Obbligazioni con rendimenti negativi, com’è stato possibile acquistarle in passato?

I rendimenti negativi sono stati imperanti per anni fino all'aumento dei tassi a partire dal 2022. Ecco spiegata la loro esistenza.
3 mesi fa
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Obbligazioni con rendimenti negativi
Obbligazioni con rendimenti negativi © Licenza Creative Commons

Le ultime aste del Tesoro ci segnalano che le migliori opportunità d’investimento per i risparmiatori italiani potrebbero essere alle spalle. I bond offerti hanno esitato rendimenti in discesa, anche se continuano ad attestarsi in media al 3,50% lordo per le cedole fisse. Dati i bassi livelli a cui è ridiscesa l’inflazione, continua a valerne la pena. E pensate che c’è stata una lunga fase in cui i bond, specie governativi, offrivano rendimenti negativi.

Finita era di liquidità a pioggia

I rendimenti negativi sono un concetto che nessuno aveva mai considerato all’atto pratico fino al decennio passato.

Cosa significano? Le cedole (ammesso che vi siano) risultano molto basse rispetto ai prezzi di acquisto del bond, tanto che complessivamente il costo per l’investitore supera il beneficio atteso.

Chi acquista obbligazioni con rendimenti negativi, ha la certezza di subire perdite alla scadenza. Giustamente, in risposta a un articolo sul bond Bei senza cedola, un lettore ci ha chiesto per quale ragione mai si siano acquistati in passato simili titoli. In effetti, sembra un controsenso. Nessuno impiegherebbe il proprio denaro sapendo di perderne almeno una parte.

Tuttavia, il discorso è più complesso di così. I rendimenti negativi del decennio passato sono stati il risultato di una politica monetaria globale complessivamente ultra-espansiva. Tassi azzerati o persino negativi e liquidità a pioggia iniettata tramite acquisti di bond e altri asset. Tutto ciò ha alimentato la domanda al punto da fare esplodere i prezzi e crollare i rendimenti. E perché mai accettare questi ultimi sottozero?

Com’è stato possibile investire in perdita

Dovete sapere che per i bond governativi esiste sempre una minima cosiddetta domanda istituzionale. Arriva da banche, assicurazioni e istituzioni pubbliche, nonché da fondi d’investimento che per statuto o disposizioni regolamentari devono detenere asset di qualità (sicuri) in portafoglio. In un certo senso, i rendimenti negativi sono stati a lungo una perdita “imposta” al sistema bancario-finanziario.

La loro esistenza ha per molto tempo spiazzato i piccoli investitori dal mercato. Un esempio? Le famiglie italiane a fine 2021, quando i tassi erano ancora azzerati nell’Eurozona, detenevano neppure 143 miliardi di BTp. Nell’aprile scorso, erano salite sopra 353 miliardi (+210 miliardi).

E’ successo che nel frattempo i rendimenti medi dei nostri bond sono esplosi dallo 0,55% al 3,70%. I rendimenti negativi sono scomparsi persino in Germania, Svizzera e Giappone. Non esistono più. Chi li aveva inseriti in portafoglio, comunque, non era stato semplicemente uno sprovveduto. Ad esempio, potrebbe avere avuto aspettative d’inflazione anch’esse negative e tali da trasformare i rendimenti da negativi a nulli o positivi in termini reali. Oppure confidava in un ulteriore aumento dei prezzi delle obbligazioni, cosa che rendeva possibile guadagnare dalla rivendita anticipata.

Rendimenti negativi difficili in futuro

Infine, molte obbligazioni con rendimenti negativi erano state acquistate da investitori stranieri, i quali scommettevano su un’evoluzione per loro positiva del tasso di cambio, tale da esitare rendimenti effettivi positivi. Come vedete, alla base del fenomeno non c’è stata ignoranza, quanto l’aver agito in un ambiente finanziario totalmente differente da quello odierno. Alla finestra erano rimasti (per fortuna) i piccoli investitori, che puntano a portare a casa cedole generose e/o bond con prezzi scontati. Da un paio di anni la musica è cambiata e per quanto il meglio sembra passato, difficilissimo che nel prossimo futuro si torni al periodo dei tassi a zero. Anzi, non lo prevede nessuno. Per la gioia del mercato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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