Ci sono contribuenti che hanno il diritto, stabilito dalle normative e dall’incrocio di diverse normative, di andare in pensione prima del solito. Se qualcuno guarda alle pensioni puntando solo ai 67 anni di età delle pensioni di vecchiaia o ai circa 43 anni necessari per le pensioni anticipate ordinarie, forse è ignaro di alcuni vantaggi che le normative offrono. Un esempio? Ci sono pensioni anticipate a 56, 61 o 63 anni. E in alcuni casi, l’età potrebbe anche non servire. Tutto dipende dalla tipologia di contribuente che cerca di andare in quiescenza.
Pensioni anticipate, ecco i numeri: 56, 61 o 63 anni di età, ecco chi ha diritto ad uscire prima
Ci sono contribuenti che possono andare in pensione grazie a particolari condizioni fisiche. Per le pensioni anticipate a 56, 61 o 63 anni, bisogna essere disabili. In base all’invalidità, cambia la misura che si può ottenere e, soprattutto, i requisiti per andare in pensione. Non si parla solo di percentuali di invalidità, ma anche di tipologia di invalidità. Le misure possibili sono le pensioni di vecchiaia con invalidità pensionabile, la Quota 41 per i precoci e l’APE sociale (Anticipo Pensionistico Sociale).
Per la prima misura, il nome dice tutto: serve la cosiddetta invalidità pensionabile, cioè la riduzione della capacità lavorativa specifica per il lavoro svolto dal diretto interessato per larga parte della carriera o negli ultimi anni di carriera. Per le altre due misure, invece, serve l’invalidità civile e cambiano anche le percentuali. Con la pensione di vecchiaia con invalidità specifica serve l’80% di invalidità, mentre per l’Ape sociale o la Quota 41 precoci basta il 74% di invalidità civile.
Le pensioni con invalidità pensionabile e perché le donne escono prima degli uomini
Tra le pensioni anticipate a 56, 61 o 63 anni, chi può scegliere dovrebbe optare per l’invalidità specifica, che consente di anticipare persino di 11 anni l’uscita dal lavoro.
- 61 anni di età per gli uomini;
- 56 anni di età per le donne;
- 20 anni di contributi versati;
- invalidità specifica pari all’80% o superiore.
La misura prevede 12 mesi di finestra per la decorrenza e sarà disponibile anche nel 2025, poiché non prevede scadenza.
Ape sociale per invalidi: nel 2024 5 mesi in più come età, nel 2025 si attende la proroga
La pensione con l’Anticipo Pensionistico Sociale (Ape sociale) è una misura che scade il 31 dicembre 2024. Pertanto, non è certo che nel 2025 sarà ancora sfruttabile da chi ha un’invalidità civile al 74%, dai caregiver che assistono familiari disabili con cui convivono, dai disoccupati senza più la Naspi o dagli addetti ai lavori gravosi. Tuttavia, potrebbe essere confermata e magari corretta come già accaduto quest’anno. Nel 2024, infatti, la misura è stata già corretta nella proroga della scorsa legge di Bilancio, spostando di 5 mesi in avanti l’età di uscita. Per i disabili, i requisiti nel 2024 sono:
- 63,5 anni di età minima;
- invalidità civile pari al 74% o superiore;
- 30 anni di contributi versati.
L’invalidità civile, rispetto all’invalidità pensionabile, rappresenta la riduzione permanente della capacità lavorativa generica di un lavoratore, indipendentemente dal lavoro svolto.
Per l’invalido, pensione senza limiti di età se è anche un precoce
Non scade il 31 dicembre prossimo e, quindi, potrà essere sfruttata dagli invalidi della stessa tipologia dell’Ape sociale. Parliamo della Quota 41 per i lavoratori precoci. La misura si rivolge a chi ha iniziato a lavorare presto e, in quanto invalidi, ha ottenuto il riconoscimento della riduzione permanente della capacità lavorativa generica pari almeno al 74%. I requisiti per la Quota 41 precoci sono:
- invalidità civile pari al 74% o superiore;
- 41 anni di contributi;
- 35 anni di contributi senza considerare i figurativi da disoccupazione o malattia;
- almeno 12 mesi di contributi versati, anche discontinuamente, prima dei 19 anni di età.
Questa misura non prevede limiti anagrafici.
Le differenze tra le tre misure di pensione anticipata
Se età, contributi e altri requisiti sono già chiari, le differenze tra queste misure sono anche altre. L’Ape sociale appare nettamente meno vantaggiosa rispetto alle altre due. Chi va in pensione con l’Ape sociale deve considerare che si tratta di una misura:
- non reversibile;
- senza eventuali maggiorazioni;
- priva di assegni per il nucleo familiare;
- senza integrazioni al trattamento minimo;
- senza la tredicesima mensilità;
- con un importo massimo di 1.500 euro al mese lordi;
- senza adeguamento al tasso di inflazione annuale;
- che scade a 67 anni di età.
Tutti questi vincoli non sono presenti nella pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile e nella Quota 41 precoci.
Età 13/08/1963 INIZIO LAVORO 01/08/1978 PRECOCE contributi 19ANNI E 21 SETTIMANE al giorno 01/01/2002 dal 2002 al 2022 DAL2024 MALATTIA , PERMESSI FERIE, PERMESSI NON RETRIBUITI part-time cooperativa COOPSERVICE