Prepararsi alle uscite anticipate per il 2025 non è la cosa più facile che si possa fare oggi. Perché il sistema si trova in una fase dove probabilmente sarà interessato da una riforma delle pensioni oppure da alcune singole novità. Potrebbe essere che nasca finalmente la tanto attesa quota 41 per tutti, oppure una pensione flessibile con ricalcolo contributivo. E può darsi che resteranno in pista per il 2025 anche l’Ape sociale e opzione donna. Ma siamo sicuri che queste misure siano quelle che servono davvero? Perchè 41 anni di contributi, anche se dentro la quota 41 per tutti, sono pur sempre un bel gruzzolo di contributi che non tutti riescono a raggiungere.
Ecco perché 35 anni di contributi dovrebbero essere sufficienti
Partiamo dal concetto che mandare i lavoratori in anticipo in pensione con solo 20 anni di contributi non è una cosa fattibile. Ma soprattutto, non sarebbe nemmeno una cosa giusta. Se è vero che il sistema è ormai tutto o quasi contributivo, 20 anni sono pochi. Perché se è vero che il pensionato prende ciò che ha versato durante la sua carriera, allora è evidente che per anticipare l’uscita e prendere una pensione dignitosa servono carriere più lunghe. Poi ci sarebbe da guardare alla platea dei disoccupati, cioè di chi perde il lavoro oltre i 60 anni di età e che se ha 20 anni di contributi dovrebbe poter andare in pensione. In questo caso andrebbe trovata una soluzione, magari una misura che anche se in anticipo, dia la pensione, a prescindere dal suo importo, a chi ha superato i 60 anni di età.
Pensioni quota 98 per il 2025, ecco età e contributi che servono
Perché sosteniamo che 35 anni di contributi dovrebbero essere una soluzione? Perché è la carriera che per esempio, da anni, il sistema prevede per lo scivolo dei precoci. E perché è la carriera che serve per opzione donna, anche questa una misura che da anni è in vigore. Basta ricordare anche che la vecchia quota 96 che è stata in vigore fino al 31 dicembre 2011. Prima che la Fornero la cancellasse. Una misura che prevedeva lo stesso numero di anni di contributi (35 anni) insieme ad una età di 60 anni. E poi, ai 35 anni di contributi che diventerebbero l’età contributiva minima per la pensione con quota 98, ecco che bisogna aggiungere l’età anagrafica altrettanto minima. Ed in questo caso servirebbero 63 anni. Parliamo di una età anagrafica che è stata in funzione già per l’Ape sociale, anche se oggi sono stati inseriti 5 mesi in più portandola a 63,5. E una età di 63 anni sarebbe più alta di quella prevista oggi da quota 103 o ieri da quota 100. Quindi, insieme alle pensioni di vecchiaia con combinazione 67+20, insieme alle anticipate a 42,10 anni di contributi, ecco la nuova quota 98. Così potrebbero essere cestinate l’Ape sociale, opzione donna. E per quelli in difficoltà, cioè disoccupati in tarda età, una via di mezzo tra una prestazione assistenziale ed una previdenziale.