Al momento siamo nel campo delle ipotesi, quindi è vietato allarmarsi. Tuttavia, l’esperienza insegna che quando si inizia a parlare di aumenti dei requisiti per le pensioni, di proposte che mirano alla salvaguardia delle casse pubbliche e rispondono positivamente ai diktat europei, le probabilità che queste ipotesi diventino realtà sono piuttosto alte. Per esempio, desta preoccupazione l’ipotesi secondo cui il CNEL stia proponendo di portare a 25 anni la carriera contributiva minima per l’accesso alle pensioni, con il rischio concreto di creare nuovi esodati.
Questa ipotesi mette i brividi a molti, soprattutto a coloro che contavano di rientrare in alcune misure strutturali del sistema nel 2025 e che, in caso di conferma della novità, rischierebbero di restare esclusi da ogni possibilità di uscita dal lavoro. Alcuni dei nostri lettori hanno infatti evidenziato le problematiche che potrebbero emergere nel 2025, e queste problematiche non sono certamente limitate solo a loro.
I quesiti giunti in redazione
“Salve, volevo capire se è vera la notizia che leggo in giro sull’aumento a 25 anni dei contributi necessari per le pensioni di vecchiaia. Per me sarebbe un incubo. Ho versato 20 anni di contributi e compirò 67 anni a maggio del 2025. Secondo voi, possono davvero cancellare le attuali pensioni di vecchiaia e imporre all’improvviso 5 anni in più di contributi? In questo modo, mi sogno la pensione. Mi sembra tutto assurdo.”
“Gentili esperti, sono una lavoratrice che compirà 64 anni a ottobre del 2025. Ho 20 anni di contributi, di cui il primo nell’anno 2000. Mi è stato detto che posso andare in pensione con le anticipate contributive, ma devo completare i 64 anni di età. E se nel frattempo entra in vigore ciò di cui ho sentito parlare negli ultimi giorni, cioè che serviranno 25 anni di contributi anche per le pensioni di vecchiaia, rischio di essere esclusa?”
Pensioni 2025: in arrivo nuovi esodati? Il pericolo è dietro l’angolo
Un inasprimento di soli 5 mesi sull’età pensionabile, come quello registrato nel 2019, quando l’età della pensione di vecchiaia passò da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, ha causato qualche piccolo problema.
Infatti, i correttivi alle misure pensionistiche attualmente in discussione riguardano l’aumento dell’età contributiva minima. Si parla della carriera contributiva minima necessaria per accedere alle pensioni di vecchiaia ordinarie.
Dal 1992 i lavoratori devono raggiungere una carriera minima di 20 anni di contributi. In oltre 30 anni, mai si era pensato di ritoccare questo parametro, e nessuno immaginava che oggi si sarebbe arrivati a questo punto. Con le problematiche lavorative degli ultimi anni, caratterizzate da precarietà e discontinuità, aumentare gli anni di contributi necessari per ottenere una pensione è sicuramente una misura che stride.
Pensioni ed esodati: perché la storia rischia di ripetersi?
L’idea è quella di introdurre nel sistema una flessibilità in uscita a partire dai 64 anni di età, ma con l’aumento a 25 anni del numero di anni di contributi necessari per andare in pensione. Questo significa che non basteranno più i 20 anni di versamenti, ma sarà necessario arrivare a 25. Chi ha accumulato solo 20 anni di contributi rischia di dover posticipare la pensione di ben 5 anni. I 5 mesi dell’innalzamento dell’età pensionabile del 2019 appaiono un’inezia a confronto.
Per esempio, c’è chi ha programmato l’uscita a 67 anni nel 2025, magari interrompendo il lavoro. O c’è chi ha perso il lavoro per cause di forza maggiore, ma contava di restare senza reddito per poco tempo, considerando l’imminente raggiungimento dei 20 anni di contributi e della giusta età pensionabile.
Nuove salvaguardie saranno necessarie
In linea generale, potremmo trovarci improvvisamente di fronte a una nuova stagione di esodati.
Si ipotizza dunque la necessità di affiancare a questa autentica rivoluzione delle misure di salvaguardia. Basti pensare che, dopo la Legge Fornero, furono necessarie molteplici salvaguardie per tutelare chi aveva improvvisamente perso il diritto alla pensione. E la storia rischia di ripetersi adesso, poiché pensioni ed esodati rischiano di diventare un autentico déjà-vu.