La recessione in Germania non è ufficiale, in quanto tecnicamente il Pil dovrebbe contrarsi per due trimestri di seguito. Tuttavia, è da due anni che si contrae a trimestri alterni e il 2023 si chiuse con un -0,3%. La contrazione è tornata a manifestarsi nel secondo trimestre, quando l’economia tedesca ha registrato un calo congiunturale dello 0,1%. E ieri è arrivata un’altra batosta dall’indice Zew, che capta il sentiment economico. E’ precipitato da 41,8 a 19,2 punti, persino sotto le attese di 34. L’ultima volta che si era avuto un calo analogo fu nel luglio del 2022, in piena crisi energetica.
Destra euro-scettica in spolvero
I sondaggi sono più che impietosi per il cancelliere Olaf Scholz e la sua maggioranza. Insieme, i tre partiti che lo sostengono (socialdemocratici, verdi e liberali) otterrebbero appena il 12% dei consensi in Turingia, il 14% in Sassonia e salendo fino a meno del 30% in Brandeburgo. I primi due Laender voteranno l’1 settembre, il terzo giorno 22. In Turingia trionferebbe Alternativa per la Germania, la destra euro-scettica accusata dagli altri partiti di simpatizzare per il nazismo. Avrebbe il 30% dei consensi, davanti anche al 22% dei cristiano-democratici. In Sassonia, sarebbe testa a testa sopra il 30% tra i due. In Brandeburgo, invece, AfD tornerebbe prima con il 25%, seguita dal 19,3% dei socialdemocratici.
Da notare che la cosiddetta “sinistra rossobruna” di Sarah Wagenknecht (Bsw) otterrebbe il 19% in Turingia, il 12% in Sassonia e il 17% in Brandeburgo.
Governo già bocciato alle elezioni europee
Non è forse soltanto la recessione in Germania a spiegare un disastro elettorale di queste proporzioni. E’ vero che anche nei primi anni di governo la cancelliera Angela Merkel perse quasi ovunque nelle elezioni regionali, salvo vincere per quattro volte consecutive le elezioni federali. Ma mai il suo partito sprofondò a percentuali insignificanti. Qui, siamo dinnanzi a un intero blocco politico che rischia di essere spazzato via a ogni livello. Il campanello d’allarme era suonato fortissimo alle elezioni europee di due mesi fa, quando i socialdemocratici scesero in terza posizione, dietro a conservatori e destra radicale. Insieme, i tre partiti della maggioranza hanno ottenuto poco più del 31%.
In buona sostanza, oggi come oggi meno di un tedesco su tre rivoterebbe per questo governo. Una delegittimazione pesante, seppure informale. La coalizione potrà restare in sella fino alla scadenza naturale della legislatura tra tredici mesi. Ciò non toglie che si stia distinguendo per un’insipienza e un’agenda dalle conseguenze catastrofiche per l’economia tedesca e, per estensione, quella europea. I verdi hanno sequestrato il cuore manifatturiero del continente con un programma ideologico e devastante per l’industria nazionale.
Recessione in Germania auto-inflitta da agenda ideologica
La recessione in Germania si spiega anche, se non soprattutto, tramite l’ostinazione con cui il politicamente insignificante Scholz ha deciso di dare seguito a misure di politica economica aberranti nel nome dell’ambientalismo bieco.