Il calo è visibile e drammatico dai massimi toccati il mese scorso. Per trovare quotazioni del petrolio così basse, bisogna tornare indietro al 2023. Il Brent si acquistava ieri a poco più di 75 dollari al barile. A luglio era arrivato a costare più di 87 dollari. Da allora, perde quasi il 14%. E l’altra buona notizia per gli automobilisti riguarda il cambio euro-dollaro, portatosi a 1,0955, vale a dire ai massimi da marzo. Entrambe le tendenze vanno nella direzione di ridurre il costo della benzina alla pompa.
Prezzi carburante giù, ma non abbastanza
Il petrolio si acquista in dollari sui mercati internazionali. Pertanto, dobbiamo sempre tenere d’occhio due variabile per capire l’evoluzione del prezzo del carburante: le quotazioni e il cambio tra euro e dollaro. Facendo un semplice calcolo, otteniamo che ai massimi toccati meno di un mese fa, il Brent ci costava 80,80 euro. Ieri, risultava sceso a meno di 69 euro: -15%. Tenuto conto dei litri in un barile, un risparmio potenziale massimo di circa 9,10 centesimi, Iva inclusa.
Tuttavia, i dati ufficiali ci dicono che benzina e diesel in queste ultime quattro settimane sono diminuiti di 3-4 centesimi di euro al litro. In altre parole, esisterebbero ulteriori margini di discesa nell’ordine dei 5-6 centesimi. Al momento, la soddisfazione maggiore consiste nell’essere scesi sotto 1,85 euro al litro per la verde e a 1,72 euro per il gasolio come media nazionale con la modalità self service. Ci siamo allontanati, insomma, da quella soglia psicologica dei 2 euro che era stata nuovamente superata in estate.
Fattore Trump e tassi
Gli automobilisti vedranno verosimilmente i benefici di questi trend di mercato al rientro dalle vacanze. L’alta domanda in queste settimane di ferie terrà per un altro po’ i prezzi in alto. Il calo del petrolio risente delle voci di recessione in vista negli Stati Uniti, ma anche di fattori geopolitici.
Quanto all’euro, è tornato ad apprezzarsi contro il dollaro sull’atteso taglio dei tassi di interesse anche da parte della Federal Reserve a settembre. Non possiamo neanche escludere che l’istituto guidato da Jerome Powell intervenga prima, qualora lo imponesse la situazione d’emergenza che si sta venendo a creare sui mercati finanziari dopo il crollo della Borsa di Tokyo. Scenari estremi a parte, la divergenza monetaria attesa tra le due sponde dell’Atlantico va riducendosi. E questo porta il mercato a portare i capitali in Europa, anche se l’avversione al rischio in corso potrebbe frenare questa tendenza.
Petrolio spia di crisi
L’aria di crisi paradossalmente fa felici gli automobilisti, perché deprime le quotazioni del petrolio e rende meno caro fare benzina. D’altra parte, se a ridursi sono anche i redditi, non è detto che il saldo sia per loro attivo. Ad ogni modo, dopo anni di inflazione alle stelle, sembra che gli indici dei prezzi al consumo possano finalmente arrestare la corsa, anche se a costo di una crisi. Ad oggi i tassi d’inflazione restano sopra i target delle principali banche centrali. Dal cibo all’energia, passando per i servizi, tutto è rincarato dopo la pandemia e c’è stato solo un rallentamento della crescita dei prezzi, non già un loro ripiegamento. I redditi non hanno tenuto il passo, specie in Europa. Specie in Italia.