Per ottenere una pensione anticipata degna di questo nome bisogna maturare delle carriere contributive davvero lunghe. Infatti, per uscire dal lavoro, soprattutto senza limiti di età, la carriera minima prevista è pari a 41 anni, ma solo per chi rientra tra i precoci e appartiene a determinate categorie.
Limiti e vincoli che spariscono nel momento in cui un uomo raggiunge 42 anni e 10 mesi di contributi versati oppure una donna raggiunge i 41 anni e 10 mesi. Altre misure di pensionamento anticipato, anche piuttosto favorevoli dal punto di vista dei contributi necessari, prevedono carriere più corte ma spesso ben superiori ai 30 anni di contributi versati.
Oggi, rispondendo al quesito di un lettore, analizziamo le soluzioni per raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi utili alla pensione anticipata ordinaria, anche per chi ha oggi 37 anni e 10 mesi di contributi.
“Gentile esperto, ho completato 38 anni di contributi versati e mi chiedevo se posso utilizzare la Pace Contributiva per versare i 5 anni di contributi che mi mancano. Così da andare in pensione entro fine anno con la pensione anticipata ordinaria. Visto che ho diversi anni di vuoti contributivi, mi chiedevo se potevo sfruttare la Pace Contributiva e raggiungere i 42 anni e 10 mesi necessari. Premetto che ho appena compiuto 60 anni. Mi potete rispondere, grazie?”
In pensione anticipata con 37 anni e 10 mesi di contributi è possibile anche a 60 anni
Il lavoratore che ha versato 37 anni e 10 mesi di contributi e ha già 60 anni di età non può ottenere la pensione anticipata ordinaria.
Anche il nostro lettore con 38 anni di versamenti si trova nella stessa condizione. Come dicevamo, è necessario arrivare almeno a 42 anni e 10 mesi se il richiedente è un uomo, oppure a 41 anni e 10 mesi se è una donna. Questo serve per completare il percorso contributivo che porta alla pensione anticipata.
Quindi chi ha 37 anni e 10 mesi di contributi versati deve cercare di recuperare quei cinque anni mancanti.
La misura, infatti, consente di comprare cinque anni di contributi nei periodi di completa assenza di copertura, ma solo se il primo contributo versato è successivo al 31 dicembre 1995. Avendo già 38 anni di contributi, è impossibile che il lettore abbia iniziato la carriera così tardi.
Per questo motivo, la Pace Contributiva è uno strumento che non può utilizzare.
I riscatti: ecco le vie per completare una carriera lavorativa e andare in pensione con 37 anni e 10 mesi già versati
Le opportunità per riempire una carriera da questo punto di vista non mancano, anche per chi non rientra nella Pace Contributiva. I contribuenti hanno a disposizione varie tipologie di riscatto contributivo che possono tornare utili.
Per esempio, se l’interessato ha ottenuto la laurea, può riscattare cinque anni del suo percorso universitario, portando la sua carriera contributiva ad aumentare di 5 anni. Se il percorso di studio si è svolto in un periodo successivo al 1996, si può riscattare la laurea in maniera agevolata. Altrimenti, si deve passare dal riscatto ordinario, che notoriamente costa di più.
Le differenze tra le due tipologie di riscatto sono state analizzate dalla nostra redazione in diversi articoli. Il riscatto, come la Pace Contributiva, è sempre oneroso. Significa che gli interessati devono pagare il corrispettivo previsto. E commisurato alle regole di calcolo dei contributi nel fondo pensionistico a cui presentano domanda di riscatto.
I versamenti danno diritto a agevolazioni fiscali nelle dichiarazioni dei redditi e possono essere spalmati in rate. Il contribuente, però, non può usare piani di dilazione molto lunghi. In effetti, deve prima completare tutti i versamenti del riscatto e poi presentare domanda di pensionamento.
La via della prosecuzione volontaria
L’alternativa al riscatto è il versamento volontario.
L’interessato deve chiedere all’INPS la prosecuzione volontaria, e deve essere l’INPS ad autorizzarlo a versare. Anche in questo caso ci sono vantaggi fiscali. Come più volte analizzato in altri articoli, la domanda di pensione si può presentare solo al termine dei versamenti.
In pratica, l’INPS non assegna la pensione sulla base di contributi ancora non versati.