Una vicenda lunga dieci anni e che presto potrebbe avere la parola fine. L’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Campos Sanchez-Bordona, ha chiesto l’annullamento della sentenza dell’ottobre 2016, con cui i giudici non autorizzarono l’acquisizione di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum da parte di Fininvest. Per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo fare un passo indietro al 2013. In quell’anno, l’allora senatore ed ex premier Silvio Berlusconi fu condannato per frode fiscale sul caso Mediatrade.
Bankitalia-BCE contro Fininvest
Poco dopo – siamo nel 2014 – la Banca d’Italia ordina a Fininvest di cedere la sua partecipazione sopra il 10%, in quanto l’azionista di riferimento aveva perso i requisiti di onorabilità richiesti. L’anno successivo, Mediolanum veniva incorporata dalla controllata Banca Mediolanum. Ci fu uno scambio azionario, a seguito del quale Fininvest si ritrovava ad essere titolare di una partecipazione in Banca Mediolanum. Ma le cose sembrarono andare nel verso auspicato dal Biscione, quando nel 2016 il Consiglio di Stato annullò il provvedimento di Palazzo Koch.
Tuttavia, Banca d’Italia e Banca Centrale Europea (c’era Mario Draghi alla sua guida) si rifiutarono di ottemperare alla sentenza del massimo giudice amministrativo italiano. E fu così che Fininvest nel dicembre del 2016 presentava ricorso alla Corte di Giustizia UE, respinto nel maggio del 2022. Poco più di un anno più tardi, l’ex premier moriva e la sua famiglia ritiene che oramai non vi siano impedimenti da un punto di vista giuridico per consentire a Fininvest di detenere una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum.
Errori di valutazione nella sentenza UE contro Berlusconi
Secondo l’avvocato generale, nella sentenza del 2016 il giudice lussemburghese commise diversi errori di valutazione. In primis, non tenne conto che la partecipazione di Fininvest fosse “storica” e, pertanto, sfuggente alla giurisdizione della BCE.
Cosa cambierebbe per Fininvest e Banca Mediolanum? Dobbiamo premettere che la holding della famiglia Berlusconi ha continuato a detenere la quota del 30% nella banca creata da Ennio Doris, che divenne socio storico di Berlusconi senior. Per la quota superiore al 9,9%, però, non ha potuto in questi anni disporre delle azioni, né ha potuto inviare propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Ha incassato, invece, tutti i dividendi spettanti.
Banca Mediolanum, possibile nuovo patto di sindacato Doris-Berlusconi
La quota di Fininvest vale oggi 2,4 miliardi di euro. A seguito di un’eventuale sentenza favorevole, essa potrebbe tornare nella piena disponibilità di tutte le azioni. E potrebbe ricostituire un patto di sindacato con la famiglia Doris, che detiene più del 40% del capitale. Insieme, arriverebbero ad oltre il 70%. E, ovviamente, i Berlusconi potrebbero sedere direttamente o tramite rappresentanti nel board di Banca Mediolanum. Quest’ultima è guidata dall’amministratore delegato Massimo Doris, figlio del fondatore Ennio, scomparso nel novembre del 2021. Nessuna dichiarazione né da parte dei vertici dell’istituto, né di Fininvest. La scelta di un profilo basso è voluta. Per la famiglia Berlusconi, se la sentenza sarà favorevole, si tratterà di una grossa rivincita, anche se postuma per il diretto interessato.