E se l’halving di Bitcoin portasse a un transitorio calo dei prezzi?

L'halving di Bitcoin è atteso per aprile e, contrariamente alle attese, potrebbe portare temporaneamente a un calo dei prezzi.
6 mesi fa
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Bitcoin verso un "halving" decisivo
Bitcoin verso un "halving" decisivo © Licenza Creative Commons

L’appuntamento a cui tutti guardano sul mercato delle “criptovalute” è fissato per il prossimo 19 aprile. In quella data scatta il celebre “halving” di Bitcoin, un’espressione che letteralmente significa “dimezzamento”. E si tratta effettivamente di ciò. I cosiddetti “miners” otterranno la metà dei token digitali rispetto ad oggi come ricompensa per la risoluzione di complessi calcoli matematici di un blocco di numeri. Scenderanno da 6,25 a 3,125. L’evento si verifica ogni quattro anni e ha sempre portato a un aumento delle quotazioni nei mesi successivi e al raggiungimento di nuovi record.

Halving Bitcoin bearish sui prezzi?
Halving Bitcoin bearish sui prezzi? © Licenza Creative Commons

Halving Bitcoin dall’impatto paradossalmente bearish?

Pochi giorni fa, la quotazione di Bitcoin ha effettivamente centrato un ennesimo massimo storico a 72.000 dollari, salvo retrocedere nelle sedute successive ad un minimo inferiore ai 62.000 dollari. Un tracollo a cui non si è dato grande importanza, vista l’elevata volatilità a cui la “criptovaluta” ci ha abituati sin dai suoi esordi di quindici anni fa.

E se fosse proprio l’halving a provocare un temporaneo calo dei prezzi di Bitcoin? Ad oggi, si è sempre pensato il contrario. Poiché l’offerta di token rallenta, a parità di domanda sembra inevitabile che i prezzi s’impennino. Ogni giorno, dal 19 aprile in avanti e per quattro anni saranno rilasciati sul mercato 450 e non più 900 Bitcoin. Sin qui, tutto perfettamente logico. Senonché il dimezzamento della ricompensa metterà a dura prova il mining. I gruppi meno efficienti e non sostenuti da capitali rischiano di essere spazzati via. Nei fatti, non arriverebbero più a coprire i costi dell’energia.

Mining al 75% in sole 4 economie

A tale riguardo, non è un caso che i tre quarti del mining siano concentrati in soli quattro stati del mondo:

  • Stati Uniti 35,4%
  • Kazakistan 18,1%
  • Russia 11,23%
  • Canada 9,55%
Mining Bitcoin dove l'energia costa meno
Mining Bitcoin dove l’energia costa meno © Licenza Creative Commons

Mining legato ai costi dell’energia

Cos’hanno in comune queste economie? Sono produttrici di energia, per cui dispongono di corrente elettrica a basso costo.

Vediamo i rispettivi prezzi medi in dollari Usa praticati per KWh:

  • Kazakistan 0,05
  • Russia 0,06
  • Canada 0,11
  • Stati Uniti 0,18

A titolo di confronto, in Italia l’anno scorso stavamo a 0,46 dollari, in Germania a 0,52, in Danimarca a 0,53, ecc. Dunque, i Bitcoin si “estraggono” laddove l’energia costa meno. E’ ovvio che sia così, altrimenti la produzione avverrebbe sottocosto. I calcoli sono complessi e per essere realizzati richiedono l’utilizzo di numerosi dispositivi elettronici collegati in rete e che consumano tantissima energia. Tanto che alcuni paesi hanno negli anni passati contrastato il business per ridurre i rischi di blackout. Pensiamo a Cina, Iran e Venezuela, anzitutto.

Miners meno efficienti ad un bivio

Cosa succederà con l’halving di Bitcoin ad aprile? I produttori meno efficienti avranno due scelte: uscire dal mercato o continuare a resistere migliorando la propria efficienza in fase di mining. La seconda opzione richiederà loro maggiori investimenti con capitali propri e/o ricorrendo ai prestiti di terzi. In entrambi i casi, potrebbero avere bisogno di liquidare i Bitcoin in portafoglio per fare cassa. Questo significa che, almeno per una prima fase, l’offerta sul mercato aumenterebbe, anziché contrarsi come da previsione.

Ed è possibile che il tracollo di settimana scorsa abbia un po’ a che fare con tale fenomeno. Approfittando delle quotazioni record, chissà che i miners più a rischio con l’halving non abbiano cercato di potenziare la liquidità vendendo Bitcoin. La questione si ripropone come sappiamo ogni quattro anni, ma attenti a pensare che ogni evento sia uguale al precedente. Quando la “criptovaluta” debuttò sul mercato globale nel gennaio del 2009, la ricompensa per i miners era di ben 50 Bitcoin per ogni blocco di numeri risolto.

In pratica, anche i miners meno efficienti riuscivano a stare sul mercato senza problemi.

Halving Bitcoin resta bullish nel medio-lungo termine

Tutt’altra cosa sarà continuare ad operare con appena 3,125 Bitcoin per ogni calcolo andato a buon fine. Chiaramente, queste problematiche non inficiano le valutazioni a medio e lungo termine. L’offerta di certo rallenterà il suo ritmo di crescita e ciò non può che sostenere le quotazioni. Semplicemente, stiamo avvertendo che tutto questo potrebbe non avere effetti immediati. L’halving di Bitcoin può temporaneamente accrescere l’offerta complessiva, deprimendo i prezzi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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