Andare in pensione non è un obbligo e si può acnora scegliere il sistema di calcolo

Norme sempre più stringenti impongono a volte penalizzazioni sul calcolo della pensione, ma la decisione finale è sempre una libera scelta.
2 mesi fa
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Calcolo della pensione in base allo stipendio
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Chi si appresta ad andare in pensione pensa quasi sempre all’importo che percepirà. Una vera e propria incognita poiché il livello della rendita si basa su diversi fattori, come l’età, l’anzianità contributiva e il sistema di calcolo della pensione stessa. Esistono allo scopo dei programmi che simulano l’importo, ma la cifra esatta si conoscerà solo al momento della liquidazione.

Fra i vari fattori che incidono sul livello della pensione vi è il sistema di calcolo della pensione che è retributivo e contributivo allo stesso tempo.

Dipende da quando uno ha iniziato a lavorare. La normativa prevede che i contributi versati fino al 1995siano conteggiati nel sistema retributivo, mentre per quelli successivi in quello contributivo. Si parla quindi di pensione calcolata con il “sistema misto”. Cosa che riguarda oggi la generalità dei lavoratori.

Il sistema di calcolo della pensione

Detto ciò, il sistema di calcolo della pensione non può essere una scelta del lavoratore, ma una regola che è applicata a seconda dei casi. Per chi non ha periodi di assicurazione ante 1996, la rendita è calcolata con il sistema contributivo, cioè solo ed esclusivamente sulla base dei contributi versati. Per chi può vantare anche periodi assicurativi prima del 1996, invece, la parte di rendita relativa è calcolata sulla base della retribuzione media percepita in base al sistema della riserva matematica. Solo per chi può vantare almeno 18 anni di versamenti ante 1996 la pensione è calcolata interamente col sistema retributivo anche per i periodi assicurativi successivi a tale data.

Ovviamente questo secondo sistema di calcolo è più vantaggioso, ma è tendenzialmente in esaurimento. Fra una decina di anni nessuno ne beneficerà più ed entrerà a regime il sistema contributivo, così come previsto dalla riforma Dini del 1995. Ma già adesso, chi ha molti anni di contributi alle spalle, può beneficiare del vantaggio retributivo sul calcolo della pensione solo per una minima parte, circa un terzo.

Ciò comporta un assegno più basso rispetto ai lavoratori che sono andati in pensione negli anni precedenti. Poiché la parte retributiva della pensione è sempre meno ponderante rispetto a quella contributiva. Ne deriva una diminuzione graduale dell’importo in liquidazione col passare del tempo.

Quando il calcolo retributivo è una scelta

Esiste un caso in cui il calcolo della pensione col sistema contributivo è una scelta. Si tratta di Opzione Donna dove l’uscita anticipata dal lavoro è prevista al raggiungimento di 60 anni di età con almeno 35 anni di contributi versati. In questo caso, la lavoratrice che opta per questo tipo di rendita deve accettare il ricalcolo contributivo della rendita. Cosa significa esattamente?

In pratica, si accetta la migrazione dei contributi dal sistema di calcolo della pensione da retributivo a contributivo derivandone una penalizzazione. La legge consente infatti questo tipo di pensione anticipata alle donne. Ma solo a fronte di un taglio della rendita che in molti casi è molto penalizzante. Dipende infatti dal numero di settimane di contributi che sono migrati da un sistema di calcolo all’altro.

Volendo fare un esempio pratico, una lavoratrice che va in pensione nel 2023 e ha alle spalle 35 anni esatti di contributi dovrà migrarne 8 dal sistema retributivo a quello contributivo. Su quella parte di assicurazione subirà un taglio della pensione. Si tratta comunque di una scelta, l’unica prevista, e non di un obbligo che la legge riserva alle lavoratrici.

Riassumendo…

  • Il sistema di calcolo delle pensione contributivo e retributivo incide sull’importo della rendita.
  • Con Opzione Donna la lavoratrice può optare per il ricalcolo contributivo della pensione.
  • Il sistema di calcolo retributivo è in via di esaurimento

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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