Euro digitale tra incognita privacy, attacco ai colossi dei pagamenti Usa e rischi liquidità per banche

La Banca Centrale Europea accelera sul lancio dell'euro digitale, che sarà un'innovazione dalle tante incognite e con alcuni rischi.
8 mesi fa
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Euro digitale, ecco i rischi
Euro digitale, ecco i rischi © Licenza Creative Commons

La Banca Centrale Europea (BCE) stringe sui tempi per lanciare l’euro digitale, un’innovazione destinata a cambiare le abitudini quotidiane di quasi 350 milioni di persone in venti stati. Se ne parla da anni e in pochi ne conoscono le caratteristiche essenziali all’infuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Un’aria di mistero che non aiuta ad avvicinare l’opinione pubblica a quella che sarebbe un’invenzione “disruptive” come poche nella storia dell’economia. In questi giorni ne hanno discusso due dei principali banchieri centrali di Francoforte: l’italiano Fabio Panetta e il tedesco Joachim Nagel.

Cos’è l’euro digitale

Quando si parla di euro digitale, parte della stampa è solita appellarlo come una sorta di Bitcoin della BCE. Non c’entra nulla. La “criptovaluta” è decentralizzata, cioè non ha una banca centrale che la emette e gestisce. Invece, le banche centrali stanno cercando di rispondere alla domanda di innovazione che arriva dal mercato e che si traduce sempre più spesso in acquisti di token digitali. Istituti come la Banca Popolare Cinese sono già avanti, avendo avviato la sperimentazione. Nagel ha ammesso che la BCE si starebbe ispirando alla piattaforma Pix lanciata nel 2020 dalla banca centrale brasiliana. Questo per farvi capire che noi del famoso mondo ricco non siamo affatto avanti sui tempi, anzi stiamo rimanendo persino indietro.

Serve potente infrastruttura tecnologica

Esistono specifiche ragioni per le quali il lancio dell’euro digitale non stia avvenendo in tempi così celeri. Certo, c’è l’esigenza di adottare un’infrastruttura tecnologica potente, diremmo “perfetta” per evitare intoppi. Ma il punto è che stiamo parlando di una rivoluzione che coinvolge numerosi interessi in gioco di più parti.

Fatta questa doverosa premessa, cerchiamo di capire cosa sia l’euro digitale. Possiamo considerarla una moneta per i pagamenti digitali, alternativa ai pagamenti in contanti. Sappiamo che di anno in anno i consumatori tendono a regolare gli scambi in misura maggiore con l’uso di carte di pagamento (bancomat o di credito) e applicazioni.

Banconote e monetine stanno diventando sempre meno diffuse, per quanto resistano in economie come Germania e Italia, solo per restare nell’Eurozona.

Sfida a colossi dei pagamenti Usa

Se questo è vero, allora quale esigenza esiste di lanciare l’euro digitale, essendo già oggi possibile effettuare pagamenti elettronici? Ed ecco arrivati al nocciolo della questione: i pagamenti elettronici con carta sono offerti oggi da colossi come Visa, MasterCard e American Express. Essi sono soggetti privati e americani. La BCE non vuole affidare il futuro degli scambi a pochi oligopolisti, per giunta non del nostro continente. Creerebbe allo scopo un’infrastruttura pubblica e a costo zero. Questo è l’aspetto che dovrebbe maggiormente interessare il cittadino sul piano strettamente economico.

Mentre oggi paghiamo per effettuare o ricevere un pagamento, in futuro con l’euro digitale tutto ciò avverrebbe gratis. E questo di per sé agevolerebbe i pagamenti elettronici, ad oggi limitati dai costi. Il contante avrà minore appeal. Fin qui, la parte vantaggiosa a favore del cittadino. Lo stesso Nagel, tuttavia, riconosce l’esistenza di alcuni rischi. E ci tiene a precisare, in linea con il pensiero storico della Bundesbank che guida, che i pagamenti in contanti continuerebbero ad esistere e ad essere garantiti.

Riservatezza a rischio

Il primo rischio riguarda la privacy. Il contante ha il pregio di garantire l’assoluto anonimato alle parti che regolano uno scambio. Per quanto anni di informazione finanziaria a favore dei pagamenti digitali ci abbiano fatto il lavaggio del cervello, questo è un valore da tutelare. Pensate all’eventualità che un regime controlli le vite dei suoi cittadini, restringendone le libertà. La BCE starebbe studiando il modo di minimizzare il rischio di violazione della privacy.

Non dovrebbe essere nelle condizioni di accedere al “data trail” dei pagamenti, anche se al contempo ritiene che questi sia essenziale per la lotta all’evasione fiscale, alla criminalità organizzata e al terrorismo. Due esigenze contrapposte che non trovano ad oggi una soluzione di possibile compromesso.

Stop a liquidità gratis per banche

C’è un altro rischio notato dal tedesco e di cui si dibatte da tempo. L’euro digitale consentirebbe ai cittadini di depositare direttamente presso la BCE i loro risparmi, ricevendo in cambio un certo tasso di interesse. Se così, le banche commerciali perderebbero almeno parte della liquidità di cui oggi dispongono grazie ai conti correnti dei clienti. A tale fine, Francoforte limiterebbe gli importi accreditabili presso i suoi sportelli. In passato, si era parlato di 3.000 euro per ogni risparmiatore. Ad occhio e croce, se tutti i cittadini dell’Eurozona sfruttassero una tale opportunità, fino a 1.000 miliardi uscirebbero dalle banche commerciali per essere dirottati in favore della BCE.

Euro digitale sfida a banche e colossi finanziari

Avrete capito che il principale ostacolo al debutto dell’euro digitale arriva dal sistema bancario-finanziario internazionale. Le banche temono di perdere liquidità a costo zero, i colossi dei pagamenti milioni di clienti su cui ogni giorno maturano grossi profitti. A rischio vi è un intero settore da un lato, nonché la riservatezza dei cittadini. Non che questa finora sia stata garantita. In fondo, se paghi con carta, già ti esponi al rischio di essere tracciato dalla società che l’ha emessa. Questa utilizza i tuoi dati per finalità commerciali proprie o vendendole a terzi. E’ il business dei “big data”, vero punto di forza di multinazionali sempre più monopoliste.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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