali della PostePay

L’utilizzo di una PostePay in sé non ha implicazioni dirette sulla dichiarazione dei redditi, a meno che non si tratti di operazioni che influenzano il reddito imponibile o che debbano essere specificamente dichiarate.

Ad esempio, se si utilizza la PostePay per ricevere pagamenti legati a un’attività professionale, questi fondi contano come reddito e devono essere dichiarati. Laddove, invece, ad esempio la mamma fa una ricarica al figlio sulla PostePay come regalo o per consentirgli di comprare un cellulare da internet o in negozio fisico, si tratta di un’operazione del tutto irrilevante ai fini fiscali.

Importi significativi e frequenti versati su una PostePay o prelevati dalla stessa potrebbero destare l’interesse dell’Agenzia delle Entrate se sospettati di non corrispondere ai redditi dichiarati. È importante, dunque, che tutti i movimenti di denaro siano giustificati da documentazione adeguata che ne spieghi la natura.

Se poi si pensa alla versione Evolution della PostePay, dotata di IBAN, questa permette di effettuare e ricevere bonifici, inclusi stipendi e pensioni. Ciò la rende simile, sotto certi aspetti, a un conto corrente bancario, con relative implicazioni fiscali legate ai flussi entranti e uscenti che devono essere coerenti con il reddito dichiarato.

Il consiglio dell’esperto sull’uso della PostePay

Sulla base di quanto esposto, dunque, un soggetto che svolge la libera professione con partita IVA e periodicamente riceve somme in accredito su detta carta a fronte delle quali l’Agenzia Entrate riscontra un reddito NON dichiarato equivalente, certamente potrà finire nel mirino dei controlli. Una simile circostanza, infatti, potrebbe significare che il soggetto ha incassato a nero senza emettere fattura. Così come, ad esempio, laddove un soggetto non titolare di partita IVA, frequentemente riceve somme in ricarica sulla carta, potrebbe destare sospetti che stia svolgendo attività commerciale in maniera abituale e senza partita IVA.

In generale, dunque, l’utilizzo della PostePay, come qualsiasi altro strumento finanziario, deve essere gestito con attenzione, soprattutto in relazione alla propria situazione fiscale e alle eventuali normative vigenti. È consigliabile, se trattasi di operazioni rilevanti, conservare documentazione relativa a tutte le transazioni per poter rispondere a eventuali richieste da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Riassumendo

  • la PostePay è una normale carta prepagata emessa da Poste Italiane
  • si utilizza per ricevere ricariche, spostare fondi, effettuare acquisti, riceve accredito di bonifici (se dotata di IBAN), inclusi stipendi e pensioni
  • il saldo e la giacenza media devono essere indicati nel patrimonio mobiliare del nucleo familiare ai fini ISEE
  • la rilevanza fiscale delle operazioni poste in essere con la PostePay dipende dalle circostanze e le transazioni possono, comunque, finire sotto i controlli fiscali dell’Agenzia Entrate.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

Lascia un commento

Your email address will not be published.