Pensione con 20 anni di contributi dai 64 ai 71 anni, calcolo, requisiti e soluzioni

Pensione con 20 anni di contributi dai 64 ai 71 anni si può scegliere, ma bisogna essere considerati dall'INPS come nuovi iscritti.
6 mesi fa
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pensione a 64 anni
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I 20 anni di contributi previdenziali versati rappresentano la soglia minima necessaria per accedere alla pensione. Nonostante esistano alternative pensionistiche come le deroghe Amato o l’opzione contributiva, senza raggiungere questa soglia, l’accesso alla pensione diventa complesso. Con 20 anni di contributi, è possibile pensionarsi a 64 anni, con opportunità ancora maggiori a 67 anni, oppure si può decidere di posticipare l’uscita per beneficiare di vantaggi nel calcolo della pensione. Oggi, analizzeremo proprio le regole di calcolo delle pensioni, dimostrando come, con 20 anni di contributi, i lavoratori tra i 64 e i 68 anni possano valutare la convenienza di uscire prima o dopo.

Pensione con 20 anni di contributi dai 64 ai 71 anni: calcolo, requisiti e soluzioni

Chi ha maturato 20 anni di contributi non può aspirare a pensioni anticipate o altre soluzioni simili, date le attuali normative che richiedono un numero di anni di contribuzione significativamente maggiore. Per esempio, sono necessari 41 anni per i lavoratori precoci e 42 anni e 10 mesi per le pensioni anticipate ordinarie. Anche misure come l’Ape sociale, l’opzione donna e lo scivolo per lavori usuranti richiedono tra i 30 e i 36 anni di contributi. Persino per accedere alla pensione di vecchiaia con agevolazioni per lavori gravosi, che offre uno sconto di 5 mesi rispetto ai 67 anni, sono necessari almeno 30 anni di contributi effettivi. I cosiddetti “nuovi assicurati”, ovvero lavoratori che hanno effettuato il primo versamento dopo il 1995, trovano diverse opzioni utilizzabili con 20 anni di contributi.

La riforma Fornero e cosa ha prodotto per le pensioni oggi

La pensione di vecchiaia, secondo la riforma Fornero (Legge 214 del 2011), è accessibile a 67 anni con 20 anni di contributi sia per lavoratori dipendenti che autonomi, parasubordinati e del pubblico impiego. Le differenze introdotte tra i vecchi iscritti, che hanno iniziato a versare prima del 1995, e i nuovi, riguardavano l’importo soglia della prestazione, che non deve essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Questo vincolo è stato eliminato nel 2023, permettendo ai nuovi iscritti di andare in pensione con gli stessi requisiti dei vecchi iscritti, benché l’importo della pensione debba essere almeno pari a 534,41 euro al mese.

Da 64 a 71 anni: per i nuovi iscritti pensione flessibile o no?

Per i nuovi iscritti, esistono due vantaggi non disponibili per i vecchi iscritti. Chi ha iniziato a versare dopo il 1995 può optare per la pensione a 71 anni con soli 5 anni di contributi. Possibilità non disponibile per i vecchi iscritti. I nuovi iscritti possono anche accedere alla pensione anticipata contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi. Rispettando però il vincolo dell’importo soglia che non deve essere inferiore a 3 volte l’assegno sociale. O 2,8 volte per le lavoratrici con un figlio e 2,6 volte per quelle con più figli. È importante considerare come l’età influenzi il calcolo della pensione, dato che i contribuenti possono scegliere di ritirarsi tra i 64 e i 71 anni.

Il sistema di calcolo della prestazione

Il metodo contributivo, su cui si basa il calcolo della pensione, considera l’ammontare dei contributi versati, accumulati nel cosiddetto montante contributivo. Alla pensione, i contributi sono rivalutati annualmente all’inflazione e poi moltiplicati per specifici coefficienti di trasformazione, determinando l’importo della pensione. Per esempio, a 64 anni, il coefficiente è del 5,184%, che incrementa ogni anno fino a raggiungere il 6,655% a 71 anni. Di conseguenza, più si ritarda l’uscita dal lavoro, maggiore sarà l’importo della pensione percepite.

Più tardi vai in pensione, più prendi: ecco perché

Rimanere in attività senza aggiungere contributi può aumentare significativamente l’importo della pensione. I coefficienti di trasformazione aumentano annualmente: partono dal 5,184% a 64 anni e crescono fino al 6,655% a 71 anni. Questa progressione riflette come ritardare la pensione possa incrementare notevolmente i benefici economici per i lavoratori. Soprattutto per i nuovi iscritti che possono sfruttare queste condizioni favorevoli.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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