L’emissione della prima tranche avvenne nell’ottobre del 2016 e al bond venne subito affibbiato il nomignolo ironico di “Matusalemme” per via della sua lunghissima durata. Si trattava, in effetti, della prima scadenza a 50 anni del Tesoro. Il BTp 1 marzo 2067 con cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390) da allora di strada ne ha percorsa parecchia. La notizia forse più rilevante è che nel frattempo ha perso il primato di bond più lungo del mercato sovrano italiano. Tre anni fa arrivò il BTp 1 marzo 2072 con cedola 2,15% a spodestarlo.
Quotazione quasi dimezzata dai massimi
Mentre oggi lo si acquista per poco più di 73 centesimi, nel febbraio del 2021 arrivò a toccare quota 135. Da allora, resta in calo di quasi la metà. E nell’ottobre scorso scendeva ai minimi storici sotto i 60 centesimi. “Dura lex, sed lex”, diremmo. Chi comprò il bond ai prezzi record di tre anni fa, non può che mordersi le dita delle mani. A meno che non lo abbia rivenduto, in portafoglio si ritrova ancora adesso un asset poco redditizio e in forte perdita in conto capitale. Ma adesso che i tassi di interesse sono attesi in calo, il BTp 2067 può fare gola a questi prezzi?
Facciamo prima un po’ di ordine mentale. Se compriamo un lotto minimo di 1.000 euro, in queste ore spenderemmo quasi 735 euro per ottenere annualmente 28 euro di cedola lorda, cioè 24,50 euro netti. Il nostro rendimento immediato, vale a dire la cedola netta effettiva, equivale al 3,33% (24,50 / 735). E’ il flusso di reddito che percepiremmo fino alla scadenza, quando matureremmo anche una plusvalenza del 13,60% data dal rimborso del capitale a un valore superiore al costo sostenuto.
Cedola netta reale attesa positiva
Ma è molto probabile che, se decidessimo di acquistare il BTp 2067, non sarebbe per tenerlo fino alla scadenza, bensì per rivenderlo prima a prezzi di mercato maggiori.
Una cedola netta effettiva sopra il 3,30% sembra interessante con un’inflazione italiana attesa per il medio-lungo periodo intorno all’1,20% o giù di lì. Ciò implica un rendimento effettivo netto reale del 2% all’anno o persino superiore. Certo, entrando ad ottobre sul mercato, la cedola del BTp 2067 ci avrebbe reso oltre il 4% reale, prossimo al 3% in termini reali. Al contrario, acquistando il titolo ai prezzi massimi di inizio 2021, la cedola netta fu di appena l’1,80%. Con l’inflazione sarebbe finita sottozero in termini reali negli ultimi anni e resterebbe molto bassa anche nel prossimo futuro.
BTp 2067, possibile apprezzamento con inflazione in calo
L’ideale sarebbe che il mercato reagisse positivamente all’avvio dell’allentamento monetario della Banca Centrale Europea, mandando la quotazione del BTp 2067 in area 80 centesimi entro pochi mesi. Sarebbe un guadagno del 10%, che si andrebbe a sommare a quello offerto dalla cedola. Questi erano i livelli di prezzo quando nel luglio del 2022 iniziò la stretta monetaria. Un simile trend implicherebbe per il rendimento alla scadenza sottostante un calo di circa mezzo punto percentuale dal 4,20% attuale. Uno scenario non così peregrino, sempre che l’inflazione non torni a giocare qualche brutto scherzo.