Andare in pensione nel 2024 dopo due anni di NASPI, tutti i pro e i contro delle due possibili alternative

Quale delle due misure scegliere per la pensione dopo aver percepito la NASPI se si possiedono i requisiti per i due strumenti pensionistici.
8 mesi fa
3 minuti di lettura
pensione inps
Foto © Licenza Creative Commons

A volte esistono possibilità di andare in pensione attraverso misure che molti nemmeno prendono in considerazione. L’INPS mette a disposizione dei lavoratori una varietà così ampia di strumenti per la pensione, che molti non hanno una chiara comprensione delle opportunità a loro disposizione. Ad esempio, esistono strumenti che, dopo la NASPI, possono essere utilizzati per anticipare l’accesso alla pensione.

“Buonasera, sono Renato e sono un lavoratore che a maggio terminerà la sua NASPI. Ho interrotto il lavoro a dopo la chiusura della fabbrica dove lavoravo, a maggio 2022.

Secondo voi posso andare in pensione con l’APE sociale come disoccupato? Ho maturato 39 anni di contributi prima di perdere il lavoro. Non so se posso andare in pensione o meno visto che ho 64 anni di età. Mi aiutate?”

Andare in pensione nel 2024 dopo due anni di NASPI è facile

Andare in pensione dopo la NASPI è possibile grazie a specifiche misure, particolarmente vantaggiose per i disoccupati al termine del periodo di percezione della NASPI, tra le categorie che possono beneficiare di un anticipo pensionistico. Il profilo del nostro lettore suggerisce che possieda i requisiti sia per la Quota 41 per lavoratori precoci sia per l’APE sociale.

Data la sua lunga carriera lavorativa, raccomandiamo l’opzione della Quota 41, nonostante le limitazioni associate all’APE sociale. Tuttavia, è fondamentale effettuare accurati calcoli preliminari. È essenziale verificare che il lettore soddisfi i requisiti per la Quota 41, che vanno oltre il semplice raggiungimento dei 41 anni di contributi.

Andare in pensione nel 2024 dopo due anni di NASPI, tutti i pro e i contro delle due possibili alternative

Per la pensione con quota 41 i requisiti da completare sono sostanzialmente legati alla contribuzione versata. Non avendo limiti anagrafici infatti la prestazione si può sfruttare con:

  • 41 anni di contributi versati;
  • almeno 35 anni di contributi effettivi da lavoro (senza figurativi da malattia o disoccupazione);
  • almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età.

Il nostro lettore, che afferma di aver interrotto la sua carriera con 39 anni di contributi, potrebbe raggiungere i 41 anni di versamenti grazie ai due anni di NASPI.

Siamo vicini al limite, poiché è necessario valutare l’intera carriera contributiva per stabilire se i 41 anni di contributi siano completi e validi.

Successivamente, è essenziale verificare il requisito dei 35 anni di contributi effettivi, considerando che gli ultimi due anni, necessari per raggiungere i 41, derivano dalla NASPI. È importante anche tenere conto degli eventuali altri periodi di disoccupazione o malattia nella carriera lavorativa del lettore.

Se tali periodi superano i 7 anni, il diritto alla Quota 41 viene meno. In aggiunta, è opportuno controllare la presenza di almeno 12 mesi di versamenti contributivi prima del compimento dei 19 anni di età, requisito necessario per ottenere lo status di lavoratore precoce.

Il calcolo della convenienza tra le due misure

La convenienza della Quota 41 per i lavoratori precoci è evidente rispetto all’APE sociale, che presenta diverse limitazioni, alcune delle quali non interessano il nostro lettore. Con 41 anni di contributi, infatti, non si avrebbero diritto a maggiorazioni e integrazioni, data l’entità della pensione, notevolmente superiore al trattamento minimo. Per accedere all’APE sociale nella categoria dei disoccupati sono necessari:

  • almeno 63 anni e 5 mesi di età;
  • almeno 30 anni di contributi versati.

Le limitazioni dell’APE sociale, precedentemente menzionate, che non incidono sulla Quota 41 per i precoci e che rendono questa ultima l’opzione preferibile, includono:

  • assenza di reversibilità in caso di decesso anticipato del titolare;
  • mancanza di maggiorazioni e integrazioni sull’importo;
  • nessuna indicizzazione annuale per l’inflazione;
  • assenza della tredicesima mensilità;
  • un importo massimo di 1.500 euro al mese;
  • nessun assegno previsto per il nucleo familiare.

Tutte le limitazioni dell’APE sociale

Esistono limitazioni importanti che un lavoratore deve valutare al momento di scegliere tra l’APE e la Quota 41, inclusa la restrizione sul cumulo dei redditi da pensione con altri introiti da lavoro, esclusi quelli derivanti da attività autonoma occasionale fino a un massimo di 5.000 euro annui.

È doveroso sottolineare che, in alcuni casi, l’APE sociale offre condizioni più favorevoli rispetto alla Quota 41, soprattutto per i disoccupati.

Un vantaggio significativo dell’APE sociale è l’assenza di periodi di attesa: per accedervi, non si devono attendere i tre mesi dopo il raggiungimento dei requisiti necessari, a differenza della Quota 41. Inoltre, per i disoccupati, la Quota 41 presenta ulteriori vincoli rispetto all’APE sociale.

I requisiti per l’APE sociale si considerano soddisfatti quando un lavoratore raggiunge i 63 anni e 5 mesi di età, accumula 30 anni di contributi e riceve l’ultima mensilità di NASPI. Per la Quota 41 destinata ai lavoratori precoci, il requisito si considera raggiunto una volta completati i 41 anni di contributi e trascorsi tre mesi dall’ultima NASPI ricevuta.

Anche la pensione con Quota 41 precoci è abbastanza penalizzante

La situazione attuale del nostro lettore offre una chiara visione riguardo l’inizio delle due prestazioni pensionistiche. A nostro avviso, se ha effettivamente maturato i requisiti, potrebbe accedere alla pensione già a giugno 2024 con l’APE sociale, terminata l’esperienza con la NASPI a maggio.

Per quanto riguarda la Quota 41 per lavoratori precoci, invece, l’accesso alla pensione sarebbe possibile a dicembre. Ciò è dovuto al fatto che si devono attendere 3 mesi dall’ultimo pagamento dell’ammortizzatore sociale e, soltanto dopo questo periodo, inizia a decorrere un’ulteriore finestra di attesa di 3 mesi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Bond perpetuo di Poste Italiane, rendimento da fare gola
Articolo precedente

Bond perpetuo di Poste Italiane, ecco perché con la call diventa un buon investimento

Assegno di inclusione
Articolo seguente

Assegno di inclusione, cosa succede ai soldi non spesi