Malgrado la risalita dell’inflazione nell’Eurozona a maggio al 2,6% dal 2,4% di aprile, la Banca Centrale Europea (BCE) non ha indietreggiato sul taglio dei tassi di interesse. E’ appena arrivato il comunicato ufficiale delle ore 14.15 al termine della quarta riunione del board di quest’anno. I tassi di riferimento sono stati abbassati dal 4,50% al 4,25%, i tassi per i prestiti marginali dal 4,75% al 4,50% e sui depositi bancari dal 4% al 3,75%. L’istituto ha confermato che resta “data dependent”, cioè non si vincola ad alcun percorso predeterminato, volendo verificare di volta in volta i dati economici e finanziari per assumere le nuove decisioni.
Previsioni su inflazione riviste al rialzo
I mercati non hanno accolto molto favorevolmente l’annuncio della BCE sui tassi, in quanto nel comunicato sono state riviste al rialzo le aspettative sull’inflazione nell’Eurozona per il biennio in corso. Adesso, l’istituto si aspetta che salirà al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025 contro rispettivamente il 2,3% e il 2% attesi a marzo. Invariato il dato del 2026 all’1,9%, appena sotto il target del 2%. Al netto di generi alimentari freschi ed energia, l’inflazione cosiddetta “core” nell’area si attesterebbe al 2,8% nel 2024 (dal 2,6%), al 2,2% nel 2025 (dal 2,1%) e al 2% nel 2026 (invariato).
Tassi BCE alti più a lungo
Cosa significano queste nuove previsioni? I tassi BCE molto difficilmente saranno ridotti a luglio, perché la battaglia contro l’inflazione non è cessata. Servirà tenere la politica monetaria restrittiva per un periodo più prolungato del previsto. Il secondo taglio dovrebbe arrivare non prima di settembre, come del resto avevano anticipato gli stessi mercati. L’Italia, che ha visto scendere l’inflazione sotto l’1%, ne pagherà lo scotto con tassi reali ben più elevati della media nell’Eurozona. E’ come se la BCE tenesse per noi i tassi nominali più alti di oltre un punto e mezzo percentuale.