Era il Natale del 2007 quando le radio passavano da mattina a sera il brano “No one” di Alicia Keys e Mika ci faceva ballare con “Relax”. E’ passato tanto tempo, anche se sembra ieri. E pensate che per l’economia italiana è come se il tempo non fosse mai trascorso. L’Istat ci informava ieri che il Pil italiano in termini reali si era portato alla fine del 2023 ai livelli di sedici anni prima. Finalmente, ci mettiamo alle spalle la crisi di Lehman Brothers.
Pil italiano travolto da Lehman e crisi debito
E dire che c’entravamo quasi niente con quella brutta storia. Le banche italiane non erano esposte verso il mercato dei mutui “subprime”, avendo preferito fare business tradizionale. Ciononostante, la nostra economia fu più colpita delle altre. Il Pil italiano collassava di oltre sei punti percentuali tra il 2008 e il 2009, ma era solo l’inizio di un tracollo drammatico. A differenza delle altre economie europee e degli stessi Stati Uniti, la ripresa negli anni immediatamente successivi fu tenue. E venne l’imprevisto: la crisi dei debiti sovrani. Grecia, Portogallo e Irlanda vengono schiacciati dal peso dei rispettivi debiti e necessitano salvataggi internazionali per evitare il default.
L’Italia finisce nel mirino della speculazione finanziaria. E’ la crisi dello spread, che porterà alle dimissioni l’allora governo Berlusconi e all’avvio di una politica di austerità fiscale per accelerare il risanamento dei conti pubblici e riguadagnare la fiducia degli investitori.
Passi indietro rispetto ad altre economie europee
Ci sono voluti sedici anni per cancellare la crisi di Lehman Brothers, un lasso di tempo biblico. Nel frattempo, avverte l’Istat, abbiamo perso 10 punti percentuali nei confronti della Spagna, 14 della Francia e 17 della Germania. Una devastazione economica difficilmente spiegabile, se non con l’annotazione del lungo elenco delle criticità irrisolte da troppi decenni. Il Pil italiano ha sorpreso positivamente dopo il Covid, essendo cresciuto più delle altre principali economie europee. Un’accelerazione che ci ha consentito di riacciuffare i livelli del 2007 con qualche anno di anticipo sulle previsioni.
Crescita anche a colpi di deficit
Il problema è che siamo tornati a crescere dello zero virgola, anche se ieri la Commissione ha alzato le stime per il 2024 da +0,7% a +0,9%. L’unica consolazione, si fa per dire, è che lo stesso stanno facendo competitor come Francia e, soprattutto, Germania. Il colpo d’ali c’è stato, ma a fronte di un nuovo boom del deficit. Siamo arrivati a spendere fino al 9-10% del Pil italiano oltre le entrate. Così, siamo riusciti a fare meglio degli altri e il debito pubblico in rapporto al Pil è crollato quasi ai livelli pre-Covid dopo l’impennata al 155% nel 2020. Tuttavia, la riduzione veloce si deve essenzialmente all’alta inflazione del biennio 2022-2023. Un’anomalia negativa, che non sembra destinata (per fortuna) a ripetersi.
Pnrr sostegno per Pil italiano
A sostegno del Pil italiano ci sarà ancora per qualche anno il Pnrr. La Corte dei Conti ha evidenziato in questi giorni che l’Italia avrebbe finalmente ingranato la marcia.