Il debito pubblico italiano s’impenna a marzo, ma ci sono due buone notizie

Malgrado il boom del debito pubblico italiano a marzo con l'ennesimo record storico segnato, esistono due buone notizie.
6 mesi fa
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Debito pubblico settembre più vicino a quota 3.000 miliardi
Debito pubblico settembre più vicino a quota 3.000 miliardi © Licenza Creative Commons

Ennesimo record storico per il debito pubblico italiano nel mese di marzo, salito a 2.894,652 miliardi di euro. Rispetto a febbraio c’è stato un balzo di 23 miliardi (22,966 miliardi). Questo è il risultato di un elevato fabbisogno mensile pari a 27,716 miliardi, solo in parte contrappesato dalla riduzione della liquidità disponibile del Tesoro per 4,16 miliardi a 38,62 miliardi. Il tasso di cambio, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e gli scarti di emissione hanno altresì ridotto lo stock di 0,6 miliardi.

Debito pubblico a marzo corre

Dunque, cos’è successo? A marzo le entrate non sono state sufficienti a coprire le spese.

Il disavanzo che emerge è alto, anche se nello stesso mese dello scorso anno era stato ancora superiore: 31,381 miliardi. Lo stato ha utilizzato parte della liquidità posseduta per finanziare il gap. Questa è scesa a livelli che lasciano presagire che nei mesi successivi non ci saranno apporti in tal senso. E la brutta notizia è che, al netto di tali variazioni relative alle scorte di liquidità, il debito pubblico a marzo risulta cresciuto di 94,16 miliardi su base annua, qualcosa come 7,85 miliardi al mese e il 4,5% del Pil.

Caccia ai BTp tra famiglie e investitori stranieri

Senza ombra di dubbio c’è una crescita troppo elevata. Bisogna porvi un freno, chiaramente facendo meno deficit. Ma la buona notizia è che la domanda c’è e si vede. A febbraio le famiglie italiane hanno acquistato BTp per un controvalore netto di 5,93 miliardi. E gli investitori stranieri hanno fatto il resto con ben 21,55 miliardi. Sommando tali acquisti, arriviamo a circa 27,50 miliardi, ben sopra l’aumento mensile dello stock di 22,556 miliardi. In pratica, lo stato italiano continua a indebitarsi. Stando alla Nota di Aggiornamento al Def, a fine anno arriveremo a 2.955 miliardi di passività, +60 miliardi rispetto ai livelli raggiunti a marzo. Ma la domanda del retail domestico e degli investitori istituzionali stranieri surclassa tale aumento.

Il debito pubblico a marzo sarà anche salito di molto, ma in quel mese ci fu l’emissione del BTp Valore marzo 2030, che riscosse ordini record per 18,316 miliardi. Dovremmo visualizzare un ulteriore boom di acquisti netti tra le famiglie. Queste a febbraio detenevano titoli di stato per 333,504 miliardi, +112,92 miliardi in appena un anno. Gli investitori stranieri salivano, invece, a 677,456 miliardi per i soli bond del Tesoro, segnando un aumento di 62,37 miliardi. Ciò spiega perfettamente la ragione per cui l’esplosione del debito verso la soglia dei 2.900 miliardi si sia accompagnata a una contrazione dello spread.

Entrate tributarie in forte crescita

Ovviamente, qualche segnale di stanchezza inizia ad avvertirsi. L’emissione del BTp Valore a inizio maggio ha esitato ordini inferiori alle tre edizioni precedenti, pur consistenti in assoluto. Il segno che il Tesoro non possa spingersi eccessivamente nell’indebitarsi, sperando che la domanda delle famiglie sia infinita. Ma c’è un’altra buona notizia in questa sfilza di cifre che vi stiamo fornendo. Le entrate tributarie nel primo trimestre sono aumentate del 7,8% su base annua a 122,9 miliardi. Dunque, il debito pubblico a marzo non è di certo salito per entrate carenti. Anzi, queste nel mese sono lievitate del 5,7% a 37 miliardi.

Debito pubblico a marzo sale, quota 3.000 miliardi più vicina

Tenete conto di un dato: l’inflazione italiana tendenziale media nel primo trimestre è stata persino inferiore all’1%. Questo significa che c’è un aumento reale delle entrate. Ovviamente, dal lato del contribuente non è una buona notizia in sé, mentre lo è per lo stato. Evidenzia un andamento favorevole per i conti pubblici, anche se gli effetti positivi sono più che compensati dalla dinamica della spesa pubblica. In altre parole, se lo stato ponesse un freno alle uscite il debito pubblico dopo l’ennesimo boom a marzo inizierebbe a stabilizzarsi in valore assoluto e a scendere in rapporto al Pil.

Di questo passo, invece, arriveremmo a quota 3.000 miliardi entro l’anno prossimo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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