Oggi parliamo di pensioni sospese o da restituire all’INPS per colpa di un vincolo che molti non sanno di dover rispettare.
Ci sono diverse misure di pensione che l’INPS eroga in anticipo ai lavoratori che ne fanno richiesta. Anche se l’età pensionabile vigente è di 67 anni, come media anagrafica di uscita dal mondo del lavoro, molti italiani escono molto prima.
Il principio cardine di un pensionamento anticipato richiesto da un lavoratore è che quest’ultimo decide di non lavorare più e di mettersi a riposo, magari dopo una lunga carriera.
Pensioni sospese e da restituire: ecco le due misure che mettono a rischio i pensionati a loro insaputa o quasi
In termini pratici, ciò che fanno i legislatori è questo: sei stanco di lavorare e vuoi andare in pensione prima? Allora ti concedo la pensione, ma ti obbligo a non lavorare più. Diverse misure prevedono la cessazione dell’attività lavorativa al momento della presentazione della domanda di pensione.
Per esempio, con la Quota 41 precoci, bisogna prima cessare l’attività lavorativa e poi presentare domanda di pensione. Per questo esiste la domanda di certificazione del diritto che un lavoratore deve presentare all’INPS prima della domanda di pensione vera e propria. Confermato il diritto alla pensione da parte dell’INPS, il lavoratore potrà lasciare il lavoro. Ci sono però altre misure che, oltre a prevedere la cessazione del rapporto di lavoro, stabiliscono il divieto assoluto o quasi di lavorare dopo aver percepito la pensione. Queste misure di pensionamento anticipato stabiliscono tale divieto per tutta la durata dell’anticipo.
Ecco le misure che non permettono di svolgere attività di lavoro dipendente e autonomo, salvo piccoli lavori occasionali
Si tratta di misure pensionistiche molto sfruttate, con un’età di uscita largamente anticipata.
Al contrario, ci sono altre misure che prevedono che, durante il periodo di fruizione della pensione anticipata e per tutta la durata dell’anticipo, il lavoratore non possa lavorare. L’unica eccezione è il lavoro autonomo a carattere occasionale, fino alla soglia di 5.000 euro per anno solare. Chi non segue queste regole rischia di vedersi sospesa la pensione o di doverla restituire.
Le misure in questione sono quelle per quotisti e Ape sociale. La Quota 100, in vigore tra il 2019 e il 2021, e la Quota 102, in vigore dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, hanno questo genere di vincolo. Lo stesso vale per chi sfrutta queste misure adesso, grazie al meccanismo della cristallizzazione del diritto. Lo stesso vincolo è valido per la Quota 103, nata il 1° gennaio 2023 e attiva fino al 31 dicembre 2024.
Dal 1° gennaio 2024, anche l’Ape Sociale prevede il divieto di arrotondare ciò che un lavoratore percepisce di pensione con qualsiasi altra attività lavorativa, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Questo vincolo vale solo per chi centra la misura nel 2024. Chi è già andato in pensione precedentemente non è assoggettato al divieto.
Tutti i rischi che si corrono e perché è meglio evitare, anche se la giurisprudenza a volte viene incontro
Un titolare di una pensione anticipata, sia essa per quotisti o Ape Sociale, che viola il divieto di cumulare i redditi di pensione con i redditi da lavoro, rischia grosso. Se l’INPS scopre che un pensionato ha disatteso questo divieto, sospende immediatamente la prestazione.
In pratica, il pensionato decade dal beneficio della pensione anticipata.
Esiste una disparità netta tra l’utile che il pensionato riceve dall’attività lavorativa e ciò che l’INPS chiede indietro. Le notizie di cronaca sono piene di casi di richieste di restituzione della pensione di migliaia di euro a fronte di un reddito da lavoro di poche decine di euro. Alcuni tribunali hanno definito questa disparità come non opportuna, dando ragione ai pensionati ricorrenti. Tuttavia, una cosa sono le sentenze e un’altra sono le leggi.
Anche se una pronuncia di un giudice crea precedenti, l’INPS, applicando le norme, può continuare a chiedere tutto ciò che vuole ai pensionati. Per evitare il salasso, i pensionati devono a loro volta interessare un Tribunale. Ecco perché il consiglio è sempre quello di attenersi a ciò che viene consentito di fare. Se per l’Ape Sociale e le pensioni a quota è previsto di non lavorare, è meglio non farlo.