Nessuno avrebbe immaginato a ridosso di Natale che del regno dei Ferragnez di lì a breve non sarebbe rimasto nulla. La coppia è scoppiata subito dopo che l’immagine di lei, Chiara Ferragni, è stata travolta dal caso Balocco. Il famigerato “pandoro-gate” ha sbriciolato un impero mediatico, un business plurimilionario, l’immagine apparentemente inossidabile di una coppia di imprenditori digitali, artisti e benefattori un tanto al chilo. Ed è il modo in cui tale impero si è dissolto ad avere lasciato un po’ tutti con la bocca aperta: insulti e frecciatine su social, tv e giornali tra gli ormai (non ufficialmente) ex moglie e marito, “shit-storm” senza fine per lei, che hanno preso di mira i suoi profili social e il business, manager fidato che va via sbattendo la porta, indagini per pubblicità ingannevole, truffa aggravata e lui finito nel mirino persino per un pestaggio.
Pandoro-gate travolge business Ferragni
Tutto ciò che sarebbe potuto andare storto, è andato storto. Adesso, lei sta con un altro – tale Silvio Campara, amministratore delegato di Golden Goose – mentre lui è tornato a fare vita in giro per l’Italia. Pochi giorni fa, approfittando delle ferie estive, il negozio di Chiara Ferragni a Milano aperto nel 2017 in via Capelli tra corso Como e piazza Gae Aulenti, ha chiuso battenti. Le vendite erano ormai inesistenti. I prodotti a marchio Ferragni non si vendono più da nessuna parte, neanche a prezzi di saldo. Sono diventati oggetto di stigmatizzazione sociale, tant’è che gli stessi commercianti ci pensano due volte prima di esporli in bella vista nelle vetrine o di proporli ai clienti.
Boom di ricavi e utili per Balocco
Eppure Balocco ha chiuso il 2023 con ricavi in crescita del 25% a 254 milioni e un utile più che raddoppiato a 17 milioni. Strano a dirsi, visto che il crollo dei Ferragnez è partito da lì. Il gruppo dolciario aveva stretto un accordo di sponsorizzazione nel 2022.
E’ vero che la notizia sia diventata di dominio pubblicò a una decina di giorni dal Natale, quando gran parte delle vendite presumiamo fosse già stata realizzata. Ed è altrettanto vero che ci vuole tempo per digerire una notizia del genere e reagire in qualità di consumatori. Tuttavia, anche per quanto abbiamo visto successivamente, Balocco non è finita nel mirino dell’indignazione pubblica. Non è stata attaccata sui social, se non forse marginalmente. L’unica a pagare per la vicenda è stata Chiara Ferragni.
Disparità di trattamento sui media?
Certo, è emerso dalle email che il gruppo dolciario piemontese fosse contrario al tipo di comunicazione prescelto dalle società controllate dall’influencer per pubblicizzare l’iniziativa benefica. In buona sostanza, parrebbe che la vera colpa di Balocco sia stata di non aver saputo reagire, forse per timore che l’allora potentissima Ferragni avrebbe rescisso la collaborazione. Basta questo per spiegare la disparità di trattamento? Il punto è che l’imprenditrice digitale aveva fondato il suo successo interamente sull’immagine. E questa è venuta rovinosamente meno al primo inciampo.
Il resto lo ha fatto la cattiva gestione della crisi aziendale. Ferragni è apparsa non autentica nelle scuse, avida di successo, insomma falsa. E se con il tempo ad attaccarla in pubblico ci si mette anche il marito, la frittata è fatta. Questi non ha trovato di meglio che canticchiare a Porto Rotondo, Sardegna, un pezzo del nuovo singolo con Nick Salvage, rapper del momento.
E’ solo una gara a chi nasconde meglio la merda sotto il tappeto, io ho deciso di cagarvi in salotto. Buona recita
Fatti e parole non contano più
Pare che quest’ultima frase fosse riferita al tentativo della madre dei suoi due figli di rifarsi il look a fianco di un nuovo compagno dall’immagine più rassicurante. Ma torniamo alla domanda di prima: perché Balocco non ha pagato quanto Ferragni sul pandoro-gate? Il punto è che nella società dei social, non importano quasi più i fatti e le parole, bensì chi rispettivamente li compie e le pronuncia. Guia Soncini su Linkiesta ha pubblicato un articolo illuminante al riguardo. Ha citato il caso Fedez, ma si è concentrata essenzialmente sull’ex presidente americano Barack Obama. Alla convention democratica, ha rubato la scena alla stessa Kamala Harris con un discorso farcito di battute, che ad altri “impresentabili” sarebbero costate durissime reprimende pubbliche.
Obama ha fatto intendere che Donald Trump abbia qualche problema con le dimensioni del suo organo genitale, mostrandosi ossessionato dall’entità delle folle che presenziano ai suoi comizi. E al riguardo ha persino fatto un gesto inequivocabile. La battutaccia è stata giudicata dai media figlia di una brillante arte oratoria, anziché essere bollata per quello che è stata: volgare. E’ la conferma, spiega Soncini, che conta chi proferisce certe parole, non il contenuto delle parole stesse.
Balocco ha sfangato la crisi
Nel caso Balocco è accaduto qualcosa di simile. Ferragni è finita nel tritacarne dei media, insieme al suo business, non per il fatto in sé, bensì perché a compierlo è stato proprio lei, imprenditrice digitale da sempre soltanto tollerata negli ambienti progressisti per le sue battaglie idealmente compatibili.