L’aumento dei rendimenti ha spinto le famiglie italiane nuovamente tra le braccia dei titoli del debito pubblico. Una corsa che starebbe iniziando a rallentare dopo due anni e mezzo senza freni. Per fortuna non erano tanti, invece, che si buttarono sui bond sovrani quando i rendimenti erano striminziti e i prezzi ai massimi storici. Analizziamo ancora una volta il BTp 1 maggio 2031 con cedola 6% (ISIN: IT0001444378), emesso nel lontano 1999. Il suo debutto sul mercato obbligazionario fu come trentennale. Al momento, presenta una durata residua inferiore ai sette anni.
Cedola alta, ma quotazione sopra la pari
Il BTp 2031 oggi si acquista a circa 114, cioè nettamente sopra la pari. Servono più di 1.140 euro per ogni lotto minimo di 1.000 euro nominali. Il rendimento alla scadenza è del 3,69% lordo all’anno. In effetti, se da un lato la cedola è alta, dall’altro serve pagare tanto per inserire il bond in portafoglio. Ciò deprime il rendimento. La cedola netta effettiva, invece, resta relativamente interessante al 4,60%. Essa è data dal rapporto con la quotazione, al netto dell’imposta del 12,50% dovuta allo stato.
Dai minimi toccati a ottobre il BTp 2031 ha segnato un rialzo del 5%. Considerato che l’investitore ha nel frattempo potuto godere delle cedole, il rendimento netto sarebbe oggi dell’8%. Non male per un investimento di otto mesi e mezzo. Tuttavia, il bilancio si conferma catastrofico per coloro che acquistarono il titolo quando i prezzi raggiunsero i massimi a 155. Da allora, la quotazione segna un pesante -26%. E c’è da considerare che in questi due anni e mezzo l’inflazione italiana è stata del 17% in tutto. E’ vero che l’obbligazionista ha potuto incassare circa due anni e mezzo di cedole, ma queste varrebbero appena l’8,8% netto dell’investimento effettuato.
BTp 2031, bilancio pesante anche a scadenza
In soldoni, la perdita netta per gli sfortunati obbligazionisti di fine 2020 viaggia nell’ordine del 34%.