Pensioni 2024 e 2025, bastano 20 anni a partire dai 64 anni

Ecco perché sia nel 2024 che nel 2025 si può andare in pensione con 20 anni di contributi e a partire dai 64 anni di età.
4 mesi fa
3 minuti di lettura
pensione 64 anni
Foto © Pixabay

Oggi come domani, ci saranno lavoratori che cercheranno di andare in pensione al completamento dei 20 anni di contributi. Parliamo della carriera contributiva e dell’iscrizione minima per avere accesso sia alla pensione di vecchiaia ordinaria che alla pensione anticipata contributiva. Due misure che appaiono simili ma che, come vedremo, nascondono marcate differenze tra loro. Il fatto che queste due misure continueranno a funzionare per le pensioni anche nel 2025, come nel 2024, ci permette di approfondire il discorso analizzando le diverse sfaccettature.

Soprattutto per spiegare il funzionamento a chi guarda ad entrambe ma non sa quale delle due utilizzare. Perché la pensione a 64 anni, oppure a 67 o ancora a 71 è ciò che molti lavoratori possono scegliere.

Dubbi dei lettori

“Salve, sono un vostro attento ed assiduo lettore e oggi vi propongo un mio dubbio. Nel 2025 arriverò a 64 anni di età e, se tutto va bene, ad agosto completerò 20 anni di contributi. Per avere diritto alla pensione a questa età la mia situazione è sufficiente o ci vuole dell’altro? Non ho capito bene come funziona la pensione a 64 anni per chi completando i 20 anni di contributi potrebbe godere dell’anticipo rispetto ai 67 anni. Grazie mille.”

“Buongiorno, ho due diverse domande da porvi. Io nel 2025 arriverò a 67 anni di età e ho già superato i 20 anni di contributi. Dovrei poter andare in pensione, anche se a leggere diversi vostri articoli mi è venuto un dubbio. Avendo tutti i miei contributi in epoca contributiva, non è che devo raggiungere degli importi di pensione prestabiliti per ottenerla l’anno prossimo? Non so se ho capito bene o male il fatto che c’è chi corre il rischio di andare in pensione solo a 71 anni per via dell’importo della pensione troppo basso.”

[contributiva]

Pensioni 2024 e 2025: bastano 20 anni a partire dai 64 anni, ecco le regole

Anche sulle misure ordinarie, quelle che in genere sono sempre attive, i lavoratori spesso si trovano di fronte a grandi perplessità.

E i due quesiti riportati lo dimostrano ampiamente. Il principale problema è che la materia previdenziale è in costante cambiamento.

Spesso anche le misure strutturali o fisse del sistema vengono ritoccate, come è successo alle pensioni anticipate contributive nel 2024, o alle pensioni di vecchiaia ordinarie per i contributivi puri, sempre nel 2024. Piccole modifiche, alcune volte fondamentali per il diritto alla pensione, spesso sono queste modifiche a far venire più di qualche dubbio ai lavoratori sulla loro reale possibilità di andare in pensione.

Ecco come sfruttare tutte le misure per andare prima in quiescenza

La pensione di vecchiaia ha delle regole leggermente differenti tra lavoratori che hanno iniziato a versare contributi prima del 1° gennaio 1996 e lavoratori che hanno iniziato a versare dopo. I primi sono chiamati misti, mentre i secondi vengono definiti contributivi puri.

La pensione di vecchiaia non ha limiti per i lavoratori che rientrano nel sistema misto e quindi può essere sfruttata semplicemente completando la giusta carriera contributiva e raggiungendo la giusta età anagrafica.

Invece, per i contributivi puri, è necessario che il trattamento pensionistico arrivi almeno all’importo dell’assegno sociale. Altrimenti, il contributivo puro (non i misti) potrà prendere la pensione solo a 71 anni. Quando bastano anche 5 anni di contributi, indipendentemente dall’importo della pensione.

Da 64 a 71 anni: le variabili sulle pensioni, ma solo per i contributivi puri

Un vantaggio e uno svantaggio per chi rientra interamente nel sistema contributivo. Se una pensione inferiore a un determinato importo (pari all’assegno sociale) non viene liquidata, è anche vero che a 71 anni questi lavoratori possono comunque andare in pensione, cosa che non si applica ai misti.

Se per qualsiasi ragione chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 non riesce ad andare in pensione a 67 anni (magari perché non ha i 20 anni di versamenti), non potrà andarci nemmeno a 71 anni.

La pensione di vecchiaia a 67 anni per i contributivi puri è svantaggiosa. Anche perché non prevede le maggiorazioni sociali e le integrazioni, che i misti possono sfruttare per aumentare l’importo della loro pensione. Tuttavia, per i contributivi puri c’è un vantaggio che i misti non hanno: la pensione anticipata contributiva.

Pensioni diverse a 64 anni o a 67 tra contributivi e misti: ecco perché ci sono vantaggi e svantaggi

La pensione anticipata contributiva è destinata solo a chi è iscritto alla previdenza obbligatoria dopo il 31 dicembre 1995. Si può ottenere con 64 anni di età e 20 anni di contributi. In questo caso, i limiti di importo della pensione sono molto più alti, rendendo spesso difficile raggiungere la prestazione.

Infatti, per uscire in pensione a 64 anni, anche solo con 20 anni di contributi, è necessario raggiungere un importo minimo della pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Ovvero circa 1.603 euro al mese considerando che nel 2024 l’assegno sociale è pari a 534,41 euro al mese.

Per le lavoratrici madri, il limite scende. Con un solo figlio, la pensione può essere liquidata se a 64 anni di età e con almeno 20 anni di contributi l’importo è pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Con due figli o più, il limite scende ulteriormente e la pensione è liquidata se l’importo è non inferiore a 2,6 volte l’assegno sociale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Cartelle esattoriali, riforma approvata e nuovi aiuti agli indebitati, ecco i 4 punti cardine
Articolo precedente

Cartelle esattoriali, riforma approvata e nuovi aiuti agli indebitati, ecco i 4 punti cardine

assegno unico
Articolo seguente

Assegno unico, Italia sotto accusa: violazione diritti dei lavoratori mobili