Il “riscatto laurea” rappresenta una preziosa opportunità per gli ex studenti universitari di convertire gli anni trascorsi nell’istruzione superiore in contributi previdenziali, con il fine ultimo di incrementare l’assegno pensionistico e di anticiparne la ricezione.
Il processo consiste nel versare all’INPS un importo corrispondente ai contributi che sarebbero stati accumulati lavorando durante gli anni di studio.
Questo meccanismo permette non solo di aumentare l’entità della pensione futura, ma anche di ridurre l’età pensionabile in proporzione agli anni di studio “riscattati”.
I requisiti per il riscatto
Per procedere con il riscatto, è necessario soddisfare alcuni requisiti specifici. Primo fra tutti, il titolo di studio deve essere già stato ottenuto al momento della presentazione della domanda di riscatto.
Inoltre, i periodi di studio da riscattare non devono essere già coperti da contributi versati a qualsiasi forma di gestione previdenziale obbligatoria. L’unica eccezione ammessa è il riscatto effettuato contemporaneamente in una cassa professionale per iscritti ad albi e in una gestione dell’INPS.
Le qualifiche accademiche riscattabili includono una vasta gamma di titoli: dai corsi di laurea di vecchio ordinamento alle lauree triennali, specialistiche e magistrali, anche a ciclo unico, fino ai diplomi di specializzazione e ai dottorati di ricerca senza contributi previdenziali. Anche i diplomi accademici di primo e secondo livello, i diplomi di specializzazione e i titoli di alta formazione artistica e musicale rientrano tra quelli riscattabili. Tuttavia, i master universitari, anche se conseguiti in università riconosciute, non sono ammessi al riscatto.
Per i titoli di studio ottenuti all’estero, nei chiarimenti sul riscatto laurea forniti dall’INPS (Messaggio n° 6208/2014) , si prevede il riconoscimento attraverso il ministero dell’Università e della Ricerca.
La spesa del riscatto laurea: metodi di calcolo e aspetti fiscali
Il costo del riscatto laurea varia a seconda del periodo di studio e del sistema previdenziale di appartenenza. Per le lauree conseguite prima del 1996, si applica il metodo della riserva matematica, che considera età e contributi versati.
Per quelle ottenute dopo il 1996, per il costo del riscatto laurea si usa il metodo contributivo, basato sull’aliquota previdenziale dell’ultimo anno di lavoro moltiplicata per la retribuzione annuale precedente alla domanda di riscatto.
Infine, la legge n. 247/2007 ha introdotto una formula di riscatto dedicata agli inoccupati, ovvero quei neolaureati che non sono iscritti a nessuna forma di previdenza e che non hanno mai lavorato, neanche all’estero. Questa opzione, tuttavia, non è disponibile per coloro che hanno intrapreso attività lavorative che comportano l’iscrizione alla gestione separata o hanno avuto redditi da lavoro autonomo occasionale superiori a 5.000 euro lordi annui.
L’INPS mette a disposizione un servizio online gratuito per la simulazione del riscatto laurea che permette anche di vedere gli effetti sulla futura pensione. Quindi, un utile strumento per valutare o meno la convenienza. Ricordiamo anche che i costi pagati per il riscatto laurea sono detraibili/deducibili in dichiarazione redditi.
La detrazione è del 19% e spetta se la spesa per il riscatto laurea è sostenuta per un familiare fiscalmente a carico (ad esempio per i figli). Laddove, invece, il riscatto laurea è personale, il costo sostenuto è deducibile.
Riassumendo
- il riscatto laurea convertire gli anni trascorsi nell’istruzione superiore in contributi previdenziali
- con il riscatto della laurea si riesce ad aumentare l’assegno pensionistico e/o ad anticipare il pensionamento
- si possono riscattare solo gli anni ordinari del corso di studi (NON i c.d. anni di fuori corso)
- per il calcolo i metodi sono diversi a seconda dell’anno di conseguimento della laurea
- la spesa sostenuta è detraibile/deducibile in dichiarazione redditi.