BTp 2036 legati all’inflazione europea, cosa ci svela il rendimento in asta

I BTp 2036 legati all'inflazione europea sono un asset interessante per proteggere il capitale dalla perdita del potere di acquisto.
8 mesi fa
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BTp indicizzati all'inflazione europea
BTp indicizzati all'inflazione europea © Licenza Creative Commons

Questa settimana il Tesoro ha raccolto 5 miliardi di euro con l’emissione di un BTp short term e due BTp legati all’inflazione europea, di cui uno in scadenza in data 15 maggio 2036 (ISIN: IT0005588881). Questo titolo ha attirato ordini per 1,76 miliardi contro un’offerta di 1,25 miliardi. E’ stato prezzato a 99,39 centesimi, pari a un rendimento lordo reale alla scadenza dell’1,87%, al netto dell’indice Hicp ex tabacchi dell’Eurostat. Il coefficiente di indicizzazione è stato indicato a 0,99995.

Prezzo legato ad aspettative d’inflazione

Il bond del Tesoro con cedola fissa offriva nelle stesse ore un rendimento in area 3,95%.

Questo significa che esiste un divario di oltre il 2% con i BTp legati all’inflazione e simile durata residua. Il mercato starebbe scontando un tasso medio d’inflazione nell’Area Euro attorno al 2%, che è il target fissato dalla Banca Centrale Europea.

Ieri, i BTp 2036 legati all’inflazione si acquistavano per 97,32 centesimi. La quotazione è nettamente sotto la pari e in discesa rispetto all’emissione della prima tranche di qualche mese fa. Essa risente dell’andamento generale del comparto obbligazionario e delle aspettative d’inflazione nell’Area Euro.

Differenze con BTp Italia

Parliamo di un bond che protegge il potere di acquisto del capitale per un investitore non solo italiano, ma dell’intera unione monetaria. Rispetto ai BTp Italia, i BTp legati all’inflazione europea presentano caratteristiche tecniche un po’ differenti. La rivalutazione del capitale avviene in un’unica soluzione alla scadenza. Per questa ragione il divario tra quotazione sul mercato secondario e costo effettivo per l’acquisto tende a crescere con il trascorrere del tempo. L’inflazione cumulata, infatti, aumenta il tasso di rivalutazione da riconoscere al venditore.

Lo scenario migliore per un investitore italiano sarebbe di acquistare BTp legati all’inflazione europea e nel periodo di possesso di ritrovarsi con un’inflazione italiana decisamente inferiore.

Facciamo un esempio grossolano. Immaginiamo di avere acquistato il titolo con l’aspettativa di una crescita dei prezzi al consumo Eurostat del 2%. Invece, questi aumenteranno ad un ritmo medio del 4% all’anno. Ma non in Italia, dove l’inflazione si aggirerà intorno all’1%.

BTp legati all’inflazione europea versus inflazione italiana

Cosa potremmo dire a posteriori di un simile investimento? I BTp legati all’inflazione europea ci avranno offerto un rendimento del 2% superiore alle attese. Se avessimo acquistato il bond del Tesoro con cedola fissa, infatti, avremmo ottenuto il 2% in meno. Inoltre, esso si sarà rivelato ancora più redditizio in termini reali. Vivendo noi in Italia, la nostra perdita del potere di acquisto si misurerà in base all’inflazione italiana. Dunque, avremo ricevuto un rendimento medio del 5,87% contro un’inflazione dell’1%. Il bond con cedola fissa ci offrirebbe un rendimento reale di quasi il 3%, questo di quasi il 5%. Chiaramente, se fosse l’inflazione italiana a risultare superiore a quella Eurostat, il ragionamento si ribalterebbe.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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